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Ucraina, la Cina e il piano di pace in 12 punti

È un documento che sottintende, di fatto, la nascita di un nuovo ordine internazionale

Quale ruolo vuole realmente giocare la Cina nel conflitto ucraino? Il rappresentante di Pechino si è astenuto anche nell’ultima risoluzione di condanna della Russia che l’ONU ha varato. Ma in occasione del compimento di un anno di guerra Xi Jinping ha presentato un piano di pace in 12 punti.    

Nel piano si individuano i passi salienti per arrivare, se non alla cessazione definitiva della guerra, a un cessate il fuoco tra Mosca e Kiev. Quindi all’avvio di un dialogo, unico percorso utile a risolvere la crisi.

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Il presidente cinese Xi Jinping. Foto Ansa/Xinhua/Li Xueren

Le colpe dell’Occidente

Da quando la Russia ha invaso l’Ucraina la Cina ha rivendicato la sua posizione di neutralità nel conflitto. E ha anche affermato che “non ci sono limiti” nella sua relazione con la Russia, spiegando di non voler criticare l’invasione. A essere sotto accusa, per Pechino, è invece la comunità internazionale, alla quale la Cina domanda di revocare le sanzioni a Mosca, che considera un strumento sbagliato e dannoso. L’Occidente, per la Cina, è infatti colpevole di “aumentare il livello del conflitto” fornendo armi all’Ucraina.

Cina, una posizione difficile

Ma negli ultimi tempi il presidente Xi Jinping e la classe politica che governa il paese sono apparsi preoccupati per il prolungarsi della guerra in Ucraina. La Cina si trova ad affrontare una strategia geopolitica complessa. È alleata della Russia e si sta scontrando con gli Stati Uniti in una guerra commerciale, informatica, spionistica e diplomatica. Tuttavia non avrebbe voluto la guerra in Ucraina e la tollera mal volentieri perché il conflitto sta creando gravi problemi economici e commerciali a livello globale.

Al tempo stesso Pechino, sempre pronta ad alzare la voce se qualcuno si avvicina troppo ai suoi confini, non ha mai cercato una politica da superpotenza gendarme del mondo, come gli Usa. Adesso, però, anche a seguito della pandemia di Covid di cui è stata l’epicentro planetario, e della volontà di risollevarsi rilanciando una sorta di multilateralismo cinese – attraverso la cosiddetta Nuova Via della Seta – ha l’occasione di salire sul proscenio come forza di mediazione internazionale.

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Putin (destra) stringe la mano al capo della diplomazia cinese Wang Yi al Cremlino il 22 febbraio 2023. Foto Ansa/Epa Anton Novoderezhkin/Sputnik

I 12 punti del piano

Dopo il viaggio in Europa Italia compresa, fino al Quirinale – del capo della diplomazia Wang Yi, il quale ha incontrato anche Putin, la Cina propone apertamente il suo piano per la pace in Ucraina. Questi i 12 punti di cui consta: 1- Rispettare la sovranità nazionale di tutti i Paesi. 2- Abbandonare la mentalità della guerra fredda. 3- Cessare le ostilità. 4- Riprendere i colloqui di pace. 5 Risolvere la crisi umanitaria. 6 Proteggere i civili e i prigionieri di guerra. 7 Mantenere al sicuro i siti nucleari. 8 Ridurre i rischi strategici. 9. Favorire le esportazioni dei cereali. 10 Mettere fine alle sanzioni unilaterali. 11 Mantenere stabili i canali di rifornimento e dell’industria. 12 Favorire la ricostruzione post bellica.

La Cina e il concetto di sovranità

Rispettare la sovranità di tutti i paesi’‘, è il primo dei punti e uno dei più importanti tra quelli elaborati dal presidente della Cina Xi Jinping. Un messaggio diretto alla Russia e alla decisione di Putin di invadere l’Ucraina. Ma è anche un messaggio agli Stati Uniti, ai quali la Cina dice che “i doppi standard devono essere respinti“. Il riferimento è alla politica americana adottata, ad esempio, in Iraq o in Afghanistan. Dunque il piano cinese per la pace in Ucraina sottintende, di fatto, la nascita di un nuovo ordine internazionale. E chiede un cambio di passo non soltanto alla Russia ma anche agli Stati Uniti. Un fatto appare certo: senza un’intesa fra Cina e Usa la guerra fra Russia e Ucraina difficilmente si fermerà presto.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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