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Meloni da Biden, l’alleata italiana alla prova

Sul tavolo la politica di Roma verso Pechino e l'Africa. Sarà ribadito il comune sostegno all'Ucraina per trovare "una pace giusta e duratura"

La premier Giorgia Meloni è a Washington dove incontrerà, il 27 luglio alle 21 ora italiana, il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Prima dell’incontro alla Casa Bianca, la presidente del Consiglio raggiungerà Capitol Hill per incontrare i leader di gruppi politici del Senato e della Camera dei Rappresentanti.

Cina, Ucraina, Africa, atlantismo, migrazioni, crisi dell’Indo-pacifico, accordo del grano, presidenza italiana del G7. Sono solo alcuni dei temi al centro dell’incontro fra Meloni e Biden. È la prima volta in assoluto che la premier varcherà la soglia dello studio ovale della Casa Bianca. Dal canto suo il presidente Usa “non vede l’ora di parlarle” ha assicurato il portavoce del Consiglio nazionale di Sicurezza statunitense, John Kirby, alla vigilia dell’incontro.

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Joe Biden con Giorgia Meloni. Foto Ansa/Chigi Filippo Attili

Meloni alleata “affidabile

Giorgia Meloni ha instaurato un’intesa di fondo con l’Amministrazione americana sin dal primo incontro con Biden a Bali, in Indonesia per il G20, nel novembre 2022. La presidente del Consiglio ha serrato i ranghi del suo Governo fin da subito sul pieno sostegno all’Ucraina aggredita dalla Russia, in totale sintonia con gli Usa. Senza tentennamenti, dunque, e in piena continuità con il Governo Draghi, in barba ad alcuni distinguo registrati nella sua stessa maggioranza (si ricordi la vicenda degli audio ‘rubati’ di Silvio Berlusconi). È così che la premier si è guadagnata agli occhi di Joe Biden la fama di un’alleata affidabile ed equilibrata.

La visita di Giorgia Meloni alla Casa Bianca rappresenta un’occasione importante per riaffermare il forte partenariato fra Italia e Stati Uniti. Per ribadire i profondi legami fra Roma e Washington, la solidità dell’alleanza transatlantica e discutere dei comuni interessi strategici, incluso l’impegno condiviso nel continuare a sostenere pienamente l’Ucraina di fronte all’aggressione della Russia. L’obiettivo è quello di “una pace giusta e duratura“, rimarcano fonti diplomatiche italiane, ad appena una settimana dalla missione di pace del cardinale Matteo Zuppi con tappa negli States, inviato da papa Bergoglio a Washington.

La questione cinese

L’incontro tra Meloni e Biden – che si colloca subito dopo la Conferenza di Roma sulla migrazione e lo sviluppo, il Vertice Fao e l’accordo Ue-Tunisia – permetterà di porre l’accento anche sull’attuale strategia italiana verso il Mediterraneo e l’Africa. Dunque sull’intreccio di sfide e opportunità migratorie ed energetiche al centro dell’attenzione italiana e dell’Unione europea. Il tema dell’Africa, assicurano le stesse fonti ricordando la centralità del cosiddetto Piano Mattei per la premier, sarà “il filo rosso della missione” statunitense di Meloni. Ma è innegabile che gli occhi siano puntati soprattutto sulla Cina e sui prossimi passi che il Governo italiano dovrà compiere sulla cosiddetta ‘Via della Seta‘.

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Un’immagine del presidente cinese Xi Jinping. Foto Ansa/Epa Mark R. Cristino

Pechino ha fatto pressioni su Roma, con l’invito, recapitato sulle pagine del Global Times, ad evitare condizionamenti statunitensi sul futuro del Memorandum siglato dal primo governo Conte. Del resto fonti diplomatiche italiane rimarcano come la Cina, sul piano geopolitico, sia “diventata un interlocutore imprescindibile nelle relazioni internazionali“. E come l’Italia intenda perseguire con Pechinoun rapporto equilibrato e di dialogo responsabile.” Entro l’autunno il bivio: Giorgia Meloni dovrà sciogliere la riserva sulla Belt and Road Initiative (Bri). Ovvero decidere se ‘proseguire o lasciare’ un patto che altrimenti si rinnoverà automaticamente. Una strada impervia per Meloni. Ma la rotta sembra ormai tracciata e la scelta di ‘sganciarsi‘ da un accordo visto con fumo agli occhi anche dal suo predecessore, Mario Draghi, appare quasi inevitabile.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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