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Acqua sulla Terra, l’oro blu sta diventando sempre più prezioso

I laghi di tutto il mondo si stanno seccando. Malgrado nubifragi e bombe d'acqua, che però sono l'altra faccia della crisi climatica

In questi giorni di lutto per i morti dell’alluvione in Emilia Romagna non è facile argomentare sul fatto che le quantità di acqua presenti sul pianeta Terra siano in diminuzione. Eppure, almeno in parte, è così.    

Uno studio pubblicato sulla rivista Science, riferisce l’agenzia di stampa Ansa, evidenzia come sia in calo progressivo da tre decenni la quantità di acqua presente in oltre la metà dei grandi laghi del mondo. Negli ultimi 28 anni se ne sono perse 22 gigatonnellate ogni anno. All’origine di questo fenomeno ci sono il surriscaldamento planetario globale e il consumo di acqua legato alle attività umane.

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Un’immagine del Parco nazionale di Etosha in Namibia, grande come la Svizzera. Foto Twitter @OasisOverland

Due miliardi di persone a rischio

Si tratta di un fenomeno che mette a rischio quasi 2 miliardi di persone che vivono vicino a bacini idrici in ritirata. Vale a dire un quarto di tutti gli esseri umani (8 miliardi di persone). Ad analizzare la questione nello studio pubblicato su Science è un team internazionale guidato da Fangfang Yao, giovane idrologo dell’Università di Boulder, nel Colorado (Stati Uniti).

I ricercatori coordinati dal dottor Yao sostengono che i laghi, pur coprendo soltanto il 3% della superficie della terraferma, riescano a immagazzinare l’87% dell’acqua dolce presente allo stato liquido sul nostro pianeta. Per monitorare il livello idrico dei laghi, i ricercatori hanno sviluppato una nuova tecnica, che combina le osservazioni satellitari con modelli climatici e idrologici.

L’acqua dei laghi

Nello studio, in particolare, i ricercatori hanno analizzato 250mila immagini satellitari riprese tra il 1992 e il 2020 che mostrano l’estensione superficiale di 1.972 tra i più grandi laghi del mondo (di cui 1.051 laghi naturali e 921 bacini artificiali). A queste hanno poi aggiunto le misurazioni del livello delle acque che si sono potute ottenere con 9 altimetri satellitari, in modo da poter calcolare il volume dei laghi negli ultimi decenni.

I risultati rivelano un calo dell’acqua immagazzinata nel 53% dei grandi laghi mondiali. Si tratta di specchi d’acqua che si trovano sia in aree umide che secche. Il dottor Yao e i suoi collaboratori hanno evidenziato perdite più grandi del previsto nell’Artico e nelle zone tropicali umide. Un aumento significativo di acqua lo hanno registrato solo nel 24% dei grandi laghi. I quali sono però localizzati per lo più in regioni remote e scarsamente popolate come l’altopiano del Tibet in Asia.

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Il Lago Sevan in Armenia. Foto Twitter @PlvcesVisit

Il caso del lago Sevan in Armenia

Per quanto riguarda l’andamento dello stoccaggio dell’acqua nei bacini idrici gestiti dall’uomo, sono state scoperte significative perdite in quasi due terzi delle grandi riserve. Alla base di questo fenomeno c’è soprattutto l’accumulo di sedimenti. Invertire questa preoccupante tendenza però non è impossibile. Lo dimostra il caso del lago Sevan in Armenia. Il lago è cresciuto negli ultimi 20 anni grazie a nuove leggi che regolano severamente il prelievo di acqua da parte degli uomini.

Bacini idrici in Italia

In Italia si discute da tempo della necessità di accrescere il numero gli invasi artificiali, anche di dimensioni medio-piccole, per far fronte alle ondate di siccità, sia invernale che estiva, sempre più frequenti. Rispetto alla siccità, l’altra faccia della medaglia dei processi di cambiamento del clima – su cui le attività umane incidono in parte significativa provocando l’aumento in atmosfera dei gas serra che intensificano il surriscaldamento delle temperature medie terrestri – sono le inondazioni. Proprio come vediamo sta accadendo in questi giorni in Emilia Romagna, dopo una lunga siccità. E come è avvenuto, sempre dopo lunga siccità, sull’isola di Ischia (Napoli) il 26 novembre 2022 e a Senigallia (Ancona) il 16 settembre 2022.

Il caso della Namibia

Accade anche in Namibia, fra i luoghi meno densamente popolati al mondo, secondo solo alla Mongolia. Paese dell’Africa australe che si affaccia sull’Oceano Atlantico, la Namibia è tre volte più grande dell’Italia; ha soli 2,7 milioni di abitanti. Anche lì il clima sta cambiando e le scarse precipitazioni quando arrivano determinano sempre più spesso inondazioni. Malgrado ciò, ha documentato il Corriere della Sera in un reportage del 18 maggio su Pianeta 2030, nei prossimi 20 anni i namibiani si attendono un aumento della siccità e della desertificazione. Oltreché una diminuzione delle piogge. La temperatura media potrebbe salire fino a quasi 3 gradi in più rispetto a oggi e già ora nell’Etosha, un parco nazionale grande come la Svizzera, l’acqua è un bene sempre più prezioso.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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