Una seduta del Governo Meloni per la cabina di regia sul PNRR. Foto Ansa/Chigi Filippo Attili
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), varato due anni fa dal Governo Draghi per spendere i 191 miliardi di euro di fondi europei che il Governo Conte II era riuscito a ottenere all’Italia nell’ambito del programma Next Generation EU, è diventato un tormentone per il Governo Meloni.
La premier prova a rassicurare sul fatto che si tratta di “un’opportunità” e non di “un problema“. Ma il ministro Raffaele Fitto è costretto ad annunciare che la Commissione europea, che eroga di volta in volta i finanziamenti, non darà un euro per i nuovi stadi di Firenze e Venezia.
Una seduta del Governo Meloni per la cabina di regia sul PNRR. Foto Ansa/Chigi Filippo Attili
“Gli interventi del Bosco dello Sport di Venezia e dello stadio Franchi di Firenze non potranno essere rendicontati a valore delle risorse PNRR“. Queste le parole, in un comunicato stampa, di Fitto che è ministro gli Affari Europei e il PNRR. “I servizi della Commissione, infatti, a seguito di un ulteriore approfondimento istruttorio, hanno confermato la non eleggibilità di entrambi gli interventi“. A questo punto occorre “finalizzare la positiva verifica di tutti gli obiettivi (del PNRR, ndr. ) al 31 dicembre 2022. Necessari allo sblocco della terza rata da 19 miliardi di euro (del programma Next Generation EU, ndr.).”
Al di là della delusione di fiorentini e veneziani per i rispettivi progetti sportivi, il problema del PNRR, a due anni dalla sua implementazione, è di vera e propria tenuta complessiva. “Il sistema Italia non è in grado di mettere a terra tutti i progetti del PNRR” ha dichiarato alla Stampa il ministro della Difesa, e braccio destro di Giorgia Meloni, Guido Crosetto. “Bisogna prendere solo le risorse che siamo in grado di spendere“. “L’Italia può fare tutto tranne che perdere i soldi” ha poi sottolineato Crosetto.
“Faccio un esempio: prendiamo 100 milioni di euro per un’opera, entro la scadenza ne spendiamo solo 98. Significa che dobbiamo restituirne 98 milioni e ci teniamo l’opera non finita che dovremo pagare con il nostro bilancio. Il problema non è solo burocratico, di progettazione. La vera domanda è se l’Italia ha la possibilità di scaricare a terra 200 miliardi in 3 anni“. “Consiglierei di prendere solo i fondi che si è sicuri di spendere“.
L’ex premier Mario Draghi col ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Fabio Frustaci
Sull’intervista di Crosetto alla Stampa c’è in realtà polemica. Perché il ministro sostiene come il quotidiano torinese abbia completamente travisato il suo pensiero. Dalla Stampa però ribattono che è tutto documentato e trasmesso via social con video e audio dell’intervista pubblica svolta il 21 aprile presso la sede della Confindustria di Cuneo davanti a centinaia di persone. Una cosa è certa: mentre il Governo Draghi di unità nazionale aveva fatto dell’attuazione del PNRR il principale dei suoi obiettivi, il Governo Meloni ha un altro approccio. Meno tecnico e più politico. “Sul PNRR sento e leggo cose che non esistono” ha dichiarato a Milano Finanza Giorgia Meloni. “Governo e maggioranza stanno lavorando con la Commissione europea per risolvere alcuni problemi strutturali del piano“.
“Ma il PNRR, sia chiaro, non è un problema, ma una grande opportunità che il Governo non si lascerà sfuggire, nonostante errori e ritardi che ha ereditato. Per questo siamo al lavoro per rimodulare il piano e risolvere le criticità, puntando su quei progetti per i quali i finanziamenti possono essere spesi entro la scadenza del piano” ha aggiunto Meloni. Vale a dire entro il 31 agosto 2026. Ci sono soltanto 3 anni di tempo e adesso l’Italia deve correre.
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