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25 Novembre: storie di donne e di vite spezzate

Nella Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne un ricordo delle vittime e un grido di denuncia

Il 25 novembre è la data in cui si celebra la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne. Un giorno per ricordare le vittime, ma anche per sensibilizzare l’intera popolazione. Un grido di dolore che vuole essere ascoltato, un’invocazione al cambiamento radicale, all’educazione, allo stravolgimento.

89.000 è un numero, ed è un numero che pesa come un macigno sopra un’umanità che si macchia, ancora e troppo spesso, di un crimine aberrante. Un delitto contro la libertà di decidere chi amare, di decidere chi essere, di scegliere di chiudere, lavorare, essere sé stessa. 89.000 sono le vittime di femminicidio nel mondo solo nel 2022. Dati che fanno tremare e che dovrebbero innalzare un grido unanime, tra uomini e donne, racchiuso in una semplice e ferma parola: “Basta“. Lo riporta Ansa, e sono numeri che arrivano da una nuova ricerca dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (Unodc) e Un Women. Il 55% di questi omicidi è commesso da partner, ex partner o un familiare. Questo significa che 48.000 donne e ragazze sono state uccise all’interno delle loro mura domestiche.

Giornata contro la Violenza sulle Donne
Copertina VelvetMAG (novembre 2021) per ricordare la Giornata Mondiale contro la Violenza sulle Donne – VelvetMag

Millantata ‘normalità’

Un altro numero: 83. Un numero che nasconde volti, storie, sogni infranti, voglia di vivere, vita. Sono le vittime di femminicidio in Italia dall’inizio del 2023 ad oggi. La vittima più giovane aveva 13 anni, la più anziana 95 anni. Un fenomeno che non conosce tregua che, mentre stai tagliando l’insalata per la cena, ti annuncia didascalico che un’altra donna è stata uccisa per mano di una persona di cui si fidava. Arriva così, come una bomba che ti colpisce dritta in faccia, ti racconta storie, sogni, sorrisi spezzati e poi si spegne. Si spegne la TV, si chiude il giornale e tutto sembra riprendere la sua ‘normalità‘.

Ma quale Paese può dichiararsi normale, quando la tua collega di lavoro, la commessa del supermercato fidato, la barista che conosce il tuo cappuccino preferito domani potrebbe non esserci più? Perché un uomo ha deciso che la sua vita doveva finire. E si fa presto ad usare parole come “attacco di rabbia“, “impeto di gelosia“, “disturbi della personalità“. Quasi a voler trovare una giustificazione a qualcosa che di giustificato non ha davvero niente. Giulia Cecchettin era una ragazza, come tante altre, trasformatasi in un nuovo simbolo suo malgrado.

E sconvolge come, in tanta millantata normalità, tutto questo possa essere ancora possibile. La storia di un’altra donna che, nella ricerca della libertà, è rimasta schiacciata dietro il bisogno di possesso di quello che qualcuno ha definito “un ragazzo dall’aria tranquilla“. Ma il dolore si fa strada nelle cronache quotidiane. Ancora dati. Il Viminale, al 12 novembre scorso, parla di 285 omicidi in Italia quest’anno. 102, 103 con Giulia Cecchetin, sono donne. E quella che si potrebbe definire la ‘geografia della crudeltà’ si estende da Nord e Sud Italia, senza distinzione di ceto sociale, provenienza o età.

Giulia Cecchettin
Giulia Cecchettin (Vigonovo, 22 anni) @Crediti Ansa – VelvetMag

Storie di donne infrante da ricordare non solo il 25 novembre

È il 4 gennaio quando a Pontedecimo Giulia Donato, una giovane donna di 23 anni, muore per mano del suo ex compagno. Poco meno di un mese dopo, il 1° febbraio, a Castiglione delle Stiviere, il corpo della 23enne Yana Malayko è ritrovato a Lonato del Garda, morta ancora per mano di un ex compagno. L’11 febbraio a Riposto, Melina Marino e Santa Castorina, rispettivamente di 48 e 50 anni, sono state trovate senza vita. Poco dopo, Salvatore La Motta, un 63enne ergastolano in regime di semilibertà, si è presentato armato davanti ai carabinieri e si è suicidato. Melina Marino aveva deciso di lasciare La Motta.

