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Il Cacciatore, Alessio Praticò: «Quando Enzo Brusca ha confessato, la troupe ha pianto» [INTERVISTA ESCLUSIVA]

Nella sua carriera ha già interpretato un mafioso assassino in “Lea” di Marco Tullio Giordana, un membro della malavita calabrese trasferitasi a Milano ne “Lo spietato” di Renato De Maria, il mafioso Giuseppe Greco detto “Scarpuzzedda” ne “Il traditore” di Marco Bellocchio.

Ad Alessio Praticò, talentuoso attore calabrese, piacciono i personaggi pieni di sfaccettature, complessi e stratificati. Proprio come Enzo Brusca, mafioso e collaboratore di giustizia (tra gli organizzatori della strage di Capaci e uno dei carcerieri del piccolo Giuseppe Di Matteo) da lui incarnato della serie di Rai Uno “Il cacciatore”.

Intervista ad Alessio Praticò, intenso e credibile Enzo Brusca nella serie “Il cacciatore 2”

Si è da poco conclusa la seconda stagione della fortunata fiction diretta da Davide Marengo, e così abbiamo fatto quattro chiacchiere al telefono proprio con Praticò. Già, al telefono. Sembra così lontano il giorno in cui ci prendemmo un caffè insieme per parlare della sua carriera, dei suoi progetti presenti e futuri. La nostra chiacchierata non può che iniziare con un breve confronto su come vivere queste giornate particolari, in cui siamo tutti chiusi a casa.

Innanzitutto come stai? Come stai vivendo questo periodo di lockdown?

Devo dire che, alla fine, queste giornate stanno trascorrendo in modo abbastanza sereno: secondo me il trucco è pianificare, non lasciarsi prendere dalla tendenza a non far nulla. Io mi sveglio la mattina, rifaccio il letto, mi vesto come se dovessi uscire per fare delle cose, e poi divento operativo. Leggo, studio, guardo film o serie televisive, e ho anche ripreso a suonare la chitarra. Poi mi dedico a una bella iniziativa che si è sviluppata soprattutto su Instagram, cioè partecipare alle dirette: io lo faccio con Francesco Foti, che interpreta Carlo Mazza ne “Il cacciatore”. Ogni giorno, alle 19:30, facciamo una diretta dalla sua pagina Instagram, in cui chiacchieriamo tra noi e con le persone, leggiamo, e facciamo così passare questo tempo così particolare.

Credo sia importante trovare il lato positivo in ogni situazione: questo è il momento giusto per mettere in pausa i pensieri, riflettere, dedicare del tempo a noi stessi, fare cose che magari non riuscivamo a portare a termine nel nostro “tempo normale”. Ritengo anche possa essere utile per alimentare quel senso di comunità ed empatia che a volte trovo assente. Non capisco perché non tutti abbiano capito che non bisogna uscire: è necessario stare a casa per rispetto degli altri, è un vero e proprio atto di generosità. Ho visto una marea di persone uscire nel mio quartiere: ma se non è strettamente necessario (per motivi di lavoro, di salute, o per fare la spesa) l’unico modo per venir fuori da questa situazione è restarsene a casa.

Alessio Praticò: “In questo periodo leggo, studio, pianifico al meglio le mie giornate”

Che impatto pensi avrà sulle nostre vite future tutto quello che sta accadendo?

Temo che non sarà facile ripartire, né dal punto di vista personale, né da quello economico. Stavo riflettendo, anche con gli amici, sul fatto che potrebbe essere un’occasione per essere lungimiranti, per trovare strategie per aiutare l’economia una volta che tutto questo sarà finito. Come? Uscendo, andando a mangiar fuori appena sarà di nuovo possibile, facendo ripartire i negozi e tutte le attività commerciali che sono chiuse e stanno soffrendo.

Devo ammettere che non sono bravo a pensare al futuro, preferisco sempre occuparmi del presente. Mi capita anche di ragionare sul fatto che tutto questo (o qualcosa di simile) potrebbe verificarsi ancora tra un certo numero di anni: magari allora saremo più preparati, avendo già avuto l’esperienza di come affrontare una simile emergenza.

Alessio Praticò: “La prima cosa che farò, appena possibile, sarà andare dai miei genitori a Reggio Calabria”

In questo momento in cui siamo tutti chiusi a casa, cosa ti manca di più della tua vita di sempre?

Come credo a tutti, mi manca la libertà di poter pensare e dire “Adesso esco e vado a trovare un amico, o vado a cena fuori”. Mi manca lo stare insieme agli altri, la condivisione, il contatto umano. Per di più i miei genitori vivono a Reggio Calabria: credo che, quando finirà l’emergenza, la prima cosa che farò sarà andare a trovarli.

Cosa ne pensi dei flash mob musicali che animano i balconi italiani, ogni sera alle 18:00?

Personalmente non ci vedo nulla di male: non sono avvezzo a queste manifestazioni ma ciò che mi piacerebbe che accadesse è che ci portassimo dietro questo senso di unione e comunità anche quando tutto questo finirà. Vorrei ritrovare nella normalità futura questo senso di empatia, lo stare in ascolto e il comunicare che sto vedendo in questi giorni.

