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Papa Francesco promuove il premier. E Salvini? “Non ha chiesto udienza…”

La politica italiana è complicata, “lo confesso, non la capisco, devo studiare”. Lo ha detto Papa Francesco di ritorno dal viaggio pastorale in Romania, domenica 2 giugno. Il pontefice schiva così la domanda sull’utilizzo dei simboli religiosi nell’ultima campagna elettorale per le Europee. “Io prego per tutti, perché l’Italia vada avanti, gli italiani si uniscano e siano leali”, aggiunge.

E a chi gli chiede se davvero abbia mai rifiutato di incontrare il vicepremier italiano Matteo Salvini, come trapelato da qualche indiscrezione, il Papa chiarisce: “Non ha chiesto un’udienza”. Né lui né altri vicepremier o ministri.

Francesco elogia invece il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Ha chiesto un’udienza “ed è stata data come indica il protocollo”. Quella con Conte “è stata una bella udienza, un’ora e più. È un uomo intelligente, un professore, sa di cosa parla”. Poi ha ricordato anche di avere visto più volte il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Dall’Italia allo sguardo politico sull’Europa: “Pregate per l’Europa se siete credenti – ha detto ai giornalisti – e ai non credenti dico: auguratevi buona volontà e il desiderio che l’Europa torni ad essere il sogno dei padri fondatori”.

Ma la politica in generale non fa il bene della gente “quando semina odio e paure”, aggiunge il Papa. E sottolinea che “la malattia della politica è la corruzione”, un problema “universale”.

“Non fatemi dire domani che la politica italiana è corrotta, no”, il rischio riguarda tutti e “non fatemi dire cose che non dico”, ha ribadito. Il Papa, nel volo pur breve, risponde a tutto campo. Torna sulla questione dei migranti, avendo appena lasciato la Romania che vive sulla pelle questo problema da anni. E sottolinea che lasciano il loro Paese “non per turismo ma per necessità”. Ed è qui che pronuncia, per la prima volta in questo viaggio in un Paese dell’ex cortina di ferro, anche la parola «comunismo» per dire quello che è successo all’economia della Romania dopo la caduta del regime.

Infine è tornato a parlare con grande affetto di Benedetto XVI. “Ogni volta che vado a trovarlo lo sento così”, come un nonno, “gli prendo la mano e lo faccio parlare. Lui parla poco e adagio ma parla sempre. Il problema di Benedetto sono le ginocchia, non la testa. È lucidissimo”. “Con lui mi sento forte, sento il succo delle radici e che la tradizione della Chiesa non è una cosa da museo ma un succo per crescere“, ha aggiunto Bergoglio. Così spazzando via tutte le polemiche sul documento del Papa emerito sulla pedofilia. Uno scritto che, secondo alcuni osservatori, non era totalmente in linea con le scelte di Francesco.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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