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L’Ora, Giovanni Alfieri: “Claudio Santamaria così come Nicastro è il maestro che tutti vorremmo avere”

L'attore si è raccontato a VelvetMAG svelando alcuni retroscena del personaggio che andrà ad interpretare come anche alcuni aneddoti della sua carriera

Da mercoledì 8 giugno andranno in onda in prima serata su Canale 5 le puntate de L’ORA – Inchiostro contro piombo. Nel cast tra i co-protagonisti della serie tv, accanto a Claudio Santamaria, troviamo il giovane attore Giovanni Alfieri che andrà ad interpretare il ruolo di Domenico Sciamma.

La miniserie, composta da cinque puntate, racconta le vicende de L’ORA, il quotidiano palermitano fondato a inizio Novecento dalla famiglia Florio e attivo dal 1900 al 1992. Un giornale che ha affrontato e combattuto la mafia sbattendo in prima pagina vari episodi di criminalità. L’Ora – Inchiostro contro piombo è diretta dai registi Piero MessinaCiro D’Emilio e Stefano Lorenzi ed è stata realizzata prendendo spunto da fatti realmente accaduti tra la fine degli Anni ’50 e i primi Anni ’60. La redazione VelvetMAG ha avuto il piacere di incontrare uno dei protagonisti della serie tv, Giovanni Alfieri. L’attore ha vestito i panni di Domenico Sciamma un giovane provinciale con il sogno di diventare giornalista d’inchiesta, un giornalista d’assalto. E quale scenario migliore se non quello della Palermo Anni ’60?

Intervista esclusiva a Giovanni Alfieri

Nella nuova miniserie L’Ora – Inchiostro contro piombo inizialmente dovevi interpretare il ruolo del boss Luciano Leggio (Liggio), poi ti hanno scelto come giornalista. Ci sono delle caratteristiche di questo personaggio che hai sentito meno tue?

Non c’è un vero sentire un di più o un di meno rispetto a un carattere. La cosa divertente di un attore è proprio questa: portare a sé delle cose che non ti appartengono. Il ruolo di Luciano Leggio era molto divertente perché mi dava modo di giocare e di lavorare un tanto di overacting, cosa che a me piace particolarmente. E in qualche modo mi attirava poter dare una chiave di lettura a quel personaggio in maniera molto marcata, quasi un po’ alla Joker Phoenix per capire cosa intendo per overacting. Il che non vuol dire che non mi apparteneva, ma semplicemente ci siamo resi conto che lavorando sul ruolo di Domenico Sciamma, personaggio che interpreto nella serie, lo strumento suonava in maniera diversa, quasi in maniera più accordata, come se fosse una chitarra. Non significa che il ruolo di Leggio fosse stonato, ma semplicemente suonava in maniera diversa.

Parliamo del ruolo di Domenico Sciamma, in cosa ti assomiglia?

Nel vedere questo lavoro provato e finito, sia internamente che dall’esterno, ci siamo resi conto che il personaggio di Domenico Sciamma è più simile a me rispetto all’età anagrafica al fatto di avere un obiettivo da seguire e un sogno da realizzare. Questo sicuramente è il lato più simile a me. Poi per certi aspetti chiaramente alcune cose magari non mi appartengono, ma sono riuscito, mi auguro, a renderli nel miglior modo: l’ingenuità, la purezza d’animo. Che sicuramente spero siano caratteristiche che mi appartengano, ma non sono all’ordine del giorno nel mio modus operandi. Anche perché il nostro modo è fatto squali quindi più sei puro e più rimani fuori o vieni sbranato.

Come vivi il fatto di cambiare continuamente aspetto per riuscire ad immedesimarti nei personaggi che andrai ad interpretare?

Un divertimento assoluto, come andare al Luna Park. Infatti, la prima cosa che chiedo quando inizio a lavorare su un personaggio che mi viene affidato o che riesco a vincere tramite provino è fare un’analisi psicologica di questo. A questo punto in base a quel tipo di psicologia cerco di lavorare con il mio corpo per riuscire a rappresentarla attraverso i versi, i movimenti, i gesti. La cosa che più mi diverte è costruire il personaggio un po’ come se stessi giocando al gioco da tavola “Indovina Chi”. Infatti, poi, tutti i dettagli che riesco a mettere insieme per la costruzione del ruolo danno vita al personaggio. Inoltre, attribuiscono sicuramente più forza a tutto quello che è il suo background mentale e psicologico agendo di conseguenza sulla propria storia.

Per ottenere la parte di Domenico Sciamma in L’Ora Inchiostro contro piombo hai dovuto perdere 20 kg. E’ stato impegnativo?

Sicuramente non è stata una passeggiata, ma è stato anche divertente. Perché comunque avevo un carburante molto forte a motivarmi che era quello di raggiungere l’obiettivo di ottenere questa parte. Ero ingrassato per il lavoro che stavo facendo precedentemente a teatro. Interpretavo un meccanico, un ragazzo di provincia di nome Pietro nello spettacolo Mirrorless, a cui tengo particolarmente, e che ebbe particolarmente successo. Pure in questo caso avevo lavorato in questo modo. Avevo immaginato questo meccanico di provincia con la pancia un po’ pronunciata che a tratti esce dalla tuta, con un volto molto pieno e quindi di una stazza presente. Un fisico adeguato a quel tipo di lavoro per la forza, per il fatto di stare 8 ore in piedi a montare e smontare. Quindi avevamo deciso con il regista Cristiano Ciliberti di orientarci verso questo senso.

