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Verona, la scure di Piantedosi sugli agenti arrestati per tortura: “Atti di enorme gravità”

Pe il Gip c'era chi "torturava con sadico godimento" fra i 5 poliziotti finiti ai domiciliari

Per il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, ciò che è accaduto alla questura di Verona – l’arresto di un ispettore di polizia e 4 agenti accusati di tortura su persone fermate – concerne “episodi di enorme gravità“. Pugni, calci, umiliazioni e sadiche torture con l’utilizzo dello spray al peperoncino sono tra i fatti contestati ai poliziotti arrestati. Non solo. Almeno uno di loro avrebbe raccontato divertito al telefono alla fidanzata dei pestaggi in Questura.

Si tratta di particolari che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare. In più di un’occasione le vittime, stando a quanto ricostruito, oltre a essere picchiate, sarebbero stato umiliate. I poliziotti avrebbero negato loro il bagno e le avrebbero costrette a rotolarsi nell’urina sul pavimento. Sono in tutto altri 17 gli agenti finiti sotto inchiesta a Verona.

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Il ministro degli Interni Matteo Piantedosi. Foto Ansa/Mourad Balti Touati

Verona, gli agenti colpivano i deboli

Quella che il giudice per le indagini preliminari (gip) di Verona, Livia Magri, descrive nell’ordinanza di custodia cautelare per i 5 agenti finiti ai domiciliari è una lunga serie di violenze. Sistematiche, continuate nel tempo e condite da insulti razzisti e minacce di morte. Le 169 pagine che compongono il documento sottolineano, scrive il giudice, proprio la violenza di chi ha tradito la propria funzione commettendo reaticon preoccupante disinvoltura.”

Gli indagati, un ispettore e quattro agenti, prendevano di mira i “deboli, quasi sempre persone straniere o senzatetto. Una “circostanza che, da un lato – scrive il gip – ha consentito agli indagati di vincere più facilmente eventuali resistenze delle loro vittime, dall’altro ha rafforzato la convinzione dei medesimi indagati di rimanere immuni da qualunque conseguenza” forti del fatto che nessuna delle vittime avrebbe mai sporto denuncia.

Il presunto ruolo di Migliore

Si coprivano l’un l’altro, ridevano dei pestaggi, si vantavano delle botte quando fermavano qualcuno. Un “modus operandi consolidato” – ricostruisce la giudice Magri – e “condiviso da numerosi operanti dell’ufficio Volanti della Questura.” I pestaggi avvenivano lontano dagli occhi indiscreti delle telecamere, in quello che veniva chiamato il tunnel: un’area dove non erano presenti sistemi di videosorveglianza. Particolare attenzione, scrive il sito del Tgcom24, è quella che il Gip pone sul ruolo di uno degli agenti, Alessandro Migliore.

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Aumentano in Italia i casi noti di torture su fermati o detenuti da parte delle forze dell’ordine. Foto Twitter @altreconomia

Le intercettazioni dell’orrore

Nell’ordinanza si sottolinea la “spiccata propensione criminosa” dell’uomo. Il poliziotto, si legge nell’ordinanza, si è reso protagonista “di reati assai gravi“, “torturando con sadico godimento, in più occasioni e in un arco temporale del tutto contenuto, diverse persone private della loro libertà personale. Anche semplicemente per l’identificazione, in totale assenza di necessità e con crudeltà“. Intercettato al telefono con la fidanzata, l’agente si vantava dei pestaggi. Alle vittime diceva: “Adesso ti faccio vedere io quante capocciate alla porta dai, boom boom boom boom“. “E io ridevo come un pazzo“, raccontava alla ragazza. Parlava delle stecche” sul volto sferrate alle vittime, dei calci e dei pugni. “Ho caricato una stecca amo’, bam, lui chiude gli occhi, di sasso per terra è andato a finire, è rimasto a terra“, racconta al telefono.

Il ‘tunnel’ di Verona

Ma in quel tunnel della questura di Verona a picchiare erano tutti, sostiene ancora il giudice, prendendosi gioco delle loro vittime. E utilizzando anche lo spray al peperoncino senza alcuna ragione, solo per il sadico gusto di umiliarle. Le pestavano tutti insieme, trascinandole nelle stanze fino a negare loro il bagno costringendole a rotolarsi nell’urina sul pavimento. In un caso due poliziotti sono accusati non solo di aver picchiato una persona sottoposta a fermo di identificazione, ma anche di averla costretta a urinare nella stanza dei fermati. Gli stessi l’hanno poi l’hanno spinta in un angolo facendola cadere a terra e usandola “come uno straccio per pulire il pavimento“.

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Roberto Massucci, ex questore di Livorno, da poco in carica a Verona. Foto Twitter @News24Toscana

Cosa hanno detto il questore e il ministro

Tutto quello che abbiamo fatto è stato doloroso ma doverosoha detto il questore di Verona Roberto Massucci. “Il messaggio che vogliamo dare non deve avere sottintesi: la polizia di Stato non è disponibile a coprire alcun abuso.” “Le vicende che emergono dall’inchiesta di Verona, ove fossero confermate, sarebbero di enorme gravità, lesive innanzitutto della dignità delle vittime ma anche dell’onore e della reputazione di migliaia di donne e uomini della polizia di Stato che quotidianamente svolgono il proprio servizio ai cittadini con dedizione e sacrificio.” Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi. “La magistratura e la stessa polizia di Stato faranno piena chiarezza.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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