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Tricarico tra passato e presente: “A Sanremo oggi porterei la normalità”

L'artista non perde la speranza di fronte al cambiamento e ha ancora molto da raccontare attraverso la musica

Iper-realista nelle melodie e soprattutto nei testi. Il cantautorato è sempre stato il suo mondo e vuole continuare ad esprimersi attraverso la musica. Francesco Tricarico è reduce dell’uscita dell’ultimo singolo Faccio di tutto. Ma ha già in mente tanti nuovi progetti per il futuro musicale.

Francesco Tricarico è il ritratto di un’artista disilluso dalla realtà e ormai troppo realista, ma che nonostante tutto non ha perso la speranza. Descrive ciò che lo circonda in maniera “nuda e cruda” e non ha paura delle conseguenze delle parole, spesso pungenti. Dopo l’uscita dell’ultimo singolo, l’artista si prepara a progetti più ambiziosi.

Tricarico
Tricarico, foto Courtesy of Press Office – VelvetMag

Fin dall’esordio con Io sono Francesco è stata chiara la poetica che Francesco Tricarico avrebbe voluto seguire. Dopo essersi dedicato per parecchio tempo alla passione per la pittura, l’artista ha pubblicato due nuovi singoli in questi ultimi mesi segnando un ritorno alla musica. Nei brani ancora una volta ha descritto una società “di fronte a un’involuzione”, di cui anche la musica è vittima. Mentre finisce di lavorare a quello che sarà il prossimo album, a VelvetMAG ha raccontato dei nuovi progetti, senza tralasciare le passate esperienze a Sanremo, provando a dare anche un’opinione sull’attuale panorama musicale.

Intervista esclusiva di VelvetMAG a Francesco Tricarico

L’ultimo singolo Faccio di tutto ritrae un uomo stanco della realtà che lo circonda. Credi ancora ci sia una speranza di cambiamento?
Si, quella sempre. Nel pezzo c’è una persona che si domandi che cosa scrivere e che non sia un po’ disincantata. Stufa dal vedersi ripetere sempre le stesse cose con l’aggravante del caso, ma fatte passare per nuove. Invece, di aggiungere si va a togliere, sembra quasi un’involuzione e in questo si è un po’ rassegnati. Ma la canzone non è rassegnazione, perché credo che quando non si hanno più parole ci sia sempre la possibilità di rinascere, reimpostare il modo in cui si vede la realtà e quindi cambiare anche ciò che non ci piace.

C’è un disincanto, ma anche un incanto e lo dimostra anche l’incipit della canzone: “Non ho più niente da scrivere, questo voglio scrivere”. La speranza è l’ultima a morire. E anche se potrebbe essere una fregatura, dipende sempre da che parte la si vede. Di certo è una cosa che piace, è un conforto. Io non la vedo come una cosa negativa.

Tricarico
Tricarico, foto Courtesy of Press Office – VelvetMag

Ti hanno definito un cantautore dalla poetica iper-realistica, fin dall’esordio con Io sono Francesco. Cosa diresti oggi all’artista di 20 anni fa?
Bella domanda (ride, n.d.r). Gli direi di fare quello che si sente, perché non ho rimorsi. Ma forse non gli direi niente, perché molti film dicono che se si va indietro si rischia di cambiare il futuro e rischierei anche di non esserci. Nonostante le cose non siano semplici, penso ci sia una ragione per ogni cosa. Forse gli consiglierei di pensarci tre volte prima di fare le cose, però probabilmente anche questo è sbagliato. Gli errori sono importanti. Ma si, gli direi fai quello che ti senti. Tutto ha senso, anche un momento terribile serve per far arrivare qualcosa di bello. Sembra come sia fisica. “Vai dove ti porta il cuore”, sembra quasi una frase dei Baci Perugina, però è vera e bisogna fare quello che si sente. A volte si considera poco l’istinto, ma è importante. 

Hai partecipato più volte a Sanremo, quale festival rifaresti e quale tema porteresti all’Ariston se oggi partecipassi di nuovo?

La normalità. La banalità, le basi della vita che si stanno perdendo. Il buon senso e lo star bene non sono di moda in questo momento. C’è la guerra, non c’è più dialogo, manca la saggezza. Sembra quasi che si voglia disumanizzare tutto il discorso a livello globale. Si parla spesso di globalizzazione, ma sembra che sia un momento buio per la diplomazia, per la canzone stessa, per i social. Si dà importanza ai numeri, piuttosto che alla qualità e alla bellezza. 

