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Israele, la guerra contro Gaza sta spaccando l’opinione pubblica

Proteste alla Knesset per chiedere elezioni e la fine del Governo Netanyahu. Contro il premier anche diversi familiari degli ostaggi rapiti da Hamas

Una crisi politica finora strisciante emerge con forza in Israele. Dopo che il 6 gennaio una folla di migliaia di persone si è radunata a Tel Aviv per protestare contro il premier Netanyahu, al mattino dell’8 gennaio alcune decine di manifestanti del movimento Changing Direction e della coalizione Elections Now hanno bloccato a Gerusalemme l’ingresso principale della Knesset, il Parlamento monocamerale israeliano, per chiedere elezioni anticipate. Ma anche l’immediata sostituzione del Governo del premier Benjamin Netanyahu, con l’espulsione degli estremisti dall’esecutivo.

Nell’opinione di non pochi israeliani il Governo Netanyahu non ha saputo prevenire lo spaventoso massacro di Hamas contro gli abitanti di alcuni kibbutz il 7 ottobre scorso. Pur avendo da molti mesi indizi che qualcosa del genere sarebbe potuto accadere. Non solo. Starebbe facendo poco o nulla per riportare a casa le decine e decine di rapiti ancora nelle mani di Hamas, malgrado la liberazione di alcuni di essi nelle scorse settimane. E infine ha scatenato una rappresaglia contro Gaza, che dura dallo stesso 7 ottobre, trasformatasi in una guerra e in una strage ininterrotta contro i civili che rischia di moltiplicare l’odio di molti arabi contro Israele.

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Foto X @TimesofIsrael

Israele, polemiche e scontri

Nel bloccare l’ingresso al Parlamento, gli organizzatori della protesta di fronte alla Knesset hanno affermato che “ogni speranza che il Governo si elevasse al livello dell’emergenza si è infranta alla luce della sua condotta fallimentare. Il che si riflette nelle disfunzioni, nell’abbandono dei rapiti, in una ferita mortale all’immagine dello Stato“. Per tutta risposta la polizia ha sgomberato con la forza i manifestanti (nella foto sopra) e uno di essi è stato arrestato, riporta il quotidiano Haaretz. Alcuni organizzatori della protesta sono familiari di persone uccise da Hamas il 7 ottobre.

Roni Goren Ben-Zvi, il cui fratello Yonatan Richter è stato assassinato al Nova festival – la festa in musica nel deserto dove Hamas uccise molti giovani, rapendone altri – si è scagliato contro il premier Benyamin Netanyahu. “Mio fratello è stato ucciso a causa di un uomo che da 8 anni conduce una guerra privata contro l’intero paese solo per poter sopravvivere, eludere la giustizia e continuare a derubare i nostri fondi. Solo gli sciocchi seguono le sue bugie. È un narcisista che non ha mai pensato alla sicurezza di Israele e dei suoi cittadini“.

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Al centro il premier di Israele, Benjamin Netanyahu. Foto X @haaretzcom

Combattimenti a Gaza e in Libano

La guerra intanto continua inarrestabile e anzi il conflitto rischia ogni giorno di più di allargarsi al Libano. L’esercito di Israele ha riferito che nella notte dell’8 gennaio ci sono stati intensi combattimenti a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. L’aeronautica ha lanciato attacchi su circa 30 obiettivi “significativi” di Hamas nell’area. Si tratterebbe di siti sotterranei, depositi di armi e altre infrastrutture. L’Israel defence forces (Idf) ha reso noto su X di avere anche “colpito numerosi obiettivi di Hezbollah in Libano” durante la notte. In precedenza aveva confermato che sabato 6 gennaio un lancio di razzi dei miliziani islamisti libanesi di Hezbollah – alleati di Hamas – ha danneggiato una base aerea nel nord di Israele.

In una intervista al Wall Street Journal il ministro della difesa israeliano, Yoav Gallant, ha lanciato un avvertimento al Libano. Da mesi gli Hezbollah bombardano l’Alta Galilea in Israele da dove molti abitanti hanno dovuto fuggire. Se non si giungerà a un accordo con il Governo del Libano (Hezbollah è un’organizzazione para-militare ma anche un partito politico) Israele non esiterà a fare ricorso alla forza. “Siamo pronti a fare sacrifici” ha detto Gallant. “Loro vedono cosa succede a Gaza e sanno che abbiamo la capacità di fare un ‘copia-incolla’ con Beirut“.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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