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Richard Gere teste al processo Open Arms contro Salvini

Il 6 ottobre la deposizione dell'attore hollywoodiano che nel 2019 salì a bordo della nave carica di migranti che il ministro non voleva far sbarcare

I giudici ascolteranno in tribunale a Palermo come teste di parte civile, il prossimo 6 ottobre, il celebre attore hollywoodiano Richard Gere. È infatti in corso il dibattimento sul caso Open Arms, la ong spagnola sulla cui nave carica di migranti salvati da un naufragio al largo delle coste siciliane, salì lo stesso Gere nell’agosto 2019.

L’attore americano, che è anche attivista per i diritti umani, contestò aspramente l’allora ministro dell’Interno, e vicepremier, Matteo Salvini. Proprio Salvini è imputato per non aver fatto sbarcare alcuni migranti soccorsi dalla nave di Open Arms. Richard Gere, che in quel periodo era in vacanza in Italia, aveva affittato un’imbarcazione ed era salito a bordo della nave di Open Arms portando viveri e acqua ai profughi. Dovrà adesso riferire sulle condizioni dei migranti.

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Richard Gere con sua moglie Alejandra Silva. Foto Ansa/Epa Daniel Pérez

Gere, scontro con Salvini

Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per l’episodio di 4 anni fa. Gere era salito sulla nave di Open Arms proprio per rendersi conto dello stato di salute dei 147 migranti che soccorsi dalla ong. Aveva portato loro generi di conforto e dimostrato la sua solidarietà, dalla forte eco mediatica, anche internazionale. In quell’occasione, in un’intervista al Corriere della Sera, l’attore hollywoodiano aveva invitato il ministro dell’Interno a rendersi conto di persona delle condizioni di vista dei profughi salvati dal naufragio. Ma aveva anche attaccato Salvini definendolo un “Baby Trump.

Di certo ministri ed ex ministri, l’ex premier Conte e appunto Richard Gere sfileranno sul banco dei testi al processo nei confronti dell’ex ministro dell’Interno. “Quanto costerà questo processo?” aveva protestato il capo leghista. “Qui Aula di Giustizia del carcere di Palermo. Il processo voluto dalla sinistra e dai tifosi dell’immigrazione clandestina comincia: quanto costerà ai cittadini italiani?” aveva scritto in un post su Twitter. “Ditemi voi quanto è serio un processo dove verrà da Hollywood a testimoniare sulla mia cattiveria Richard Gere. Spero che duri il meno possibile perché ci sono cose più importante di cui occuparsi. Mi dispiace solo per due cose, per il tempo che tolgo ai miei figli e per i soldi che gli italiani spendono per questo processo politico organizzato dalla sinistra“.

La difesa di Salvini

Secondo la difesa di Salvini, l’Italia non era competente ad assegnare il porto sicuro alla nave della ong Open Arms. L’avvocata Giulia Bongiorno ha chiesto, oltre all’esame del leader della Lega, l’acquisizione di due decreti di archiviazione che escludono, in casi analoghi a quello della Open Arms, la competenza italiana nell’assegnazione del Pos (Place of safety). E, sempre in tema di assenza di competenza italiana, le note del ministero degli Esteri in cui si ribadiva che a stabilire il porto sicuro doveva essere la Spagna.

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Giulia Bongiorno, avvocata di Salvini al processo Open Arms. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Dal canto suo Oscar Camps, fondatore e direttore di Open Arms, aveva affermato che “Salvare è un dovere“. “Siamo qui per ottenere un segnale di giustizia. Questo è il significato della nostra presenza.” “Siamo qui per difendere il diritto di salvare le persone.” In autunno, dunque, la battaglia si riaprirà, sul fronte giudiziario, con ancora più tensione. E, c’è da scommetterci, Richard Gere sarà al massimo del suo attivismo per i diritti, come ha già dimostrato in occasione del Filming Italy Sardegna Festival.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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