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Tregua a Gaza, la mediazione del Qatar rende possibile uno stop all’ecatombe

Verso l'annuncio del rilascio di 50 ostaggi da parte di Hamas in cambio di aiuti alla Striscia e della liberazione di donne e bimbi palestinesi

A un mese e 3 settimane dallo scoppio della guerra fra Hamas e Israele a Gaza “non c’è ancora un accordo” tra Tel Aviv e i terroristi per il rilascio degli ostaggi rapiti lo scorso 7 ottobre. Tuttavia “i negoziati sono nella fase conclusiva” e “la mediazione del Qatar ha portato al punto più vicino al raggiungimento di un cessate il fuoco“. Finora sono stati uccisi circa 1400 israeliani e oltre 12.500 palestinesi.

Lo ha dichiarato il 21 novembre il portavoce del ministero degli Esteri del Qatar, Majed bin Mohammad al-Ansari. L’uomo ha aggiunto che “i dettagli dell’accordo verranno diffusi al momento opportuno“. L’annuncio di un’intesa con Israele per una tregua a Gaza sembra quindi imminente.

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Esplosione nella parte settentrionale della Striscia di Gaza. Foto Ansa/Epa Safadi Atef

“Scambio di donne e bambini”

Anche da parte israeliana arrivano conferme in tal senso. Un funzionario israeliano di alto livello ha riferito all’emittente Channel 12 che “siamo molto vicini a un accordo per il rilascio di alcuni degli ostaggi, almeno 50 persone. Secondo la fonte di Channel 12 resterebbero solo dettagli tecnici. Le notizie arrivano dopo che su Telegram il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha fatto sapere che “siamo vicini a un accordo su una tregua“.

In precedenza era stato un altro dirigente dell’organizzazione terroristica palestinese che tiene sotto controllo la Striscia di Gaza, Izzat el Reshiq, a dare la sua versione. Aveva spiegato ad Al Jazeera che “l’atteso accordo includerà il rilascio di donne e bambini israeliani tenuti in ostaggio in cambio del rilascio di bambini e donne palestinesi nelle prigioni dell’occupazione“.

Gaza, tregua per gli aiuti

Fra i termini dell’intesa ci sarebbe una tregua temporanea nella guerra che dura ininterrottamente da un mese e 3 settimane. Una sorta di ‘pausa umanitaria’ per far arrivare aiuti alla Striscia di Gaza. El Reshiq ha accusato Israele di cercare di dettare i termini dell’intesa pur continuando ad attaccare Gaza al fine di “spezzare la resistenza“. “Questo non accadrà“, ha aggiunto.

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Parenti di palestinesi uccisi in seguito agli attacchi aerei israeliani su un edificio che ospitava sfollati dalla Striscia di Gaza. Foto Ansa/Epa Haitham Imad

“Tunnel a Gaza? Fatti da Israele”

Le Forze di difesa israeliana (Idf) hanno accerchiato il campo profughi palestinese di Jabaliya, nel nord della Striscia di Gaza. L’operazione serve a preparare il campo di battaglia e prende di mira obiettivi terroristici con il sostegno di aerei da combattimento e di droni. Durante l’operazione, ha affermato l’Idf in una nota, i militari israeliani hanno distrutto gli ingressi di tre tunnel nella zona di Jabaliya dove i terroristi si erano nascosti”.

E sul tema dei tunnel sotterranei che corrono per centinaia di chilometri sotto gli ospedali e i centri urbani della Striscia ha fatto scalpore la dichiarazione a Christiane Amanpour della Cnn da parte dell’ex premier israeliano Ehud Barak. “I tunnel sotto l’ospedale di al-Shifa a Gaza li hanno costruiti alcuni decenni fa ingegneri israeliani ha affermato.

Come è noto gli ospedali di Gaza, a cominciare da quello di al-Shifa, il più importante, sono stati bombardati perché considerati da Tel Aviv luogo dei centri di comando di Hamas. Azioni che hanno determinato la morte di moltissime persone e che si configurano come possibili crimini contro l’umanità. Una settimana fa c’è stato un blitz di soldati e carri armati dentro l’ospedale di al-Shifa, tra medici e pazienti, per cercare i miliziani islamisti.

Hezbollah rivendica attacco

E mentre Israele combatte a Gaza, i miliziani libanesi di Hezbollah, alleati di Hamas, hanno rivendicato l’attacco che ha colpito un’abitazione a uso dei militari israeliani a Metulla, nel nord di Israele. L’attacco è stato una rappresaglia per le operazioni militari israeliane contro le abitazioni nei villaggi libanesi meridionali al confine con Israele. Negli ultimi giorni Hezbollah ha intensificato il numero di attacchi contro postazioni militari israeliane lungo la frontiera, con una media, secondo l’emittente Al Jazeera, di circa 10 al giorno.

Scontri in Cisgiordania

Preoccupa sempre di più, infine, la ‘polveriera’ della Cisgiordania, occupata da Israele e dove vivono 3 milioni di palestinesi. Cinque persone sono rimaste ferite in scontri con le Forze della sicurezza israeliana (Idf) nel campo profughi di Belata, a est di Nablus. Lo ha fatto sapere la Mezzaluna Rossa palestinese, spiegando che tra i feriti c’è anche un ragazzo di 17 anni raggiunto al petto da un colpo d’arma da fuoco.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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