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Mestre, primi risultati dell’autopsia sull’autista: “Non ebbe un malore”

Finora si era fatta strada l'ipotesi che una tragica fatalità occorsa ad Alberto Rizzotto fosse all'origine dell'incidente sul cavalcavia

L’autista del bus precipitato dal cavalcavia a Mestre, lo scorso 3 ottobre, non avrebbe avuto alcun malore mentre era alla guida. Come è noto, l’incidente è costato la vita a 21 persone. L’autopsia sul corpo di Alberto Rizzotto – stando ai primi risultati – non avrebbe individuato problemi di qualsiasi natura al cuore dell’uomo, anch’egli morto nel disastro.

Lo scrive il Corriere del Veneto. Si tratta comunque di risultati parziali dell’autopsia sulla salma di Rizzotto perché l’esame – del quale la Procura di Venezia ha incaricato i medici legali Guido Viel e Roberto Rondolini, dell’istituto di Padova – prosegue con ulteriori accertamenti. Uno dei quali, importante alla fine della relazione finale, è in programma la prossima settimana. Poi si dovranno analizzare anche gli elementi tecnici. Un accertamento fondamentale sarà quello sul guardrail, sulla sua tenuta e sullo stato conservativo.

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Alberto Rizzotto in una foto tratta dal suo profilo Facebook

Mestre, 11 pazienti in ospedale

I pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie del Veneto, dopo l’incidente del pullman precipitato dal cavalcavia di Mestre, sono scesi a 11. I medici hanno disposto il trasferimento a Lipsia, in Germania, di due fratellini tedeschi di 4 e 13 anni, e a Strasburgo di una giovane francese di 21 anni. Per un’altra donna ferita è previsto nei prossimi giorni il trasferimento in Germania. Si tratta di una cittadina tedesca di 27 anni ricoverata all’ospedale di Mestre. Sono ancora 6, infine, i pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva.

Ipotesi guasto tecnico

Sul piano delle possibili cause dell’incidente di Mestre guadagna strada l’ipotesi di un guasto all’impianto frenante del pullman ma non si esclude ancora l’ipotesi dell’atto volontario del conducente. Fa riflettere l’accensione degli stop dell’autobus prima di precipitare, come si è poi visto anche dal video che ha ripreso il veicolo precipitare dal cavalcavia. Così come l’assenza di segnali di frenata. Entrambi questi elementi hanno fatto ipotizzare un guasto ai freni agli agenti della polizia locale che avevano effettuato i rilievi.

La procura della Repubblica di Venezia ha iscritto sul registro degli indagati tre persone: Massimo Fiorese di 63 anni, l’amministratore delegato della società La Linea, proprietaria del pullman, Roberto Di Bussolo, 51 anni, dirigente del settore viabilità e Alberto Cesaro, 47 anni, responsabile del Servizio manutenzione del Comune di Venezia. Gli inquirenti procederanno inoltre alla verifica delle condizioni del manto stradale al momento dell’incidente, la sera del 3 ottobre alle 19.38.

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L’immagine di uno dei 27 punti di contatto segnati sull’asfalto del cavalcavia di Mestre. Foto Ansa/Andrea Buoso

Il guardrail di Mestre

Si apprende intanto che sono 27 i punti di contatto con il guardrail, avvenuti subito prima del precipizio dal cavalcavia, evidenziati sulla carrozzeria del bus precipitato. Sarà la superperizia sul guardrail, sui freni e sulla centralina dell’autobus, a dare nuovi elementi per poter spiegare cosa è veramente accaduto sul cavalcavia di Mestre quella tragica sera.

La procura di Venezia, che sta indagando a trecentosessanta gradi, ha chiamato a svolgere tale perizia Placido Migliorino, ispettore del ministero Infrastrutture e trasporti, che cinque anni fa a Genova si occupò di quella relativa al crollo del Ponte Morandi. Il consulente avrà 120 giorni di tempo (4 mesi) per consegnare i risultati della superperizia. Nei prossimi giorni emergeranno inoltre i risultati degli esami tossicologici e alcolemici effettuati sulla salma dell’autista, Alberto Rizzotto.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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