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Lucia Ocone: «Radical shock? Una boccata d’ossigeno. La tv è il mio vero amore» [INTERVISTA ESCLUSIVA]

Non ama discutere della sua vita privata, ma le brillano gli occhi quando si parla di animali domestici, in particolare della sua cagnolina Fiona, che insieme a due gatti anima la sua vita casalinga. Ha un sorriso contagioso, e un’energia vitale quasi magnetica; si definisce idiota, insicura, pazza e logorroica (“ho sempre parlato a mitraglietta” dice di sé), e si capisce subito che una folle creatività scorre in tutte le sue vene.

Ha di sicuro una capacità di osservazione e analisi degli esseri umani superiore alla media, se è vero che passa dall’imitazione di Mina a quella di Morgan, dall’impersonificazione di Paris Hilton a quella di Barbara Alberti, dall’incarnazione di Loretta Goggi a quella di Skin.

Insomma, Lucia Ocone è un vero talento, una trasformista, un camaleonte dell’intrattenimento, un patrimonio della comicità nostrana. 45 anni, nativa di Albano Laziale, una carriera fatta di televisione (“Mai dire gol”, “Non è la Rai”, “Macao”, “Bulli e pupe”), teatro, radio e cinema (“Maschi contro femmine”, “Nessuno mi può giudicare”, “Viva l’Italia”, “Poveri ma ricchi” solo per citare alcuni titoli), la comica e imitatrice romana ci ha regalato personaggi memorabili, come la venditrice televisiva Veronika, l’infermiera Mimma, Winona la rider.

E ha da poco terminato la sua partecipazione a “Stati generali”, in cui ha rifatto l’Almanacco del giorno dopo e presentato nuovi personaggi.

Lucia Ocone, la trasformista dello spettacolo italiano scelta da Serena Dandini per “Stati generali”

VELVET: Da qualche settimana si è conclusa la tua partecipazione a “Stati generali”, la trasmissione comico-satirica condotta da Serena Dandini e andata in onda su RaiTre sino allo scorso 16 gennaio. Qual è il tuo bilancio di questa esperienza?

LUCIA OCONE: Il bilancio è assolutamente positivo, è stata per me una vera boccata di ossigeno. Purtroppo trasmissioni come “Stati generali” sono sempre più rare. Programmi così intelligenti, arguti, di qualità e che possono osare un po’ di più affollano poco i palinsesti televisivi odierni.

Il mio “Radical shock” (finto spot pubblicitario, che ironizza in modo spietato su argomenti di attualità, ndr) è qualcosa che posso permettermi di fare solo in una trasmissione condotta e ideata da Serena Dandini. Sono molto fiera di aver avuto questa idea, sviluppata con il mio autore Ennio Meloni: volevo proprio fare qualcosa per evidenziare il momento storico in cui viviamo, dove se sei una persona con un briciolo di empatia, onestà e senso civico, vieni additato come buonista, radical chic. Una follia.

Poi devo ammettere che essere tornata a fare personaggi che non sono semplici imitazioni, come ad esempio la signorina dell’almanacco, è qualcosa che mi mancava molto. La mia speranza più grande è che una nuova stagione di una trasmissione come “Stati generali” si possa rifare il prossimo anno, e che in futuro ci siano più programmi di questo tipo.

Lucia Ocone: “Quell’ironia cinica e scorretta”

VELVET: Saper fare satira, è una dote con cui si nasce o è una capacità che si acquisisce e si impara? E la comicità? È qualcosa di innato o è una qualità che si sviluppa?

LUCIA OCONE: Secondo me la comicità è una caratteristica con cui si nasce. I tempi comici sono come la musica, è qualcosa che non si può spiegare, qualcosa che senti, come il ritmo di una canzone. Per questo mi chiedo quanto la comicità si possa insegnare.

Un discorso diverso va fatto per la scrittura: essa si può insegnare e imparare, avendo però già una base, una predisposizione. Io ho imparato moltissimo dai miei autori, crescendo sono diventata co-autrice dei miei testi. All’inizio ero del tutto vergine su come si possa impostare un personaggio, scriverlo, rivederlo. Sono state la pratica e l’esperienza sul campo a farmi imparare tutto: dopo un po’ capita che riesci a sentire quando un pezzo è troppo lungo o troppo corto, se fa ridere, se va asciugato, se ci vuole qualcosa di più forte. Secondo me, di base, anche quel tipo di ironia un po’ cinica e scorretta (che è quella che io amo di più) ce la devi avere un po’ dentro.