Tra i festival, forse rifarei più serenamente quello di Vita Tranquilla. Penso che Sanremo sia una grande occasione quando si porta un pezzo che si sente molto e che chi l’ha scritto ne sia completamente convinto. Quella del 2008 è l’edizione che ricordo con più piacere. C’era Baudo, un grande direttore artistico, che aveva rifiutato che entrasse in gioco anche il televoto. Mi piacque molto il fatto che ci fosse una giuria e che Baudo “curasse” i suoi artisti, gli stessi che aveva scelto con molto amore e preparazione. È un uomo colto, in gamba, sa cos’è la musica e sa anche scegliere, anche coraggiosamente. Io vedevo l’anno scorso tutti questi artisti ringraziare Amadeus, ma di che cosa? I cantanti dovrebbero essere liberi, quasi un problema, scomodi. Invece, adesso sono tutti “comodi”. 

Tricarico
Tricarico, foto Courtesy of Press Office – VelvetMag

Cosa ne pensi, quindi, delle nuove edizioni del festival?
L’arte per me è stata un grande riscatto, una grande chance. Adesso vedo tutti molto quieti, che vengono tutti da questi format e vanno direttamente a Sanremo. Una cosa che vent’anni fa era impensabile, visto che per andare all’Ariston dovevi avere una chiara fama. I talent si sono impadroniti di un festival che non era format, ma il Festival della Canzone Italia. Non l’esposizione mediatica di Sony, X Factor e Maria De Filippi. Amadeus fa gli interessi di tutti, magari gli fanno fare anche il sesto anno. 

Eppure, gli artisti ci sono ancora, ma vanno rispettati e considerati nella loro fragilità. Ora, quella poesia e quella fragilità non viene più presa in considerazione. Penso sia completamente fuori moda la scomodità di una canzone. La canzone adesso porta solo intrattenimento, sottofondo, parole messe apparentemente a caso, innocue. Mi spiace per ciò a cui non viene dato risalto. I nuovi cantanti sono persone che non lasciano traccia, ma che forse non devono nemmeno lasciare un’eredità. Anche se secondo me, questo è uno dei più grandi sbagli della discografia. E poi, non ci sono nemmeno più persone di una certa statura a scegliere, come per esempio Ravera, un grande direttore artistico di Sanremo. Addirittura si racconta che lui non si sia mai fatto corrompere nella scelta artistica, nonostante rischiasse grosso, ma piuttosto gli piaceva regalare biglietti in prima fila per farsi “perdonare”. 

Hai collaborato con grandi nomi della musica Italiana. Quale ti ha segnato di più e perché?

L’incontro più rapido, veloce, ma fondamentale è stato quello con Celentano. Io avevo scritto una canzone, La situazione non è buona, ma lui lo incontrai solo in trasmissione. E mi colpì perché era inafferrabile, mi emozionò. Un uomo di spettacolo, che nella vita ha saputo rimanere “vivo”. 

Tricarico
Tricarico, foto Courtesy of Press Office – VelvetMag

Con quale artista invece vorresti collaborare? Soprattutto, dopo tutto quello che è stato detto.
Da questo punto di vista, posso dirti che nonostante le critiche, nonostante non mi possano piacere, io comunque ascolterei di tutto. Certo, ci dovrei pensare, ma non escludo nulla a priori. Posso sbagliare, posso avere dei pregiudizi e poi magari posso ricredermi. Non escludo nulla, ma neanche permetto qualcosa. Magari, potrei innamorarmi improvvisamente. 

Sono usciti due singoli quest’anno: sono il preludio di un nuovo progetto discografico?
Ci sono tanti pezzi a cui sto lavorando. C’è da capire come e quando far uscire un album. Sicuramente, preannunciano l’uscita di un nuovo disco. 

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Tricarico, foto Courtesy of Press Office – VelvetMag

Passiamo al Tricarico pittore: in cosa si discosta dal cantante? Pensi che una tra le due passioni possa descriverti meglio?

Tutte e due mi descrivono in modo diverso. Forse la musica è più faticosa, soprattutto avendo io un’impostazione classica. Nella pittura, invece, sono più libero. La musica e le parole mi “costringono” a cercare persone e storie. Sono quasi due facce della stessa medaglia. Sono due arti bellissime e interessanti, ma anche molto gelose l’una dell’altra. Se scrivo, non dipingo. La cosa bella però della musica è che se tu ti ci dedichi, lei si dedica a te. Un grande amore insomma. 

Chiudiamo con i prossimi live: quali sono i tuoi prossimi impegni?
Siamo stati a Roma a L’asino che vola e poi ci sarà un altro appuntamento a dicembre. Sicuramente, ci saranno poi altre date che verranno fuori con il tempo. 

Chiara Scioni

Intrattenimento & Cronaca rosa

Romana, esperta di logistica con la passione per il canto, motivo per cui è un'appassionata di talent show. Dai blog locali che fin da giovanissima frequenta per coltivare la passione della scrittura. Sceglie la facoltà di Lingue e Culture Straniere presso l’Università di RomaTre per approfondire alcuni ambiti multiculturali che l'appassionano del mondo anglosassone e latino. Predilige la cronaca rosa, infatti è una delle curatrici del blog di VelvetMAG dedicato ai VIP www.velvetgossip.it, ma non disdegna moda, Tv e intrattenimento.

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