Alessio Praticò: “Spero potremo mantenere il senso di empatia e comunità anche quando tutto tornerà normale”

Parliamo ora de “Il cacciatore 2”, la fiction di RaiUno che si è appena conclusa. Dalla prima alla seconda stagione il tuo personaggio (Enzo Brusca) ha avuto una grande evoluzione, ha subito notevoli cambiamenti: sono emersi ancora di più i suoi contrasti interiori. Come hai affrontato l’arco evolutivo del tuo personaggio?

Per me è stata davvero una grande occasione poter lavorare a questa serie, non capita spesso di potersi confrontare con un personaggio che ha in sé tante sfumature, contrasti, sfaccettature che vengono fuori anche grazie a una scrittura di alto livello. “Il cacciatore” presenta una struttura che procede su fatti realmente accaduti, sui quali si innesta una parte romanzata, che è stata utile per far uscire l’essere umano. Noi raccontiamo proprio questo, esseri umani, e nel caso di Enzo Brusca raccontiamo la banalità del male.

Nella seconda stagione vediamo un Enzo che cerca l’indipendenza dal fratello, dal quale vuole allontanarsi. Conosce una ragazza che sembrerebbe essere la sua àncora di salvezza per liberarsi di un mondo in cui lui (come vediamo già nella prima stagione) non sta benissimo, si trova come in gabbia. Poi però non ci riesce, torna sulla strada per lui più sicura, anche perché succedono tante cose e il rapporto tra i due fratelli è sempre stato tormentato e burrascoso. È stato bello lavorare su questi aspetti umani del personaggio.

Alessio Praticò e la sua passione per i personaggi complessi e stratificati

Hai spesso affermato che, in fase di interpretazione di un personaggio, “l’istinto dell’attore non tradisce mai”. Cosa vuol dire?

L’istinto dell’attore è la primissima percezione, quella che si ha leggendo per la prima volta il personaggio o le battute che poi devi recitare, per costruire pian piano il personaggio. È qualcosa che nasce da dentro, una percezione che deve essere alimentata perché può dare l’avvio anche ad altro. Abbiamo fatto questo tipo di lavoro sia con il regista Davide Marengo che con gli sceneggiatori: leggendo di pancia le battute mi venivano in mente idee che proponevo loro, e tutto ciò stimolava altre riflessioni su come creare al meglio le situazioni e il personaggio. “Il cacciatore” rappresenta davvero il tipico esempio di lavoro di squadra da parte di tutti.

Proprio Davide Marengo, in una recente intervista a noi di Velvet, ha detto di te: “Alessio ha avuto la capacità di farci commuovere tutti sul set anche quando avremmo dovuto provare solo orrore e rabbia. A volte avevo un groppo in gola che mi impediva di urlare lo stop”

È stato bello, perché quando il regista ti fa dei complimenti chiaramente è una soddisfazione ulteriore. In questo caso Davide si riferisce alla scena della deposizione di Enzo in tribunale, quando racconta in modo dettagliato l’uccisione del piccolo Giuseppe Di Matteo. Per una questione di tempo c’era il rischio di non riuscire a girarla nel giorno stabilito: sia io che Davide abbiamo insistito, e alla fine siamo riusciti a trovare il tempo. Io ero pronto, non volevo che la scena venisse rimandata al giorno dopo o a due giorni dopo, mi sentivo preparato. Quindi, fu data l’azione, iniziai a recitare ma alla fine non sentivo lo “stop”: sono rimasto lì fermo, e dopo un po’ sono usciti tutti i membri della troupe in lacrime. A quel punto mi sono reso conto che era andata bene…

Alessio Praticò: “Nella recitazione l’istinto di attore non tradisce mai”

L’esperienza de “Il cacciatore” si è conclusa con successo, e tutti speriamo di poter presto vedere la terza stagione della serie. In questo momento hai dei progetti che sono rimasti in stand by a causa dell’emergenza Coronavirus?

In effetti ce ne sono uno o due, ma in questo momento non sappiamo cosa accadrà: è come se tutto si fosse congelato. La speranza è di poter ripartire il prima possibile e con una marcia un più!

Martina Riva

Musica&Cinema

Da sempre appassionata di tutto ciò che riguarda il mondo dell’intrattenimento, mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi di laurea in Storia del Cinema sul film “Lolita” di Stanley Kubrick. Finita l’università, mi sono trasferita a Los Angeles, dove, tra le altre cose, ho ottenuto un certificate in giornalismo a UCLA; nella Città degli Angeli ho lavorato per varie TV tra cui KTLA, dove per tre anni mi sono occupata principalmente di cinema, coprendo le anteprime mondiali dei film e i principali eventi legati al mondo spettacolo (Golden Globes, Academy Awards, MTV Awards e altri). Nel 2005 sono approdata alla redazione spettacoli di SKY TG24 dove ho lavorato come redattrice, inviata ai Festival e conduttrice. Le mie passioni principali, oltre al cinema, sono i viaggi, il teatro, la televisione, l’enogastronomia e soprattutto la musica rock. Segni particolari? Un amore incondizionato per i Foo Fighters!

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