Lucia Ocone: “La comicità? Una dote innata. I tempi comici sono come la musica”

VELVET: Spesso dici che l’ironia salva la vita…

LUCIA OCONE: L’ironia salva anche, e forse soprattutto nei momenti brutti, tristi e malinconici della vita: il fatto di sdrammatizzare alleggerisce tutto, perché tanto molte cose non si possono cambiare. Il fatto di ironizzare, di fare una battuta su un argomento pesante, aiuta a prendere le cose con leggerezza, e credo che questo sia la chiave di tutto.

VELVET: Quanto conta il talento naturale, e quanto lo studio e l’applicazione per avere successo nel mondo della tv e dello spettacolo in generale?

LUCIA OCONE: Per la comicità ci vuole un talento di base, un guizzo in più, i tempi giusti. Lo studio e l’esperienza servono molto: io ho scoperto per caso di avere una dote comica, però sul campo si impara moltissimo, ad esempio come creare e sviluppare un personaggio. Io devo tantissimo ai miei autori, che in 20 anni di lavoro mi hanno insegnato tutto. Ho imparato a scrivere, ad assemblare un pezzo comico, ad avere la sensibilità di capirne la forza e le potenzialità.

VELVET: Hai creato tantissimi personaggi, ma la tua fama si deve molto alle imitazioni che hai fatto nel corso degli anni, da Mina a Morgan, da Loretta Goggi a Elisabetta Gregoraci, da Skin a Dolcenera…

LUCIA OCONE: Non rinnego affatto le imitazioni, ci sono anzi molto affezionata. Mi diverte sia creare personaggi nuovi, che fare le parodie di persone esistenti. Creare un nuovo carattere è più divertente perché si può spaziare e ci si può sbizzarrire con la creatività o l’idiozia.

Lucia Ocone: “Devo moltissimo alle mie imitazioni, ma adoro creare personaggi nuovi”

LUCIA OCONE: Le imitazioni ovviamente richiedono più capacità di osservazione, e limitano un po’ nell’apporto personale: ci sono dei paletti, bisogna rimanere entro i limiti di quanto già esiste, per quanto si possano esasperare alcuni aspetti. “Radical shock” mi è piaciuto perché adoro quel tipo di comicità. Lì interpreto una donna qualsiasi e faccio denuncia sociale, e attraverso l’ironia riesco a comunicare un messaggio forte.

Lucia Ocone e il finto spot satirico “Radical shock”, divertimento e denuncia sociale

VELVET: Ti ricordi come hai iniziato a fare le imitazioni? Quando accadde?

LUCIA OCONE: Ho iniziato a imitare per caso. Da piccola ero logorroica come sono ora, ma non ricordo di aver fatto imitazioni da bambina: facevo teatro, con i compagni di scuola allestivamo piccoli spettacolini come fanno tutti gli allievi in età scolare. Le imitazioni sono nate per caso.

Ho partecipato alla trasmissione “Macao” alla fine degli anni Novanta, ma lì interpretavo personaggi inventati, solo dopo anni mi sono trovata a fare imitazioni, una cosa che per me era una follia all’inizio. Sono una persona molto insicura, mi sento sempre incapace, e ricordo che tornavo a casa piangendo perché quello era un mondo a me sconosciuto.

Credo che il primo personaggio che ho imitato sia stato nel mitico programma “Mai dire gol”. All’epoca in tv c’era un talent chiamato “Operazione trionfo”, condotto da Miguel Bosè con la partecipazione di Rossana Casale. Ebbene, quella è stata la mia prima parodia, presentata proprio nel programma della Gialappa.

Ricordo che all’inizio ero molto spaventata, ho dovuto imparare tutto, non sapevo esattamente come si facesse: per questo mi guardavo i video decine di volte, cercavo di capire bene cosa esagerare, cosa esasperare, insomma come parodiare al meglio i personaggi che volevo imitare.

Lucia Ocone: “Devo tutto a Gianni Boncompagni, fu lui a intuire il mio talento comico”

VELVET: Eri nel cast di programmi che, per vari motivi, sono entrati nella storia della televisione come “Macao”, “Non è la Rai” e “Bulli e pupe”. Che ricordi haI di quei tempi?

