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Papa Francesco e lo spinoso caso del vescovo in carcere in Nicaragua

Il Vaticano punta a un compromesso con il regime dittatoriale di Ortega, ma monsignor Rolando Álvarez si rifiuta di andare in esilio

Sono giornate cruciali per il vescovo nicaraguense di Matagalpa, Rolando Álvarez, di nuovo in carcere dal 5 luglio scorso e per il quale il 16 luglio si è svolta una veglia di preghiera in tutto il Nicaragua. Il prelato, 56 anni, condannato lo scorso febbraio a 26 anni e 4 mesi di reclusione per “tradimento della patria“, si rifiuta di abbandonare il paese centramericano e trasferirsi in esilio negli Stati Uniti.

Dal 2022 in Nicaragua sono aumentati arresti ed espulsioni di preti e religiosi della Chiesa cattolica e, più in generale, la vita civile, politica e sociale è sempre più cupa. “Il secondo tentativo del regime del presidente Daniel Ortega di mandare in esilio il vescovo Álvarez è fallito” scrive il sito Divergentes. “Il sacerdote di Matagalpa ha rifiutato le condizioni che il Governo ha offerto a un mediatore del Vaticano. Ed è tornato in isolamento nel carcere di La Modelo, a una ventina di chilometri dalla capitale Managua.

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Il vescovo nicaraguense Rolando Alvarez. Foto Twitter @ErnestoMaria10

Álvarez simbolo di resistenza

Nel Nicaragua sandinista del padre-padrone Daniel Ortega, 78 anni – rieletto presidente nel 2021 per la quarta volta – e della moglie Rosario Murillo, vicepresidente, il regime appare ormai avvitato su se stesso in un vortice di megalomania e autoritarismo. Diversi oppositori politici di Ortega sono finiti in carcere o sono fuggiti dal paese negli ultimi anni. Il vescovo Rolando Álvarez è considerato un simbolo della resistenza all’autoritarismo del regime sandinista rivoluzionario, che governa – molti dicono opprime – i nicaraguensi da 4 decenni.

Il ruolo del Papa

Álvarez non intende ottemperare a quanto richiesto dal regime di Ortega e, rifiutandosi di lasciare il Nicaragua, ha affermato di non aver commesso alcun delitto. Ha inoltre chiesto la liberazione senza condizioni non solo sua, ma anche di altri numerosi sacerdoti incarcerati con accuse di “attività sovversiva.

Lo scorso anno Papa Francesco aveva fatto un personale appello sul caso di Rolando Álvarez chiedendo una soluzione “pacifica e rispettosa” della vicenda. Ma lo scorso marzo ha dichiarato che la coppia Ortega-Murillo al potere in Nicaragua sembra affetta da “uno squilibrio” e sembra che voglia “instaurare la dittatura comunista del 1917 o quella hitleriana” riporta il sito Divergentes. E adesso il vescovo di Matagalpa ha fatto sapere che non lascerà mai il Nicaragua perché glielo chiede Ortega, bensì soltanto “se me lo ordina Papa Francesco“.

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Daniel Ortega stringe la mano a un militare. Foto Twitter @NMirandaPerez

La povertà in Nicaragua

È chiaro, dunque, che la vicenda della reclusione di Rolando Álvarez si complica e il clima resta molto teso. Da una parte c’è un regime semi-dittatoriale, che nel corso del tempo da movimento rivoluzionario di giustizia si è trasformato nell’oscuro tramonto di una dinasty latinoamericana, gli Ortega, senza futuro. Dall’altro c’è la realtà di un paese, il Nicaragua, ancora molto povero. Secondo dati dell’UNDP (United Nations Development Programme), il 48% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà; l’80% vive con meno di 2 dollari al giorno. Oltre la metà della popolazione si professa cattolica.

Álvarez, il regime e il Vaticano

In questi giorni si svolge a Bruxelles il vertice fra l’Unione europea e i paesi latinoamericani. È presente anche il presidente del Brasile, Lula. Uno spiraglio per la questione nicaraguense sembrava essersi aperto con l’incontro tra papa Francesco e lo stesso Lula, il 22 giugno scorso a Roma. Era stato quest’ultimo a dire, al termine del colloquio, di essersi impegnato con il Pontefice a parlare con Ortega di monsignor Álvarez.

Tuttavia, come riporta Avvenire, il cardinale Leopoldo Brenes, arcivescovo di Managua, ha sostenuto che “monsignor Álvarez non si è mai mosso dal carcere. Non c’è stata alcuna mediazione” da parte del Vaticano. Fonti riservate, riportate da El Confidencial, parlano invece di un negoziato fallito agli inizi di luglio in seguito al perentorio rifiuto del vescovo di lasciare il Nicaragua, preferendo piuttosto il ritorno in cella di isolamento nel carcere di massima sicurezza di La Modelo.

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Papa Francesco. Foto Twitter @Pildorasdefe

Gli osservatori internazionali ritengono che siano almeno 5 anni che in Nicaragua vige una dittatura de facto. La persecuzione nei confronti della Chiesa cattolica ne è uno dei capisaldi. Sono state chiuse finora oltre 3.300 organizzazioni sociali. È di fronte a questa realtà che il vescovo Rolando Álvarez si rifiuta di abbandonare il suo paese: un atteggiamento radicale che sta mettendo in difficoltà il regime ma, paradossalmente, anche il Vaticano.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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