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Ucraina: il Donbass è di nuovo il cuore della guerra, e i russi avanzano

A quasi un anno dal giorno dell'invasione, Mosca afferma di avere successo e Borrell attacca: "È disinformazione"

Si avvicina la primavera e il rischio è che la guerra in Ucraina cominci a trasformarsi in un conflitto allargato, di tipo nucleare. La Russia sta concentrando i suoi sforzi bellici nel Donetsk e nel Lugansk (Donbass) e a breve potrebbe scatenare un’offensiva anche in altre aree del paese che ha invaso.

Il 24 febbraio cadrà un anno esatto dall’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca e Kiev reclama a gran voce dagli alleati della NATO armi pesanti. Carri armati potentissimi e mai inviati finora giungeranno a sostegno dei soldati ucraini, anche se non i caccia F16. Ma il rischio è che i russi rispondano con armi nucleari se, ad esempio, i carri e nuovi missili a lunga gittata colpiranno il loro territorio.

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Un uomo si china su una persona colpita, a terra, a Kramatorsk, Ucraina, il 2 febbraio 2023. Foto Twitter @LvivJournal

Ucraina, offensiva russa

Una cosa appare certa agli occhi degli osservatori internazionali: è imminente una nuova offensiva degli invasori russi in Ucraina. Lo ha ribadito, del resto, il governatore della regione di Lugansk, Serhiy Haidai, nel corso di una intervista televisiva. Un rapporto dello Stato maggiore dell’esercito ucraino, citato dall’agenzia di stampa Unian, riporta notizie di azioni offensive dei russi già in corso nelle aree di Kupyan, Lyman, Bakhmut – dove si combatte aspramente da mesi – Avdiiv e Novopavliv.

L’esercito dell’Ucraina è in difficoltà. Nelle ultime 24 ore le forze di difesa hanno respinto gli attacchi degli occupanti nelle aree degli insediamenti di Novoselyvske, Kreminna e Dibrova della regione di Lugansk. Così come a Verkhnyokamianske, Vesele, Zaliznyanske, Krasna Gora, Bakhmut, Ivanovske e Paraskoviyvka, nella regione Donetsk. Lo sostiene lo Stato maggiore ucraino. Ma le truppe sono sotto forte pressione. Da parte sua il leader separatista filorusso Denis Pushilin, citato dall’agenzia di stampa russa Tass, sostiene che le forze armate russe e i loro collaboratori hanno ottenuto alcuni successi nella zona di Siversk, fondamentali per la liberazione di Krasny Lyman, nel Donetsk.

Secondo l’Ucraina 1.030 soldati russi sono rimasti uccisi in battaglia nelle ultime 24 ore, portando così le perdite totali dell’esercito russo a circa 133.190 militari morti. Distrutti anche 14 carri armati (3.245 dall’inizio dell’invasione); 28 veicoli corazzati da combattimento (6.443 unità); un sistema di artiglieria (2232). Si tratta di dati che però non sono facilmente verificabili da fonte indipendente. Il 6 febbraio i russi hanno lanciato 6 attacchi missilistici e 24 attacchi aerei. E hanno effettuato 75 attacchi da sistemi di missili a salve. In particolare contro oggetti civili nelle regioni di Kharkiv, Donetsk, Dnipropetrovsk e Kherson.

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L’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell. Foto Ansa/Epa Olivier Hoslet

Bugie russe sull’Ucraina

L’Europa punta di nuovo il dito contro Mosca, che sarebbe ormai a un passo dallo scatenare un’ampia offensiva in Ucraina. E l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell, accusa: “La Russia usa la manipolazione dell’informazione come un’arma, perché la guerra in Ucraina non si combatte solo con i proiettili“. “Questa battaglia è in corso – aggiunge – il ministro Lavrov gira l’Africa e diffonde menzogne sulle responsabilità della guerra e sugli effetti che ha sul mondo“. Borrell ha rilasciato queste dichiarazioni martedì 7 febbraio a Bruxelles, in apertura della conferenza sulla disinformazione. “La Russia usa migliaia di persone, ha industrializzato la disinformazione, è un’arma, che fa male, uccide” ha detto ancora Borrell. Un’arma, dunque, che “uccide la capacità delle persone di capire cosa accade. Se l’informazione è tossica, la democrazia non può funzionare“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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