LUCIA OCONE: Partecipare a “Bulli e pupe” è stato quasi una casualità. La prima edizione di “Non è la Rai” è stata bellissima, invece: era condotta da Enrica Bonaccorti, e c’erano tutte quelle ragazze che ballavano, cantavano. Io da casa le guardavo e pensavo che avrei tanto voluto stare lì anche io.

Poi, una volta che ero all’interno della trasmissione, mi è piombata addosso questa cosa grazie a Gianni Boncompagni, cui io devo tutto, è stato lui a scoprire il mio lato comico. Amo da sempre il lavoro e i personaggi di Anna Marchesini, ed è un mio grande rimpianto non averla conosciuta: sapevo a memoria tutte le macchiette da lei create, tanto che ancora oggi ho su VHS tutti gli spettacoli in cui recitava, li consumavo.

Lucia Ocone: “Ho sempre amato Anna Marchesini, sapevo a memoria tutti i suoi personaggi”

LUCIA OCONE: Rifacevo le sue scenette, ma ero del tutto inconsapevole, era per me un gioco. Ciò accadeva durante la produzione di “Non è la Rai”, con l’incoscienza tipica della giovane età, la scarsa consapevolezza di andare in onda alle 13 o 14 del pomeriggio, in diretta.

Le ragazze che lavoravano con me ridevano molto, si divertivano ad ascoltare le mie imitazioni, e un paio di esse in particolare, un giorno, mi chiamarono per fare uno dei personaggi della Marchesini di fronte alle telecamere. Credo fosse la cameriera secca dei Signori Montagner. Insomma, tutte le ragazze e Gianni impazzirono, erano molto divertiti.

Boncompagni è stato fondamentale per farmi scoprire quella mia capacità. Certo, oggi non so se accetterei di esibirmi su un palco o davanti alle telecamere, improvvisando pezzi da 10 minuti (tempo lunghissimo per la televisione), come facevo per lui: probabilmente rifiuterei, ma quel tipo di esperienza è stata fondamentale per me perché mi ha fatto capire quanto mi divertissi a recitare.

Da lì ho iniziato a frequentare scuole di recitazione, e non troppo tempo dopo sono stata ricontattata da Boncompagni e da Irene Ghergo per fare “Macao” ricordandosi di questa mia parte comica.

VELVET: Frequenti il mondo della televisione da ormai diversi anni. Come è cambiato secondo te il varietà di intrattenimento?

LUCIA OCONE: I varietà di intrattenimento sono cambiati moltissimo, non mi sembra ci siano oggi programmi simili a quelli del passato.

Prendiamo come esempio “Macao”: secondo me era geniale già nella scenografia a cilindro, e con tutti quei ragazzi, le canzoncine scritte da Boncompagni e dagli altri autori. Adesso si punta di più sui format copiati dall’estero, ci sono più reality di cucina, talent show musicali.

Lucia Ocone: “I programmi di intrattenimento sono molto molto cambiati, oggi non ci sono più le trasmissioni di un tempo”

LUCIA OCONE: La televisione di un tempo mi manca, era ben diversa, l’intrattenimento era più misurato. Oggi guardo molto i programmi di Real Time, mi piacciono serie bizzarre come “Vite al limite”, “Sepolti in casa” e simili.

VELVET: Nella tua vita c’è anche tanto cinema, a partire dal 2001. Hai lavorato con Fausto Brizzi, Paolo Genovese, Massimiliano Bruno, Massimo Venier. Hai preso parte a commedie di successo, che hanno avuto un largo riscontro di pubblico. C’è un film in particolare dopo il quale hai realizzato di essere entrata più che mai nel cuore degli spettatori?

LUCIA OCONE: Sicuramente il film che mi ha dato più popolarità e riconoscibilità è stato “Poveri ma ricchi”, la commedia corale diretta da Fausto Brizzi in cui recito accanto a un gigante come Christian De Sica (e per me è stato un grandissimo onore).

“Mi manca un mio programma radiofonico”

LUCIA OCONE: Ancora oggi, dopo oltre tre anni, la gente mi riconosce per strada, mi ferma e magari mi chiede di fare una battuta che ricordi il film, citando ad esempio i supplì; poi mi capita di essere in treno e incontrare persone che vogliono che faccia dei video per i loro amici, in cui imito la moglie di De Sica, la Signora Tucci.

VELVET: Radio, televisione (sia varietà che fiction), cinema, teatro, doppiaggio. Sembra che tu abbia coperto tutti gli ambiti del mondo dello spettacolo. Cosa ti manca? Cos’è che vorresti fare?

