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Ucraina, pioggia di missili russi su Kiev dopo quasi 3 mesi

Tutti intercettati dalla contraerea, ma la guerra peggiora. E L'Italia sborsa milioni per la manutenzione dello yacht di Putin

I russi tornano all’attacco dell’Ucraina e in particolare della capitale Kiev. Fra il 7 e l’8 dicembre un intenso bombardamento con missili da crociera lanciati da un aereo strategico Tu-95MS ha preso di mira la capitale. L’antiaerea ucraina li ha distrutti tutti prima che cadessero sulla città, hanno fatto sapere le forze ucraine.

I fronti di guerra sui confini dei territori occupati dagli invasori, soprattutto nel Donbass, sono in stallo da settimane ma sembra che le truppe di Putin stiano rialzando la testa. Il presidente Volodymyr Zelensky, in crisi di popolarità fra gli ucraini, scommette ancora una volta sull’Europa. La priorità per Kiev, afferma, “è la piena attuazione di tutte le decisioni che servono affinché l’Ucraina possa fare ciò che è necessario nella direzione europea. Crediamo che l’Ue manterrà la sua promessa“.

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Foto X @RaiNews

L’Ucraina si avvicina alla Ue

L’appello di Zelensky arriva nei giorni in cui il Parlamento ucraino dovrà votare su cosa fare in preparazione all’avvio dei negoziati con l’Unione. Mentre il Congresso degli Stati Uniti si sta spaccando sull’eventualità di approvare nuovi stanziamenti militari per l’Ucraina, dall’amministrazione Biden affermano che “Kiev non ha bisogno di effettuare attacchi all’interno della Russia per avere successo sul campo di battaglia“.

Di certo per le città ucraine come Kiev e Kharkiv, che si sentivano relativamente al riparo dall’infuriare della guerra, le cose stanno cambiando in peggio. Come detto, l’esercito russo ha attaccato Kiev con missili lanciati da un aereo strategico Tu-95MS, ma l’antiaerea ucraina li ha distrutti tutti prima che cadessero sulla capitale. Lo riferisce il capo militare della città Sergy Popko. “Dopo una pausa di 79 giorni, il nemico ha ripreso gli attacchi con missili da crociera. In precedenza, circa 10 bombardieri avevano lanciato missili da crociera del tipo X-101/555/55 da Engels sull’Ucraina. Nessun obiettivo nemico ha raggiunto la capitale grazie ai mezzi di difesa aerea“.

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Il cosiddetto Yacht di Putin a Marina d Carrara. Foto X @castellettir

Yacht di Putin, pagano gli italiani

Mentre l’Ucraina fronteggia una guerra di trincea durissima, nel tentativo di riconquistare il 20% del suo territorio che i russi occupano dallo scorso anno, in Italia si assiste a un paradosso sulle sanzioni alla Russia. Oltre un anno fa, era il 6 maggio 2022, il ministero dell’Economia e delle finanze aveva emesso un decreto. Obiettivo: il sequestro dello yacht di lusso Scheherazade – oltre 140 metri di lunghezza e un valore di 700 milioni – con tutta probabilità di Vladimir Putin.

L’imbarcazione è rimasta ormeggiata a Marina di Carrara, in Toscana ma da qualche giorno si trova in un cantiere per manutenzione. Un obbligo giuridico, quello della conservazione del bene congelato, che sta costando allo Stato italiano milioni e milioni di euro. Denaro pubblico dei contribuenti italiani. Inizialmente la fattura era girata al prestanome di Putin, titolare formale dell’imbarcazione, Eduard Khudaynatov.

Ma da quando anche Khudaynatov è stato sanzionato (giugno 2022, solo un mese dopo il congelamento), lo Stato italiano ha dovuto farsi carico delle spese per lo yacht. Finora i contribuenti hanno sborsato 4 milioni di euro attraverso le casse dello Stato. Una somma destinata a lievitare. L’Italia potrà recuperare i soldi spesi per l’ammiraglia di Putin? Fare previsioni è difficile. Ma il quotidiano la Repubblica ipotizza: se un giorno dovesse cadere l’embargo, si potrebbe chiederne il pagamento prima di sbloccare lo Scheherazade.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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