Il cosiddetto grande polmone verde del mondo, la foresta dell’Amazzonia, torna al centro del dibattito in America latina. I Paesi sudamericani che hanno all’interno del loro territorio porzioni della grande selva hanno infatti annunciato la creazione di un’alleanza per combatterne la deforestazione.

Lo scopo – si legge nella dichiarazione congiunta in occasione del vertice dei paesi dell’Organizzazione per il trattato di cooperazione amazzonica che si tiene nella città brasiliana di Belem è quello di promuovere la cooperazione regionale nella lotta alla deforestazione. Per evitare che l’Amazzonia raggiunga il punto di non ritorno“. A firmare la dichiarazione sono stati Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela.

I capi di Stato dei paesi amazzonici a Belem, in Brasile

Amazzonia patrimonio comune

Per raggiungere l’obiettivo i paesi in questione hanno fissato ben 113 punti di azione divisi in diversi capitoli, i più importanti dei quali riguardano, oltre alla creazione dell’Alleanza contro la deforestazione dell’Amazzonia, anche la creazione di un Parlamento Amazzonico. Non basta perché, nelle intenzioni messe nero su bianco nel patto, si parla anche di coordinamento di forze di sicurezza e intelligence nella lotta contro il crimine nella regione. Con la creazione di un Centro di Cooperazione Internazionale della polizia. Si intende svolgere, inoltre, una politica comune in materia di rispetto dei diritti umani e protezione delle popolazioni autoctone. La dichiarazione conclude annunciando la realizzazione del prossimo vertice nel 2025 in Colombia.

Alla vigilia del vertice, il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, era tornato a chiedere un sostegno concreto dei paesi sviluppati, che “hanno promesso di distribuire 100 miliardi di dollari, ma stiamo ancora aspettando quei soldi“, ha detto Lula. “Non abbiamo il diritto di essere l’unico animale sulla Terra a distruggere la propria casa, è importante preservare l’Amazzonia per il mantenimento della specie umana“, ha tuonato l’ex sindacalista. Prendersene cura “non è responsabilità solo del Brasile, ma di tutti“.

Belem, sede della Cop30 nel 2025

Il vertice è cominciato martedì 8 agosto. Durerà 2 giorni e si svolge a Belem, la città alla foce del Rio delle Amazzoni – e per questo considerata la porta per l’Amazzonia – che nel 2025 sarà sede della Cop30, la Conferenza delle Nazioni Unite per il clima. È il primo in 14 anni dell’Organizzazione del trattato di cooperazione amazzonica, istituita nel 1995 dai paesi sudamericani che condividono la foresta pluviale. I quali, come detto, sono Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Guyana, Perù, Suriname e Venezuela.

Popolazioni dell’Amazzonia. Foto Ansa

La Francia e le Conferenze sul clima

In un tweet il presidente francese Macron ha lodato Lula e ha scritto che “la foresta dell’Amazzonia è assolutamente cruciale nella lotta al riscaldamento climatico e contro la perdita della biodiversità. Ma, solo nel 2022, quattro milioni di ettari sono scomparsi nelle foreste primarie tropicali. È urgente porre un termine alla deforestazione“. Il capo dell’Eliseo ha ricordato i numerosi impegni già assunti a livello internazionale.

Dalla Cop di Glasgow, nel 2021, che si è impegnata a fermare la deforestazione entro il 2030, ma anche a Montreal, nel 2022, sul salvataggio del 30% delle terre e dei mari. Ora, ha aggiunto Macron, “dobbiamo declinare molto concretamente questa ambizioni. Come? Lottando contro i flagelli della deforestazione, dell’inquinamento, della ricerca dell’oro illegale e difendendo al tempo stesso le popolazioni che vivono nella foresta e grazie alla foresta“. Da Parigi è giunto infine un nuovo appello a “unire le forze per proteggere le riserve vitali, di carbonio e di biodiversità, nell’interesse dei Paesi forestieri, delle loro popolazioni e del mondo intero“.