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Ucraina: arrivano le truppe NATO? L’Europa è a un bivio senza precedenti

L'idea, evocata dal presidente francese Macron, trova il netto rifiuto degli Usa. Mosca: "Attenti, il conflitto sarebbe inevitabile"

A 2 anni dall’invasione russa dell’Ucraina non soltanto l’Unione europea non mette in campo alcun progetto politico-diplomatico di caratura internazionale per far tacere le armi alle porte dell’Europa. Ma, di fronte alla pervicacia di Putin, che punta a una lunga guerra di logoramento di Kiev – impresa nella quale sta riuscendo – la Francia suggerisce l’invio dei soldati della NATO in combattimento. Non è difficile comprendere come questa mossa potrebbe trasformarsi nell’anticamera della terza guerra mondiale. 

Il 27 febbraio un funzionario della Casa Bianca ha dichiarato all’agenzia di stampa Reuters che gli Stati Uniti non hanno intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina. E che non ci sono nemmeno piani per inviare truppe della NATO. “Gli alleati della NATO stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina” ha detto all’Associated Press il segretario generale dell’Alleanza atlantica, Jens Stoltenberg. “Lo facciamo dal 2014 e lo abbiamo intensificato dopo l’invasione su larga scala” da parte della Russia. “Ma non ci sono piani per truppe da combattimento della NATO sul terreno in Ucraina“.

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Foto Ansa/Cesare Abbate

No di Germania e Regno Unito

È con queste dichiarazioni piuttosto nette che, ufficialmente, l’Amministrazione Biden e i vertici dell’Alleanza atlantica ricacciano in gola a Emmanuel Macron quanto il presidente francese ha evocato al summit di Parigi il 26 febbraio. “La Russia non deve vincere la guerra” ha dichiarato Macron, che ha ventilato per la prima volta in assoluto l’invio, nel futuro, di truppe NATO in Ucraina: “Non è escluso” ha dichiarato. Ma in Europa, dopo due anni di sostegno con aiuti militari e umanitari a Kiev, nessuno più si sbraccia per gli ucraini. Anche perché mandare truppe significa correre un serio rischio di innescare una risposta russa senza precedenti, anche nucleare.

La Germania, che con la Francia detta la linea politica all’Unione europea, non vuole sentirne parlare. Il cancelliere Olaf Scholz ha affermato che “nessun soldato” arriverà in Ucraina da paesi europei o della NATO.

In una conferenza stampa, Scholz ha affermato che “ciò che è stato deciso tra noi fin dall’inizio continua ad essere valido per il futuro“. Vale a dire che “non ci saranno truppe sul terreno, né soldati inviati dagli Stati europei o dagli Stati della NATO sul suolo ucraino“.

E il Regno Unito, il più fedele alleato dell’America nell’armare Kiev perché resista ai russi invasori? Neppure Londra ha intenzione di inviare militari in Ucraina, quanto meno non “su vasta scala. Lo ha precisato il Governo del premier Rishi Sunak rispondendo indirettamente all’ipotesi avanzata dal presidente francese Emmanuel Macron. Londra finora ha sempre sostenuto di essersi limitata a mandare in Ucraina istruttori o consiglieri militari. E ha negato qualsiasi coinvolgimento al fronte a dispetto della segnalazione di presenze di “volontari” occidentali fra le truppe di Kiev.

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Il presidente francese Emmanuel Macron. Foto Ansa/Epa Gonzalo Fuentes

Russia, sull’Ucraina avviso alla NATO

Naturalmente, in mezzo al panico seminato da Macron fra i partner europei, s’infila il Cremlino. L’invio di truppe NATO in Ucraina “non sarebbe nell’interesse” dell’Occidente, ha affermato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. Un conflitto militare diretto tra la NATO e la Russia sarebbe invece “inevitabile” se soldati di paesi occidentali dovessero essere inviati in Ucraina. “In questo caso, non dobbiamo parlare di probabilità, ma di inevitabilità, ed è così che la valutiamo” ha detto Peskov secondo l’agenzia di stampa Tass.

Al vertice di Parigi, che Macron ha convocato per serrare le fila fra i partner europei a 2 anni dalla guerra in Ucraina, l’idea di inviare truppe occidentali in Ucraina non ha raccolto entusiasmo. Lo ha raccontato Andrzej Duda, il presidente della Polonia, il paese della Ue e della NATO che confina con la Russia e dove è vivo il ricordo di decenni di giogo sovietico. “La discussione più accesa – ha detto Duda secondo RBC-Ucraina – si è svolta intorno alla questione dell’invio di soldati in Ucraina. E anche qui non c’è stato assolutamente alcun accordo“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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