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L’Intelligenza Artificiale fa paura anche al suo inventore

Geoffrey Hinton, 75 anni, il "padrino" dei software di Artificial Intelligence, ha lasciato Google per parlare dei rischi che corre l'umanità

I programmi informatici di Intelligenza Artificiale, a cominciare da quelli che consentono di effettuare un dialogo fra esseri umani comuni, come ciascuno di noi, e robot conversazionali stanno diventando un tema critico. Lo dimostrano le dimissioni da Google di Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il “padrino dell’Intelligenza artificiale“.

Hinton, scienziato informatico e psicologo cognitivo, ha lasciato il suo ruolo in Google per poter parlare liberamente dei rischi dell’AI (Artificial Intelligence): “sono gravi, per la società e per tutta l’umanità” ha affermato al New York Times. “Me ne sono andato per poter parlare dei pericoli” dell’AI, ha poi dichiarato in un tweet polemico col NYT, dopo che il quotidiano della Grande Mela ha dato la notizia, il 1 maggio, asserendo che Hinton si era dimesso per criticare Google.

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Geoffrey Hinton, 75 anni, considerato il papà dell’Intelligenza Artificiale sviluppata da Google. Foto Twitter @MIT_CSAIL

Il papà dell’Intelligenza Artificiale

In realtà il ‘padrino’ dell’Intelligenza Artificiale ha smentito. “Google ha agito in modo molto responsabile“, ha affermato su Twitter. Lo scienziato settuagenario ha svolto un lavoro pionieristico sulle reti neurali, ossia sui modelli computazionali composti di ‘neuroni artificiali‘. Modelli che, nelle intenzioni degli sviluppatori, dovrebbero ricalcare, per quanto possibile, una rete neurale biologica.

In sostanza, Geoffrey Hinton ha modellato i sistemi di Intelligenza Artificiale che alimentano molti degli odierni software di AI. Vedi ChatGPT, ad esempio: il bot che risponde alle domande degli utenti sui motori di ricerca. ChatGPT è ora disponibile anche in Italia, dopo lo sblocco di una controversia sulla tutela della riservatezza dei dati personali fra il Garante italiano e Open AI, la startup americana proprietaria del software finanziato dalla Microsoft di Bill Gates. Il magnate che ha definito l’Intelligenza Artificiale come il cambiamento più rivoluzionario nella vita delle persone dei prossimi anni, paragonabile all’avvento di Internet trent’anni fa.

I bot supereranno il cervello umano?

“In questo momento non sono più intelligenti di noi, per quanto ne so” ha dichiarato Geoffrey Hinton riferendosi ai bot di Intelligenza Artificiale. “Ma penso che presto potrebbero esserlo“. Lo scienziato ha lavorato part-time presso Google per un decennio, contribuendo agli sforzi per lo sviluppo dell’AI del gigante tecnologico. Ma da allora ha cominciato a nutrire preoccupazioni per questa tecnologia.

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I sistemi di Intelligenza Artificiale potrebbero superare presto il livello di conoscenza di un cervello umano. Foto Twitter @PopBase

Lo scienziato britannico-canadese ha dichiarato alla Bbc che i chatbot – i software capaci di intessere una conversazione con gli umani – potrebbero presto superare il livello di informazioni che il cervello di una persona può incamerare. “In questo momento, quello che stiamo vedendo è che cose come GPT-4 (l’ultima versione di ChatGpt, così evoluta da essere in grado di superare test di informatica quantistica, ndr. ) oscurano una persona nella quantità di conoscenza generale che hanno. E la oscurano di gran lunga” ha aggiunto Geoffrey Hinton. “La capacità di effettuare un ragionamento non è ancora così buona, ma fanno già un semplice ragionamento. E dato il ritmo dei progressi, ci aspettiamo che le cose migliorino abbastanza velocemente. Quindi dobbiamo preoccuparcene“, ha spiegato alla Bbc.

Intelligenza Artificiale da regolamentare

Emerge sempre più forte la necessità di regolamentare, piuttosto che di vietare, la crescita esponenziale dei sistemi di Intelligenza Artificiale. Si va dai robot utili per le cure mediche a quelli che porteranno via milioni di posti di lavoro in vari settori industriali. Fino a quelli con cui si può chattare nella vita quotidiana.

Come è noto un migliaio di persone in America, ricercatori e manager tra cui svetta Elon Musk, direttamente implicato nel laboratorio di Open AI, ha chiesto una “pausa” di 6 mesi nello sviluppo dei sistemi come ChatGPT. Un time out che dovrebbe servire per fermare quella che definiscono una “pericolosacorsa agli armamenti tecnologici. Dal canto suo l’Unione europea sta preparando un regolamento per l’uso dell’AI nel Vecchio Continente. Mentre l’Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani, Volker Türk, lancia l’allarme: “L’agire umano, la dignità umana e tutti i diritti umani sono a serio rischio. Questo è un invito urgente sia per le imprese che per i governi a sviluppare barriere di protezione rapidamente efficaci.

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Nel futuro prossimo i robot annulleranno milioni di posti di lavoro nel mondo. Foto Twitter @CeotechI

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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