Poi, invece, quando è arrivata L’ora inchiostro contro piombo mi sono dovuto adeguare. Fortunatamente il tutto è combaciato anche con la fine della tournée e questo non ha intaccato particolarmente il personaggio che stavo interpretando a teatro. Devo dire che è stato divertente lavorare con Piero Messina (regista L’ora inchiostro contro piombo) sulla costruzione del personaggio di Domenico Sciamma.

Antonio Nicastro, interpretato da Claudio Santamaria, è un maestro per il tuo personaggio. Lo è stato per te anche sul set?

Claudio prima come Claudio e dopo come Antonio Nicastro è il maestro che tutti vorremmo avere. La fortuna di entrare in un circuito di professionisti che in qualche modo hanno fatto la storia o hanno cambiato la storia delle cose, Claudio da attore e Nicastro (Vittorio Nisticò) nella sua professione. Quelle menti illuminate che credono profondamente in quello che fanno e quello che principalmente trasmettono è l’amore, la passione e la determinazione nell’ottenere delle cose e nel fare queste cose. Per cui l’insegnamento più grande è quello di dar fiducia all’allievo o, in questo caso, al novizio sia nella storia reale che nella storia della serie. Giovanni come Domenico essendo un nuovo arrivato in questo mondo ha bisogno intorno a sé di gente che crede in lui e che si fidi di lui e delle sue capacità. Chiaramente questa è la visione lunga di chi sa leggere le nuove proposte. Nel caso della serie Nicastro che riesce a cogliere nelle 20 righe dell’articolo che porta Domenico una grande penna. Come, poi, Piero e Ciro per Giovanni hanno saputo cogliere quello che poteva essere un buon attore. Poi – scherza – questo sarà il tempo e il pubblico a deciderlo.

La tua grande passione è il teatro. Come affronti la recitazione sul palco e quella davanti alla macchina da presa?

Le differenze sono sostanziali. Sicuramente l’approccio che io utilizzo nella recitazione è uguale che sia teatro, cinema o televisione. Anche la tecnica è molto simile. Quello che cambia è il mezzo che comporta delle piccole variazioni sul tema. È chiaro che il teatro per me è una grande bilancia che riesce sempre a misurare il mio lavoro, in questo caso basato sull’attitudine, sulla costanza, sulle prove.

Inoltre, quando si fa teatro lo si fa in scena, dunque è vivo come esperimento tecnico. Quindi tu ti rendi conto di come entri nella vita del teatro, nel respiro di un’opera e come questa vive ad un certo punto muore. Nel momento in cui hai fatto la centesima replica ti rendi conto che il tuo personaggio così come lo spettacolo sta andando a finire. Mentre il cinema ha un approccio diverso in quanto l’attore prova più volte la stessa scena e poi viene scelta in qualche modo la migliore. Nel momento in cui viene montata, poi, diventa indelebile.

L’Ora Inchiostro contro piombo ha riscosso grande apprezzamento anche fuori l’Italia?

Sono molto emozionato. Questa mattina stavo scrivendo alla mia famiglia proprio questo. Quando è uscito in tutta Europa, siamo stati in Germania, in Francia, in Svizzera, in Austria, anche in Ucraina prima della guerra la vedevo come una cosa distante. Anche se è andata bene la vedevo in qualche modo come una cosa lontana. Adesso arriva il debutto italiano e questo mi emoziona particolarmente perché la serie sarà vista da quella è casa mia, il mio Paese. Sono molto felice di aver raggiunto questo obiettivo e spero sia il primo di una lunga serie.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sono in preparazione per un film che andrò a girare in Basilicata fra qualche settimana. Inoltre, sto preparando anche uno spettacolo che debutterà a ottobre.

Hai un sogno in questo momento da voler realizzare?

La mia passione è diventata il mio lavoro e in qualche modo è diventato concreta. Adesso le mie passioni sono altre: la campagna, il mare, la moto, i cavalli. Il mio sogno è quello di tornare il prima possibile in una dimensione contadina e a vivere in Sicilia. Senza privarmi, però, di quello che è il mio mestiere e la mia attitudine lavorativa.

 

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Arianna Varvesi

Tv e Cronaca rosa

Romana, studentessa di Giurisprudenza presso l’Università degli Studi Roma Tre. Appassionata di psicologia criminale per cui ha seguito diversi seminari dedicati alle tecniche di riconoscimento della menzogna. Ha approfondito le tematiche del diritto internazionale tanto da prendere parte ad una simulazione ONU organizzata secondo il Model United Nation.
Si occupa di serie tv sul blog di VelvetMAG dedicato ai VIP www.velvetgossip.it. In particolare reality e talent show senza distogliere lo sguardo dalla cronaca rosa.

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