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La guerra in Ucraina logora Mosca ma anche Kiev

Il Cremlino, sulla difensiva, ammette che "la situazione è difficile" e Zelensky chiede tempo (e armi) per la controffensiva

Mentre il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ammette che “in Ucraina la situazione è difficile“, Volodymyr Zelensky afferma che per la controffensiva “dobbiamo aspettare, abbiamo ancora bisogno di un po’ più di tempo“. La guerra è in stallo e sembra materializzarsi quanto affermato nei mesi scorsi dal generale americano Mark Miley, e cioè che nessuno dei due contendenti può prevalere militarmente sul terreno nel 2023.

Né l’Ucraina né la Russia saranno in grado di vincere la guerra era in sostanza il pensiero di Milley in un’intervista al Financial Times lo scorso febbraio. Secondo il Capo di Stato Maggiore degli Usa il conflitto può finire soltanto sedendosi tutti davanti a un tavolo di negoziati.

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Esequie di Danylo Denysevych, soldato ucraino ucciso a Bakhmut, alla cattedrale di San Mykhailivsky a Kiev, il 9 maggio 2023. Foto Ansa/Epa Sergey Dolzhenko

“Guerra in Ucraina? Colpa dell’Occidente”

Naturalmente le affermazioni di Peskov e Zelensky sulle rispettive difficoltà a dare una svolta netta e definitiva al conflitto potrebbero rivelarsi depistaggi propagandistici. Così come quanto detto dal generale statunitense potrebbe essere in primo luogo un messaggio politico all’Amministrazione Biden affinché non metta a rischio le spese militari per gli arsenali statunitensi continuando indefinitamente a foraggiare l’Ucraina.

Tuttavia le parole del Capo di Stato Maggiore sono state piuttosto nette. “Sarà praticamente impossibile per i russi raggiungere i loro obiettivi ed è improbabile che la Russia riesca a conquistare l’Ucraina. Non succederà” aveva detto Milley al FT. “È molto, molto difficile che le forze di Kiev riescano a cacciare quelle di Putin dai loro territori.”

Ma a quasi 15 mesi dall’invasione russa oggi il Cremlino ribadisce che una “serie di errori occidentali” ha costretto la Russia a lanciare la sua cosiddetta operazione militare. “Siamo uno Stato troppo grande e potente per essere trattato in questo modo o per arrendersi” ha affermato Peskov. La Russia è lontana dal trionfalismo dell’inizio della guerra, quando gli invasori volevano “denazificare l’Ucraina”. Adesso i toni appaiono smorzati e sulla difensiva. Questo non ha impedito, tuttavia, agli uomini mandati da Putin di sganciare bombe a grappolo, vietate dalle convenzioni internazionali, sulla regione di Zaporizhzhia: oltre 70 attacchi in 24 ore, stando a fonti ucraine.

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Yevgeny Prigozhin annuncia in video il ritiro della Wagner da Bakhmut. Foto Ansa/Epa Telegram Yevgeny Prigozhin

Mosca alle prese con Prigozhin

Complessivamente il contesto politico-militare russo appare confuso. Secondo alcuni media, “Mosca sta perdendo la pazienza con Prigozhin del Gruppo Wagner“. Sono giorni, ormai, che quasi quotidianamente il capo dei mercenari di Putin sferra attacchi in video molto pesanti contro il ministro della Difesa, Shoigu, e i vertici dell’esercito russo. E, mentre il Regno Unito inserisce formalmente il Gruppo Wagner tra le organizzazioni terroristiche, Kiev annuncia di aver “liberato oltre 2 chilometri quadrati nell’area di Bakhmut”, in Donbass, proprio quella presa d’assalto dagli uomini di Prigozhin.

L’India e il petrolio russo

Ma della guerra in Ucraina sono sempre più rilevanti le conseguenze internazionali. Secondo uno studio della Bank of Baroda, la seconda più grande tra le banche indiane che lo Stato controlla direttamente, dall’inizio della guerra in Ucraina l’India ha risparmiato quasi 5 miliardi di dollari acquistando petrolio greggio dalla Russia. Mentre i paesi occidentali hanno tagliato le importazioni di energia russa, Delhi le ha aumentate di 5 volte, pagandole a prezzi scontati. Nel 2021 l’India acquistava dalla Russia il 2% del totale delle sue importazioni dall’estero; oggi la percentuale è salita a quasi il 20%. Dopo l’invasione dell’Ucraina, l’India non ha aderito alle sanzioni contro la Russia e ha difeso i suoi acquisti, affermando che, in quanto Paese che dipende dall’import per l’energia, non può permettersi di pagare costi più elevati.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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