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Bce, il vicepresidente De Guindos: “Taglio tassi a giugno è certo, salvo sorprese”

Ancora non è chiaro di quanto ma la decisione della Banca centrale europea sembra incontrovertibile

In un’intervista a quotidiano francese Le Monde, il vicepresidente della Banca centrale europea (Bce), Luis de Guindos, ha ribadito l’intenzione dell’istituto di abbattere il costo del denaro. “Siamo stati molto chiari – ha dichiarato – se le cose si muoveranno nella stessa direzione delle ultime settimane, allenteremo la nostra politica monetaria restrittiva a giugno. Ammesso che non ci siano sorprese da qui ad allora è un fatto compiuto”.

A una domanda su quanto rapidamente la Bce potrà tagliare i tassi di interesse dopo la mossa di giugno, ha risposto: “Ciò dipenderà, ad esempio, dall’evoluzione dei dati, dalla situazione geopolitica e dal potenziale impatto sui prezzi del petrolio. Dovremo inoltre monitorare l’andamento dei salari e della produttività. E dovremo tenere conto di ciò che sta accadendo negli Stati Uniti, dove l’inflazione è più elevata. Il livello di incertezza rende molto difficile dirlo. Ho già menzionato giugno. Per quanto riguarda ciò che accadrà dopo, sono propenso a essere molto cauto”.

Vicepresidente Banca centrale europea
Il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos. Foto Ansa/Epa Christopher Neundorf

La Bce deve tenere conto della Fed

Rispetto alle differenze nelle politiche monetarie tra la Bce e la Fed, la banca centrale statunitense, Luis de Guindos ha detto che “l’economia statunitense è la più grande economia del mondo. Ciò che decide la Federal Reserve è cruciale non solo per gli Stati Uniti, ma anche per l’economia globale, che interessa anche l’area euro. Il tasso di cambio euro-dollaro potrebbe essere uno dei canali attraverso i quali si avrà un impatto. Non abbiamo un obiettivo sul tasso di cambio, ma dobbiamo tenere conto dell’impatto dei movimenti del tasso di cambio. I flussi di capitale sono un altro canale significativo. Se i rendimenti a lungo termine negli Stati Uniti diventeranno molto più alti che nel resto del mondo, attireranno capitali“.

Inoltre, le preoccupazioni per gli Stati Uniti potrebbero essere trasmesse attraverso le aspettative dei mercati finanziari, ha spiegato il vicepresidente della Bce. Mercati “che attualmente scontano un perfetto processo di disinflazione. Con un atterraggio morbido per l’economia, un calo dell’inflazione, tassi di interesse più bassi. Se dovesse succedere qualcosa di spiacevole, potremmo assistere a un aumento della volatilità e a una correzione dei prezzi che potrebbe estendersi alle banche europee“.

Fabio Panetta Banca Italia
Il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta. Foto Ansa/Alessandro Di Meo

Panetta: “Seguire il monito di Einaudi

Nelle stesse ore in cui l’alto funzionario della Bce parlava a Le Monde, in Italia parlava il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta. La Ue deve passare da un modello di crescita basato su export e domanda esterna “al rafforzamento della domanda interna e al mercato unico“. Così Panetta, secondo cui “le controversie commerciali e gli shock globali rendono questa strategia di crescita meno sostenibile e più rischiosa“. Per il governatore italiano la Cina, uno dei “principali mercati di sbocco europei” sta riducendo l’apertura commerciale oltre a rendere sempre più competitivi i suoi produttori.

Il governatore della Banca d’Italia ha quindi aggiunto come “l’Europa deve convogliare a suo favore la forza collettiva dei Paesi che la compongono” e ha citato l’economista (e governatore della Banca d’Italia oltre che presidente della Repubblica) Luigi Einaudi. “La necessità di unificare l’Europa è evidente – scriveva Einaudi – gli Stati esistenti sono polvere senza sostanza. Nessuno di essi è in grado di sopportare il costo di una difesa autonoma. Solo l’unione può farli durare. Il problema non è fra l’indipendenza e l’unione; è fra l’esistere uniti e lo scomparire“. Per Panetta quindi il monito di Einaudiè tremendamente attuale nei tempi di frammentazione e di guerra che stiamo vivendo. Le risposte che daremo dovranno essere all’altezza delle sfide che abbiamo di fronte“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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