Il 31 marzo a L’Aquila, Carla Pasqua di 63 anni e la figlia Alessandra di 36 anni muoiono per mano di Carlo Vicentini ex medico di 70 anni, marito e padre. Senago: dopo quattro giorni di ricerche, Alessandro Impagnatiello confessa di aver ucciso la sua fidanzata, Giulia Tramontano, incinta al settimo mese la sera di sabato 27 maggio con 37 coltellate. 28 giugno: il corpo della giovane 17enne Michelle Maria Causo è ritrovato senza vita in un carrello della spesa a Primavalle.

Sono solo alcune delle donne infrante. Con le loro storie di dolore che hanno invaso, pervaso e macchiato il nostro Paese soltanto negli ultimi 11 mesi. Ma per riprendere le parole della vice segretaria generale di ActionAid Katia Scannavini: “Senza risorse sufficienti e politiche mirate alla prevenzione, si continuerà ad intervenire sempre e solo in risposta alle violenze già subite dalle donne“. Azioni concrete, vere e immediate, sono queste che servono per non dover dire ancora una volta: ‘È troppo tardi’.

Vittime femminicidio Italia
Barbara Capovani (Pisa 55 anni), Francesca Romeo (Seminara, 67 anni), Alina Cozac (Spoltore, 40 anni), Giulia Tramontano (Senago, 29 anni) – VelvetMag

Voglio essere l’ultima

In questi giorni, dopo il tragico caso di Giulia Cecchettin, si sta diffondendo in maniera virale la poesia di Cristina Torre Cáceres, artista e attivista peruviana. La poesia risale al 2011. La scrittrice, rivolgendosi alla madre, le chiede di “distruggere tutto“, nel caso in cui dovesse essere lei l’ennesima vittima di femminicidio. La poesia arriva dopo la morte di Mara Castilla. Donna uccisa da un autista e ad essa seguono nomi e storie di tante altre donne che chiedevano solo la libertà di essere sé stesse.

Se domani non rispondo alle tue chiamate, mamma./ Se non ti dico che non torno a cena. Se domani, il taxi non appare./ Forse sono avvolta nelle lenzuola di un hotel, su una strada o in un sacco nero (Mara, Micaela, Majo, Mariana)./ Forse sono in una valigia o mi sono persa sulla spiaggia (Emily, Shirley)./ Non aver paura, mamma, se vedi che sono stata pugnalata (Luz Marina)./ Non gridare quando vedi che mi hanno trascinata per i capelli (Arlette)./ Cara mamma, non piangere se scopri che mi hanno impalata (Lucía)./ Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato abbastanza, che era il modo in cui ero vestita, l’alcool nel sangue / Ti diranno che era giusto, che ero da sola./ Che il mio ex psicopatico aveva delle ragioni, che ero infedele, che ero una puttana.

Ti diranno che ho vissuto, mamma. Che ho osato volare molto in alto in un mondo senza aria./ Te lo giuro, mamma, sono morta combattendo./  Te lo giuro, mia cara mamma, ho urlato tanto forte quanto ho volato in alto./ Ti ricorderai di me, mamma. Saprai che sono stata io a rovinarlo quando avrai di fronte tutte le donne che urleranno il mio nome./ Perché lo so, mamma, tu non ti fermerai./ Ma, per carità, non legare mia sorella./ Non rinchiudere le mie cugine, non limitare le tue nipoti./ Non è colpa tua, mamma, non è stata nemmeno mia./

Sono loro, saranno sempre loro./ Lotta per le vostre ali. Quelle ali che mi hanno tagliato./ Lotta per loro, perché possano essere libere di volare più in alto di me./ Combatti perché possano urlare più forte di me./ Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho vissuto io. /Mamma, non piangere le mie ceneri./ Se domani sono io, se domani non torno, mamma, distruggi tutto./ Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.

Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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