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Meloni a Lampedusa, abitanti infuriati contro l’ipotesi un nuovo centro di raccolta

Il vicesindaco (leghista) attacca: "Questa non è più accoglienza". Sull'isola anche la presidente della Commissione Ue, von der Leyen

Dopo quasi una settimana di sbarchi ininterrotti di migranti, Lampedusa è al collasso. Fra il 12 e 13 settembre sono giunte sull’isola, sui barchini o soccorsi dalle motovedette, 7mila persone, più degli abitanti stessi. Adesso nel cosiddetto hotspot ci sono circa 3mila persone (la capienza è di 400) ma per quanto navi militari e traghetti stiano ricollocando i profughi altrove, i continui arrivi rendono la situazione esplosiva. 

Tanti lampedusanipersone comuni, operatori dei soccorsi, la parrocchia – ma anche alcuni turisti, hanno aperto le porte delle proprie case ai migranti. Hanno offerto cibo e ristoro. Crescono però in queste ore le proteste di fronte all’ipotesi di una tendopoli sull’isola. “Non ne possiamo più, sono trent’anni che accogliamo i profughi, ora basta. Non è più accoglienza, è un traffico di carne umana” si è sfogato davanti ai microfoni il vicesindaco Attilio Lucia. Gli abitanti dell’isola temono che il Governo Meloni voglia fare un nuovo centro di raccolta dei migranti. In pratica un nuovo hotspot e cominciano a ribellarsi.

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Giorgia Meloni sarà a Lampedusa il 17 settembre: troverà le proteste degli abitanti. Foto Ansa/VelvetMag

In questo contesto ad alta tensione, domenica 17 settembre arriveranno a Lampedusa la premier, Giorgia Meloni, e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen. Meloni ha detto in videomessaggio del 15 settembre di voler “cambiare paradigma” sulla questione migranti in Europa. E di voler “difendere i confini” e organizzare missioni navali europee per “impedire le partenze“.

Meloni e la Tunisia

Meloni torna dunque alla posizione che per anni ha tenuto in quanto leader di Fratelli d’Italia, partito che era all’opposizione. Il patto siglato lo scorso luglio in Tunisia con il presidente Kais Saied, con Ursula von der Leyen e col capo del Governo olandese, Mark Rutte, appare a oggi un completo fallimento.

In base a quell’intesa, la Tunisia – maggior territorio di partenza dei migranti che lì giungono da molti paesi africani – avrebbe dovuto impedire le partenze (con direzione Lampedusa e non solo) ma così non è. Il sospetto è anzi che le stia favorendo per rappresaglia, dato che i primi 150 milioni di euro promessi da Bruxelles non sono mai arrivati a Tunisi.

Al netto del fatto che sulla pelle dei profughi in cerca di una vita migliore si fanno affari e si mercanteggia per interessi – la Tunisia, che è quasi una dittatura, per rafforzarsi, la Ue e l’Italia per far fare ad altri il lavoro sporco di bloccare i migranti – è chiaro però che l’Unione europea non è un bancomat. I denari cioè non possono essere erogati sulla base di nulla. Occorrono progetti che la Tunisia deve presentare. E il Memorandum d’intesa con Tunisi deve ricevere il via libera dei 27 Stati membri della Ue.

Un bimbo muore appena nato

Nella giornata di sabato 16 settembre un nuovo dramma dell’immigrazione si è consumato a Lampedusa: un secondo neonato migrante ha perso la vita, dopo il bambino morto alle 4 del mattino del 13 settembre. Il piccolo è deceduto probabilmente di stenti nel corso di una delle ormai quotidiane e sempre più numerose traversate del Mediterraneo. Una motovedetta della Guardia costiera, soccorrendo un gruppo di migranti, ha recuperato anche il corpicino senza vita del piccolo per condurlo a Lampedusa.

Il bimbo, secondo quanto ricostruito, è nato nel corso della traversata ed è morto dopo pochi minuti. La mamma viaggiava insieme ad altri 40 migranti circa, tratti in salvo nella notte. Il piccolo è stato trasportato al cimitero di contrada Imbriacola, a Lampedusa, all’interno di una bara bianca mentre la mamma giungeva al Poliambulatorio dove i medici l’hanno visitata.

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Un uomo e un bambino assistiti a Lampedusa dopo lo sbarco. Foto Twitter @paolorava86

Lampedusa, la Germania si riattiva

Durante la notte del 16 settembre sono stati 121 i migranti sbarcati a Lampedusa. Tre i natanti, partiti da Sfax e da Zwara, in Tunisia e Libia. Una motovedetta della Guardia di Finanza li ha agganciati. I profughi hanno riferito ai soccorritori di essere originari di Egitto, Siria, Sudan, Guinea, Camerun e Costa d’Avorio. All’hotspot di contrada Imbriacola ci sono, al momento, 2.796 ospiti.

Di fronte all’arrivo in massa di migranti a Lampedusa, la Germania ha deciso di riprendere l’ammissione volontaria di profughi dall’Italia che aveva sospeso. Lo ha annunciato la ministra tedesca dell’Interno, Nancy Faeser, parlando di “obbligo di solidarietà“. Faeser ha dichiarato che la procedura di ammissione volontaria era ferma “perché l’Italia non ha mostrato alcuna volontà di riprendere le persone attraverso la procedura della Convenzione di Dublino sul diritto d’asilo“. Tuttavia, ha aggiunto, “ora è ovviamente chiaro che adempiremo al nostro obbligo di solidarietà“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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