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Gli Stati Uniti abbattono il pallone spia, con la Cina è ormai guerra fredda

Biden ha dato l'ordine di eliminare l'oggetto volante, colpito da un missile e caduto in mare

Il presidente Joe Biden ha dichiarato che, dietro suo ordine, gli Stati Uniti hanno abbattuto con “successo” il pallone-spia cinese che da giorni sorvolava l’America. 

Secondo Pechino si trattava di un oggetto volante destinato alla ricerca scientifica meteorologica, che per errore aveva sconfinato. Di tutt’altro parere gli americani che ritengono si trattasse di un pallone aerostatico di ricognizione a scopi di di sorveglianza e raccolta di informazioni sensibili.

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La sequenza dell’abbattimento del pallone aerostatico cinese che gli Usa ritenevano essere un oggetto volante spia. Foto Twitter @NavalInstitute

I detriti del pallone-spia

In particolare, gli Stati Uniti ritengono che il pallone-spia stesse monitorando siti militari. Compresi quelli contenenti missili nucleari, come la Malmstrom Air Force Base di Billings, nello Stato settentrionale del Montana. Lo afferma un funzionario della Difesa americana, sottolineando che ad abbattere il pallone-spia è stato un missile aria-aria lanciato da un caccia F-22. Le operazioni sono in corso per recuperare i resti dell’oggetto volante. I detriti, dicono i funzionari statunitensi, sono importanti perché hanno valore di intelligence.

Adesso la tensione fra gli Stati Uniti e la Cina – le due maggiori superpotenze mondiali – è destinata a crescere. Washington non ha neppure messo in guardia Pechino sul progetto, poi realizzato, di abbattere il pallone-spia. Lo riporta l’agenzia Bloomberg citando alcune fonti vicine al dossier. Secondo i media americani, funzionari dell’FBI analizzeranno i resti del pallone aerostatico nel laboratorio di Quantico, in Virginia.

“Mai così tanto nei nostri cieli”

Un alto funzionario della Difesa degli Stati Uniti ha detto alla Cnn che ci sono stati tre casi durante l’amministrazione Trump in cui la Cina ha sorvolato brevemente gli Stati Uniti continentali con un pallone di sorveglianza. I “palloni di sorveglianza del governo della Repubblica popolare cinese sono transitati brevemente negli Stati Uniti continentali almeno tre volte durante la precedente amministrazione. E una volta all’inizio di questa amministrazione, ma mai per un periodo di tempo come questo“, ha spiegato Mark Esper, l’ex segretario di Stato alla alla Difesa dell’amministrazione Trump.

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Xi Jinping con Joe Biden lo scorso novembre. Sembrano lontani i tempi in cui i due potevano incontrarsi. Foto Ansa/Epa/Xinhua Li Xueren

Pallone abbattuto in mare

Diverse navi della Marina e della Guardia Costiera degli Stati Uniti si trovano nell’area in cui è caduto il pallone. E ora stanno proteggendo il perimetro individuato, ha detto un alto funzionario militare statunitense. La Marina aveva previsto di dover recuperare i detriti in acque profonde, ma i resti si trovano a poco più di 14 metri, quindi il recupero sarà “abbastanza facile“. Il funzionario ha aggiunto che “i sommozzatori della Marina” scenderanno in acqua se necessario per assistere nell’operazione.

La reazione cinese

L’Amministrazione Biden è dunque convinta che il pallone-spia servisse alla Cina per tentare di sorvegliare siti strategici negli Stati Uniti. Non solo. Un secondo pallone è stato individuato sui cieli dell’America latina. La reazione di Pechino non si è fatta attendere. Quale Paese responsabile, “la Cina si attiene con rigore al diritto internazionale. Non accettiamo alcuna speculazione o propaganda infondata“, ha dichiarato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi. Con un’altra dichiarazione, il suo ministero ha riaffermato che il pallone aerostatico incriminato era a uso civile per le ricerche meteo e ha accusato a testa bassa i media e i politici Usa. I quali “hanno approfittato” e usato “l’incidente come pretesto per attaccare e diffamare la Cina“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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