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Migranti: Meloni vuole fermare le partenze, la Tunisia caccia i parlamentari europei

La premier all'ONU tenta di convincere Erdogan a fermare le partenze e spera in Saied che però non dà seguito al Memorandum siglato a luglio

Da New York, dove partecipa all’Assemblea generale dell’ONU, La premier Meloni ha precisato che sui migranti “l’Italia non diventerà il campo profughi d’Europa“. “Bisogna dichiarare guerra ai trafficanti di uomini. Ci vorrà il tempo che ci vuole, ma alla fine avremo la meglio” ha affermato.

La situazione relativa ai migranti è ovviamente difficile” ha aggiunto la presidente del Consiglio. “Quanto è accaduto a Lampedusa nelle ultime ore è un problema libico, che finora è stato tenuto sotto controllo” ma ora si è complicato a causa delle inondazioni che hanno colpito il paese, ha detto parlando con i giornalisti a New York.

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Da sin.; la premier Meloni e il presidente tunisino Saied. Foto Ansa/Epa VelvetMag

Migranti, Turchia e Tunisia

Secondo Meloniil problema dei migranti non si risolve con i ricollocamenti ma fermando le partenze illegali. Finché in Europa pretendiamo di discutere sulla distribuzione delle persone non ne verremo a capo. L’unico modo serio per risolvere la questione è lavorare insieme sulla difesa dei confini esterni“. “Ora – sottolinea – facciamo una nuova proposta. Le altre nazioni sui ricollocamenti hanno difficoltà ma non è quello che io sto chiedendo. Sto chiedendo di fermare le partenze illegali“.

La presidente del Consiglio ha quindi incontrato il presidente della Turchia, Recep Tayyp Erdogan, sempre a margine dell’Assemblea generale dell’ONU. “La Turchia ha un ruolo doppiamente importante” perché riguarda sia la tratta mediterranea che la rotta balcanica. La Turchia ha dato dei segnali di attenzione, ad esempio con i visti ma credo che si possa fare di più, credo anche sul fronte mediterraneo e in particolare sulla Libia“. “Per me è importante che vada avanti il memorandum con la Tunisia” ha poi chiosato Meloni. Un’intesa che “continua a essere la soluzione più sensata” ha spiegato. “Bisogna mandare avanti il memorandum, implementarlo e fare arrivare le risorse. Penso che lo schema vada utilizzato per tutti i Paesi del Nord Africa“.

Tunisi contro Italia e Ue

Il Memorandum d’intesa con la Tunisia del presidente padre-padrone, Kais Saied, però non funziona. Siglato a luglio, in pompa magna a Tunisi, presenti Meloni, von der Leyen (Commissione Ue) e Rutte (Olanda), ha portato effetti esattamente opposti a quelli desiderati. L’Europa, con l’Italia in prima fila, hanno tentato di esternalizzare lo sbarramento delle proprie frontiere, affidando a Tunisi il compito di bloccare alla fonte le partenze di migliaia di migranti. In cambio hanno promesso un fiume di denaro: centinaia di milioni di euro. Già dall’estate si è visto come la Tunisia tratta alcuni migranti africani subsahariani: li deporta in mezzo al deserto, vicino ai confini libici, e lì li abbandona alla morte.

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Migranti abbandonati nel deserto dalle forze di polizia tunisine lo scorso luglio. Foto Twitter @mullansp

Saied non vuole “intrusioni”

Il Governo di Tunisi avrebbe dovuto ricevere i primi 150 milioni senza condizioni, a fondo perduto, preziosi per risollevare un’economia in crisi nera. Ma i 27 Stati membri dell’Unione europea non sono unanimi nel voler ratificare il Memorandum con la Tunisia. L’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, è sotto accusa come ‘capofila’ della ‘ribellione’ al patto italo-tunisino.

In questi giorni, inoltre, le relazioni politico-diplomatiche fra Unione europea e Tunisia sono drasticamente peggiorate. Per ritorsione il presidente tunisino Saied ha vietato l’ingresso a una delegazione di parlamentari europei nel paese nordafricano. “Quanti vengono dall’estero per monitorarci non sono i benvenuti e non entreranno nel nostro territorio. La smettano di interferire nei nostri affari” ha detto il presidente tunisino. In ballo, poi, c’è la seconda tranche di 200 milioni di euro – previsti nel Memorandum sui migranti – al fine di realizzare progetti su Guardia costiera e infrastrutture. Ma Saied ha detto che non se ne parla: “Quei soldi decidiamo noi come spenderli“.

Lampedusa al collasso

In questo contesto la situazione a Lampedusa resta oltre il limite. La scorsa settimana si è verificato un tasso di sbarchi di migranti che non si registrava da anni, con 7mila persone giunte sull’isola siciliana in 24 ore. Anche Frontex, l’agenzia Ue di controllo delle frontiere, certifica la pressione sulla rotta del Mediterraneo centrale. Con un aumento del +96% degli arrivi irregolari nei primi 8 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2022. La rotta del Mediterraneo centrale rappresenta la metà degli ingressi irregolari nella Ue. È inoltre l’unica ad aumentare in modo esponenziale, mentre le altre diminuiscono.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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