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Opere d’arte trafugate, rientrano in Italia 60 reperti: valgono 20 milioni

Erano stati commercializzati negli Stati Uniti. Fra essi un affresco di Pompei del I secolo dopo Cristo

Sono in tutto 60 le opere d’arte e i reperti archeologici che dagli Stati Uniti sono rientrati in Italia. Trafficanti d’arte le avevano commercializzate oltre oceano.

Le opere, del valore di oltre 20 milioni di dollari, tornano in Italia grazie alla collaborazione tra i Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC) e il New York County District Attorney’s Office (DAO).

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Alcune delle opere d’arte rubate dall’Italia, finite negli Stati Uniti, e ora rientrate. Foto Twitter @MiC_Italia

Fra le opere recuperate c’è anche un affresco pompeiano raffigurante l’Ercole fanciullo con serpente, risalente al I secolo d.C.. Si tratta del provento di scavi clandestini in area vesuviana. “È un grande successo contro traffico illecito” il commento del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. I beni che i carabinieri hanno recuperato sono il frutto del saccheggio di siti archeologici italiani alimentato da trafficanti senza scrupoli.

Opere rubate e collezionate

Si tratta di opere rimaste per anni in musei, case private e gallerie estere senza alcun diritto di proprietà. Alcuni reperti erano confluiti in collezioni private statunitensi, come in quella di uno dei più grandi collezionisti d’arte antica del mondo, al quale è stato ora imposto, fatto inedito, un divieto a vita di acquistare antichità.

Per smascherare i criminali, oltre al lavoro investigativo dell’Arma e delle competenti autorità statunitensi, è servito anche il contributo tecnico-scientifico degli esperti del ministero della Cultura. Ma non solo: c’è voluto anche il supporto del ministero degli Esteri per la cooperazione giudiziaria e di polizia. Un insieme, cioè, fattori che hanno consentito l’individuazione, il recupero e la restituzione delle opere e dei reperti trafugati.

Il bilancio dell’attività dei carabinieri

I carabinieri hanno reso noti numeri e cifre dell’attività svolta nel 2022 dai militari della Tutela del patrimonio culturale (Tpc) nel contrasto ai traffici illeciti di opere e beni culturali. Sono quasi 75mila, complessivamente, i beni archeologici e paleontologici recuperati. E sono 1.227 le opere false sequestrate, con un valore, qualora immesse sul mercato come autentiche, di oltre 85 milioni di euro. L’attività operativa dell’anno, i cui dati non sono ancora completi, ha fatto registrare centinaia di verifiche sulla sicurezza in musei, biblioteche e archivi, perquisizioni e 971 persone denunciate.

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Una donna carabiniere mostra uno dei reperti ritrovati dopo che erano stati rubati. Foto Twitter @MiC_Italia

Denunce contro i ladri

In particolare, secondo quanto anticipato in occasione della presentazione delle 60 opere recuperate dagli Usa, nel 2022 i furti di beni culturali sono stati complessivamente 288. Di questi, 10 in musei e ben 123 nei luoghi di culto. Sono stati inoltre 31.672 i beni d’arte controllati nella Banca Dati Leonardo e 1.419 i controlli alle aree archeologiche terrestri e marine. Alcuni di questi controlli sono avvenuti in collaborazione con i carabinieri del Raggruppamento Aeromobili o dei Nuclei Subacquei. I militari hanno denunciato 64 persone per scavo clandestino. Sono stati invece oltre 2mila i controlli effettuati presso esercizi antiquariali, in parte svolti online anche su cataloghi d’asta.

Dall’inizio dell’anno i carabinieri del nucleo Tutela del patrimonio culturale hanno effettuato 1.584 controlli a siti monumentali o paesaggistici rilevando attività illecite e procedendo al deferimento di 124 persone. Ma anche al sequestro di 8 immobili e 2 tra aree paesaggistiche o strutture (edificate senza le previste autorizzazioni) ricadenti in aree soggette a vincolo. Il ritrovamento e il recupero delle opere d’arte rubate e finite negli Usa giunge in un momento particolare per l’Europa. Perché mentre l’Italia ha nel nucleoTutela del patrimonio culturale dei carabinieri un reparto invidiato in tutto il continente, la Francia si muove per restituire le opere trafugate nel corso dei secoli (si pensi a quelle rubate da Napoleone).

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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