Caos sul reddito di cittadinanza, la pressione si scarica sui Comuni
Centinaia di migliaia di persone non riceveranno più il sussidio di Stato. A meno che non rientrino in categorie di cui i servizi sociali possono farsi carico
La paura di perdere il Reddito di Cittadinanza dopo la sospensione fa salire la tensione sociale, soprattutto in Campania e nel Sud Italia. Dal mese di agosto, appena cominciato, saranno infatti 169mila i nuclei familiari che non riceveranno più il sussidio. È la svolta imposta dal Governo Meloni che dallo scorso autunno, appena insediatosi, sta lavorando a un forte ridimensionamento dell’RdC voluto dal Governo Conte.
I 169mila nuclei familiari, molti dei quali in Campania, hanno ricevuto nei giorni scorsi un laconico sms da parte dell’Inps che li ha avvisati della situazione che dovranno fronteggiare, scatenando il panico per molte persone. Si tratta di beneficiari che, in base alle nuove regole del Governo, dovranno rinunciare a ricevere il reddito, almeno in via temporanea, poiché non hanno a carico bambini, disabili o anziani con più di 65 anni.
I servizi sociali sotto pressione
Si sta generando un forte disagio sociale. A Napoli, come in Puglia manifestazioni di protesta e centralini dei Comuni persi d’assalto. La tensione si sta scaricando sui servizi sociali dei Comuni, sotto pressione per l’aumento di richieste dalle famiglie che non riceveranno più il reddito, le quali vogliono ottenere una presa in carico che consenta di riottenere il beneficio.
“Non abbandoniamo nessuno” ha detto all’Ansa Roberto Bafundi, Direttore dell’area metropolitana di Napoli dell’Inps. “Circa la metà di coloro che ora perdono il reddito di cittadinanza vive una situazione di disagio sociale (ad esempio tossicodipendenza o disagio abitativo, ndr). Potranno rivolgersi ai servizi sociali e, se inseriti in un progetto multidimensionale di recupero, potranno avere ancora il sussidio. Gli altri dovranno andare ai centri per l’impiego e firmare il Patto di servizio personalizzato per essere avviati al lavoro.”
Schlein e Conte sul piede di guerra
Ma l’Anci, l’associazione dei Comuni, parla di “problemi tecnici che causano lo scarto temporale tra il momento in cui si revoca il reddito di cittadinanza e le difficoltà ad avere tutti i dati necessari per redigere gli elenchi dei nuclei familiari fragili“. È il nodo della transizione da un sistema a un altro, sul quale il ministero del Lavoro e l’Inps hanno avviato una campagna informativa. Che non placa le polemiche. L’opposizione la definisce una ‘guerra ai poveri‘.
La leader del PD, Elly Schlein, chiede al Governo di riferire in Parlamento. Il presidente M5S, Giuseppe Conte, ‘padre’ del reddito di cittadinanza, assicura di non voler fomentare la protesta. Tuttavia ritiene necessario un intervento in Consiglio dei ministri per “rimediare a una sciagura“, a “un disastro annunciato, che bastava il buon senso a prevenire”.
Cosa succede a chi ha perso il reddito
Dopo gli Sms dell’Inps arrivano comunque le prime indicazioni, scritte nero su bianco sui siti del ministero del Lavoro e dell’istituto di previdenza. Le famiglie che hanno avuto il reddito di cittadinanza sospeso se prese in carico dai servizi sociali entro il 31 ottobre, riavranno l’assegno fino a dicembre con gli arretrati. Chi non rientra nelle categorie di disagio sociale previste dalla legge dovrà attivarsi rapidamente per cercare un lavoro o almeno essere inserito in un percorso di formazione. Con la possibilità di avere il Supporto alla formazione e il lavoro: 350 euro al mese per un massimo di 12 mesi. I Comuni e le Regioni fanno intanto il calcolo degli esclusi da reddito di cittadinanza. A Roma saranno oltre 10mila famiglia, in Sicilia 37mila, 1.600 le famiglie lucane coinvolte, 14.700 in Abruzzo, 12mila in Puglia, a Milano 3mila famiglie hanno ricevuto il messaggio telefonico di sospensione. Come anticipato in primavera, dall’autunno di quest’anno scatterà la Misura di inclusione attiva (Mia) al posto del reddito di cittadinanza.