LUCIA OCONE: Mi manca la radio, perché ne ho fatta poca sinora; ho partecipato soltanto ad alcune stagioni di “Radio Due Social Club” insieme a Luca Barbarossa e Andrea Perrone, e mi sono divertita tantissimo. Mi manca un mio programma radiofonico, mi piacerebbe tantissimo avere una trasmissione con un’altra persona, dove si possa spaziare con l’idiozia e la fantasia.

Ogni volta che vado ospite in una trasmissione radio (magari durante la promozione di un film o di un programma) mi diverto da matti. E poi mi manca tanto anche il teatro, non lo faccio in modo serio da circa vent’anni.

Lucia Ocone: “Da troppo tempo non faccio teatro, prima o poi tornerò sul palcoscenico”

LUCIA OCONE: A un certo punto sono arrivati i programmi tv, poi è arrivato il cinema e non mi sono più fermata. Quindi, da un lato c’è stata la mia pigrizia e sopratutto la voglia anche di godermi un po’ la vita (non sono una che vive per lavorare, non mi sono mai ammazzata per il lavoro, mi piace godermi i miei momenti di libertà e riposo), un po’ in effetti, con tante altre occupazioni, non ho avuto quel tempo che fare teatro richiede (le prove, le tournée ecc).

Oggi, all’età di 45 anni, non avendo più l’incoscienza di quando ero giovane, un po’ me la faccio sotto quando penso al palcoscenico, un po’ mi prendono le mie ansie e la mia insicurezza, inizio a pensare che non ce la farò mai, che farò brutta figura.

Infine, sono una persona abbastanza esigente, quindi ho necessità di trovare un testo che mi convinca e mi appassioni molto. Siccome non calco i palcoscenici da così tanto tempo, per il mio ritorno vorrei un testo che fosse divertente ma anche un po’ amaro, che inducesse alla riflessione, raccontasse una storia interessante e mi permettesse di recitare con uno o due colleghi (da sola credo proprio che non ce la farei).

L’alternativa potrebbe essere uno spettacolo mio in cui ripropongo tutti i miei personaggi, ma questo tipo di progetto è difficile da assemblare, è faticoso e impegnativo. Insomma, non so quando, ma tornerò a fare teatro!

Lucia Ocone: “Mi sto prendendo un periodo di pausa dal lavoro per creare qualcosa di nuovo ed esplosivo”

VELVET: Dove ti vedremo in futuro? Quali sono i tuoi prossimi progetti?

LUCIA OCONE: In questo momento mi sto prendendo un periodo di pausa per creare, insieme ad Ennio Meloni, il mio autore di riferimento (un vero braccio destro, un caro amico, un uomo con cui ho grande sintonia, un vero genio con cui ho fatto tanti lavori, e con cui condivido l’amore per lo stesso tipo di comicità).

Dopo questa bellissima esperienza in “Stati generali”, in cui ho potuto rifare i personaggi che amo e mi hanno dato tanta soddisfazione, mi si è risvegliata la passione per quel tipo di lavoro e di spettacolo. È vero che faccio tante cose, ma la tv è il mio primo e grande amore, la sento più mia rispetto al cinema, la sento più nelle mie corde, è ciò che ho fatto di più nella vita.

Il cinema mi diverte molto, ma non è facile trovare la commedia giusta, che sia divertente e stimolante. La tv rimane la mia preferita…

Martina Riva

Musica&Cinema

Da sempre appassionata di tutto ciò che riguarda il mondo dell’intrattenimento, mi sono laureata in Conservazione dei Beni Culturali con una tesi di laurea in Storia del Cinema sul film “Lolita” di Stanley Kubrick. Finita l’università, mi sono trasferita a Los Angeles, dove, tra le altre cose, ho ottenuto un certificate in giornalismo a UCLA; nella Città degli Angeli ho lavorato per varie TV tra cui KTLA, dove per tre anni mi sono occupata principalmente di cinema, coprendo le anteprime mondiali dei film e i principali eventi legati al mondo spettacolo (Golden Globes, Academy Awards, MTV Awards e altri). Nel 2005 sono approdata alla redazione spettacoli di SKY TG24 dove ho lavorato come redattrice, inviata ai Festival e conduttrice. Le mie passioni principali, oltre al cinema, sono i viaggi, il teatro, la televisione, l’enogastronomia e soprattutto la musica rock. Segni particolari? Un amore incondizionato per i Foo Fighters!

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