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Credit Suisse: i sauditi non la rifinanzieranno, crollano le Borse in tutta Europa

Il comparto dei titoli bancari perde il -6,2%. Société Génerale e Bnp Paribas cedono il -10%

La storica banca svizzera Credit Suisse, che esiste e opera da 167 anni, rischia di avvicinarsi seriamente al fallimento. Il valore delle azioni è crollato in Borsa, il 15 marzo, dopo che il principale azionista – la saudita Saudi National Bank – ha escluso la possibilità di fornire supporto finanziario in caso ulteriori richieste di liquidità.

A Zurigo le azioni di Credit Suisse hanno ceduto il -28% a 1,59 franchi: il minimo storico. Come in un effetto domino, le Borse europee sono in caduta libera.

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Il logo della banca svizzera Credit Suisse in un edificio a Zurigo. Foto Ansa/Epa Michael Buholzer

Il Credit e le altre banche

Le vicende della banca svizzera si sono abbattute sul comparto delle banche provocando un calo complessivo per il settore pari al -6,2%. Tra i principali listini, Parigi cede il -3,4%, Madrid -3,7%, Francoforte -2,7% e Londra -2,3%. Tra le banche, Société Génerale e Bnp Paribas cedono il -10%. Non si arresta la caduta di Piazza Affari a Milano. L’indice Ftse Mib è trascinato a -4% dal tracollo dei titoli bancari. A pesare sono i timori legati a Credit Suisse dopo che gli azionisti sauditi si sono detti indisponibili ad una iniezione di nuova liquidità. Si allarga ancora lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi che sfonda quota 199 punti con il rendimento del decennale che scende al 4,11%.

I titoli petroliferi sono in forte calo a New York, dove le quotazioni perdono il 4,8% a 67,93 dollari al barile con l’intensificarsi dell’avversione al rischio. “Stiamo monitorando la situazione, l’impatto sull’Ue sembra contenuto. Ma dovremmo riflettere sulle lezioni da imparare per il settore bancario europeo“, ha detto la commissaria Ue per i Servizi Finanziari, Mairead McGuinness. La politica irlandese è intervenuta all’Eurocamera sugli effetti del crac dell’americana Silicon Valley Bank. “Assieme alle autorità di vigilanza stiamo monitorando gli sviluppi” ha dichiarato la commissarie Ue. “E ciò include una reazione dei mercati che inizialmente è stata negativa ma poi si è calmierata“.

Credit Suisse, cosa sta succedendo

I certificati di assicurazione sull’insolvenza – i cosiddetti credit default swap – di Credit Suisse si stanno avvicinando alla soglia critica dei mille punti. Un livello che indica un serio pericolo per la continuità aziendale del gruppo. In particolare i certificati a un anno si sono portati a 835,9 punti base il 14 marzo, secondo la piattaforma Cmaq. Vale a dire che si collocano sui massimi di sempre, e valgono 18 volte gli analoghi titoli derivati della rivale Ubs e circa 9 volte quelli di Deutsche Bank.

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Ammar Al Khudairy, presidente della Saudi National Bank, che controlla Credit Suisse. Foto Twitter @coinwirehq

La banca nazionale saudita

Il punto è che la banca saudita, principale azionista di Credit Suisse, ha escluso di fornire ulteriore assistenza alla banca svizzera a causa di problemi normativi. Lo riporta l’agenzia di stampa americana Bloomberg citando una intervista al presidente della Banca nazionale saudita, Ammar Al Khudairy.

La risposta “è assolutamente no, per molte ragioni. Alcune di queste sono di tipo normativo e statutario“, evidenzia Al Khudairy in una intervista a Bloomberg Tv, rispondendo a una domanda se la banca è disposta a sostenere il Credit Suisse in caso di ulteriore richiesta di liquidità. La Saudi National Bank è un istituto di credito di cui il fondo sovrano saudita possiede il 37% del capitale. Ed è diventata il maggior azionista del Credit Suisse alla fine dello scorso anno, dopo aver acquistato una partecipazione del 9,9% dell’istituto di credito svizzero.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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