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Mattarella e il 25 Aprile col primo Governo della destra post fascista

Il capo dello Stato all'Altare della Patria con La Russa, Meloni e Crosetto. La premier: "Il frutto della Liberazione è la Costituzione"

Si celebra il 78° 25 Aprile, Festa della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori sulla tomba del Milite Ignoto, all’Altare della Patria a Roma. Con lui il presidente del Senato, Ignazio La Russa, la premier Giorgia Meloni e il ministro della Difesa, Guido Crosetto.

Il capo dello Stato si è poi recato a Cuneo, città Medaglia d’Oro della Resistenza, uno dei più importanti territori in tutta Italia per la nascita e lo sviluppo del movimento partigiano antifascista.

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Sergio Mattarella all’Altare della Patria il 25 aprile 2023. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Mattarella a Cuneo, Borgo e Boves

Sergio Mattarella renderà omaggio al Monumento della Resistenza e visiterà in forma privata il Museo Casa Galimberti, dedicato all’avvocato Duccio Galimberti, partigiano ed eroe di Cuneo. Al Teatro Torselli interverrà per la cerimonia commemorativa del 25 Aprile. Nel pomeriggio, dalle 15.30, sarà a Borgo San Dalmazzo, al Memoriale della deportazione Museo MEMO 4345, che racconta la Shoah e ricorda in particolare gli ebrei deportati da questo paese. Poi a Boves, al Monumento alla Resistenza.

Nel paese di Boves si consumò il primo documentato eccidio di civili innocenti da parte dell’esercito nazista il 19 settembre 1943. Furono massacrati in 24, e 350 furono le case date alle fiamme. Altri due eccidi, sempre nello stesso paese della provincia di Cuneo, avvennero tra il 31 dicembre 1943 e il 3 gennaio 1944. A scatenare i rastrellamenti e la ferocia disumana dei militari tedeschi furono il rapimento di due soldati delle SS e la morte di un terzo per mano della formazione partigiana locale comandata da Ignazio Vian, una delle prime a sorgere in Italia.

Il significato del 25 Aprile

Per il presidente della Repubblica occorre “tenere viva la memoria” delle atrocità nazi-fasciste ma soprattutto non dimenticare quanti lottarono e “permisero la liberazione dell’Italia dall’oppressione nazifascista” conclusasi il 25 aprile di 78 anni fa. Un monito che assume un particolare valore nel momento in cui per la prima volta nella storia repubblicana c’è un Governo di destra-centro, in cui Fratelli d’Italia, il partito che esprime la premier Giorgia Meloni, è derivato dal post fascismo.

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Mattarella saluta La Russa il 25 aprile all’Altare della Patria. Foto Ansa/Francesco Ammendola

La Russa se ne va a Praga

A quasi 80 anni dal 25 aprile 1945 l’Italia è un Paese spaccato da lacerazioni antiche, non del tutto superate. La rappresentazione plastica di questa divisione si spalanca leggendo l’agenda delle due prime cariche dello Stato per la festa nazionale della Liberazione. Il presidente della Repubblica sarà in Piemonte, come detto. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ex missino, si allontanerà dall’Italia e si recherà a Praga, per omaggiare la figura di Jan Palach, eroe della resistenza ai carri armati sovietici che invasero la Cecoslovacchia nel 1968.

Resta da segnalare che La Russa a Praga visiterà anche il campo di concentramento nazista di Theresienstadt (detto Terezin). Di certo non si visiterà la Risiera di San Sabba: il campo di concentramento nazista di Trieste, da cui gli italiani rastrellati anche grazie alla solerte collaborazione dei fascisti asserviti a Hitler venivano deportati nei lager tedeschi.

Meloni sul 25 Aprile: “No al fascismo

Nel suo primo 25 aprile da premier, la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, affida a una lettera al Corriere della Sera “alcune riflessioni che mi auguro possano contribuire a fare di questa ricorrenza un momento di ritrovata concordia nazionale“. “Da molti anni – scrive la premier – e come ogni osservatore onesto riconosce, i partiti che rappresentano la destra in Parlamento hanno dichiarato la loro incompatibilità con qualsiasi nostalgia del fascismo“. “Il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana“.

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Sergio Mattarella all’Altare della Patria con la premier Meloni. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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