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Russia: chi è contro la guerra va all’ergastolo, Navalny rischia il carcere a vita

L'oppositore di Putin, già in galera, è ancora una spina nel fianco della dittatura. Premiato con l'Oscar un documentario sulla sua vita

Dopo 14 mesi di guerra in Ucraina e decine di migliaia di soldati morti come carne da macello, la Russia sta precipitando in una dittatura peggiore di quella in cui già si trovava. Le autorità hanno aperto un nuovo – l’ennesimo – caso giudiziario a carico di Aleksei Navalny, il principale oppositore di Putin, da tempo in carcere.

Ma non basta. Il Consiglio Federale, la Camera alta del Parlamento, ha votato una legge che punirà con l’ergastolo e la revoca della cittadinanza coloro che criticano l’ “operazione militare speciale“, cioè l’invasione dell’Ucraina.

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Alexey Navalny deve affrontare nuove accuse di terrorismo e possibile ergastolo in Russia. Foto Twitter @4freerussia_org

Il regime condanna Navalny

Andiamo con ordine. Nei confronti di Navalny l’accusa dei magistrati della Russia è quella di terrorismo e a occuparsene sarà un tribunale militare. Lo ha denunciato l’oppositore in collegamento video col tribunale di Mosca il 26 aprile. Navalny ha parlato in occasione dell’udienza di un altro processo contro di lui – uno dei tanti che ha subìto in questi anni – per ‘estremismo’.

Aleksei Navalny, 46 anni, politico, attivista per i diritti umani e blogger, con la sua Fondazione Anti Corruzione ha smascherato nel corso del tempo malversazioni e ricchezze indebite accumulate da gerarchi del regime russo alle spalle del popolo. A cominciare dallo stesso presidente Putin e dalla sua cricca di potere, che ruota da vent’anni attorno ai servizi segreti dell’ex Kgb. Gli agenti di sicurezza della Russia di cui, da mediocre funzionario, lo stesso Putin aveva fatto parte ai tempi dell’Unione Sovietica.

“Rischio 30 anni di carcere”

Navalny adesso lancia un nuovo allarme. “Hanno aggiunto accuse assurde con cui potranno condannarmi a 30 anni di prigione” ha affermato. “Un inquirente nel caso per estremismo ha detto ieri che c’è un fascicolo separato per terrorismo sulla base di accuse secondo cui io, in prigione, commetto attacchi terroristici“. Aleksei Navalny deve già scontare diversi anni di carcere per due diverse condanne e ora rischia di non uscire più di galera.

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il presidente russo Vladimir Putin. Foto Ansa/Epa Gavriil Grigorov

Le autorità carcerarie della Russia hanno così imposto nuovamente 15 giorni di isolamento a Navalny, secondo quanto denunciato dal Team Navalny (i collaboratori della sua Fondazione anti Corruzione). È la 14ª volta che questo accade, dalla scorsa estate. L’oppositore di Putin aveva appena terminato due settimane di isolamento e il suo team sottolinea come non sia stata neanche rispettata la consuetudine di permettere almeno un giorno di riposo fra un periodo di isolamento e l’altro, già in vigore ai tempi dell’Urss. La vicenda del dissidente è stata celebrata anche nel documentario Navalny di Danel Roher che in America ha vinto Il Premio Oscar 2023.

Il destino dei “traditori” della Russia

Come detto, in generale la Russia si sta avvitando su se stessa, contro il suo stesso popolo. Se è vero che Putin gode ancora di largo consenso nel paese, crescono però le voci della dissidenza, in primo luogo contro la prosecuzione di una guerra che molti russi non capiscono e non approvano. Per questo i senatori del Consiglio Federale hanno inasprito le sanzioni di “alto tradimento“. E se fino a ieri si arrivava a un massimo di 20 anni di carcere, d’ora in poi chi contesta, o anche solo critica, la famigerata, e finora fallimentare rispetto agli obiettivi iniziali, “operazione militare speciale” in Ucraina rischia il carcere a vita.

La norma si applica alle persone che sono ancora sul territorio nazionale. Per i russi – e sono migliaia – che in un anno si sono rifugiati all’estero è allo studio un disegno di legge per identificarli come “traditori della patria“. E confiscarne i beni. L’organizzazione OVD-Info, che da anni monitora lo stato dei diritti umani in Russia, ha evidenziato come queste regole possano ritorcersi contro il Cremlino determinando nuove inchieste per crimini di guerra russi da parte della comunità internazionale.

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Oscar 2023, da sin., Zahar Navalny, Yulia Navalnaya, Maria Pevchikh (del Team Navalny), Odessa Rae e Dasha Navalnaya. Foto Ansa/Epa Nina Prommer

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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