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Chico Forti in Italia a Pasqua, dopo 24 anni di carcere negli Usa

È all'ergastolo con l'accusa di aver ucciso l'erede del proprietario del Pikes Hotel di Ibiza, l'albergo delle rockstar. Ma si è sempre detto innocente

La visita della premier Giorgia Meloni negli Stati Uniti ha portato i suoi frutti, perlomeno sul piano umanitario. La presidente, che il 1 marzo ha incontrato Joe Biden alla casa Bianca, ha infatti annunciato che il detenuto italiano Enrico ‘Chico’ Forti, 65 anni, sarà trasferito nel nostro Paese. Vale a dire dal carcere di Miami a un istituto penitenziario italiano, in base alla Convenzione di Strasburgo del 1983. Il rientro potrebbe avvenire per Pasqua, prevede la famiglia. Questo trasferimento era atteso da anni. Forti, in carcere a Miami (Florida) dal 2000, con l’accusa di omicidio, si è sempre proclamato innocente. 

In un video pubblicato su Facebook, prima ancora dell’incontro con Biden, Giorgia Meloni ha affermato: “Sono felice di annunciare che, dopo 24 anni di detenzione negli Stati Uniti, è stata appena firmata l’autorizzazione al trasferimento in Italia di Chico Forti“. A Rainews24 uno zio dell’uomo, Gianni Forti, ha detto ritiene questo fatto “un premio alla sua tenacia e al suo coraggio. Nessuno sa come ha fatto a resistere per 25 anni“. Cosa prevede ora l’iter nel dettaglio? “Credo che il primo passo sia il suo trasferimento in una struttura federale. E da li poi rientrerà in Italia secondo le regole della Convenzione di Strasburgo. Confidiamo che per Pasqua possa riabbracciare sua madre” ha detto Gianni Forti.

Forti carcere Italia
Foto X @AngiKappa

Forti e l’Hotel di Freddy Mercury

Enrico Forti, detto Chico, imprenditore, velista e produttore cinematografico, è nato a Trento nel 1959. Con la somma vinta in un programma di Canale 5, condotto da Mike Bongiorno, si trasferì negli Stati Uniti, a Miami, nel 1990. Lì si sposò con una modella, diventando padre di 3 figli.

La sua vita, da giovane amante degli sporti estremi e capo-editore di Windsurf Italia, ebbe una una svolta drammatica nel 1998 quando fu coinvolto in un oscuro omicidio: quello di Dale Pike, figlio di Anthony Pike dal quale il velista italiano stava acquistando il celeberrimo Pikes Hotel di Ibiza, alle Isole Baleari (Spagna).

Una discoteca molto nota all’epoca, negli Anni Ottanta meta dei soggiorni di rockstar epocali, come Freddy Mercury, i Wham! o Grace Jones. Nonostante Forti abbia sempre proclamato la sua innocenza, il processo, senza adeguate garanzie per la sua difesa, fra testimoni che cambiavano versione e prove che lo collegavano al luogo del delitto, portò a una pesante condanna. Ovvero all’ergastolo senza la condizionale.

Finito in un gioco più grande di lui

La vicenda di Chico Forti ha sempre sollevato dubbi circa la reale colpevolezza dell’italiano. Secondo gli innocentisti l’ambizioso imprenditore trentino finì probabilmente in un gioco più grande di lui. Il suo desiderio di rilevare il Pikes Hotel di Ibiza lo mise in contatto con ambienti ambigui, profondamente corrotti, legati alla proprietà del locale, della cui portata criminale non si rese pienamente conto. E qualcuno alla fine lo incastrò facendolo passare come l’assassino dell’erede di Anthony Pike, il re delle notti di Ibiza.

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Un’immagine giovanile di Chico Forti, appassionato di surf. Foto Wikipedia

Anche sul fronte giudiziario, oltre a un processo probabilmente non equo, la situazione di Forti apparve complicarsi dopo la condanna. In base alla convenzione di Strasburgo del 1983, una persona condannata in uno Stato diverso da quello di appartenenza può scontare la pena nel proprio Paese. Tuttavia c’era un elemento critico: la pena inflitta dal tribunale statunitense fu ergastolo senza condizionale. Una misura non contemplata dai nostri codici penali. Perciò, se Forti fosse stato tradotto in Italia avrebbe potuto non scontare la pena comminatagli in America, in quanto abilitato a usufruire della libertà condizionale e di altri benefici secondo la legge italiana.

Le ultime tappe della vicenda

Alla fine del 2020 il governatore della Florida, Ron DeSantis, firmò il trasferimento di Chico Forti in Italia, in base alla Convenzione di Strasburgo 1983 e all’impegno della Farnesina. Il 27 dicembre 2020 fu annunciato il rimpatrio. Il 17 novembre 2021 l’allora ministra della Giustizia, Marta Cartabia, fornì all’Attorney General, autorità cui spetta la decisione finale sul caso previo assenso della Florida, i chiarimenti richiesti sul rispetto da parte italiana della convenzione di Strasburgo del 1983. C’era poi da superare l’incertezza del governatore della Florida Ron DeSantis. Il quale appariva preoccupato per le possibili reazioni ostili dell’opinione pubblica. Una mediazione complessa e delicata. Che si è conclusa in questo inizio marzo 2024 con la notizia del rientro in Italia di Chico Forti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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