Lifestyle

Test della personalità: sei una persona affidabile? Scoprilo subito con questo test, ci impieghi 5 minuti

Nato negli anni Quaranta del Novecento, questo indicatore continua a essere utilizzato in ambiti diversi, dalla psicologia organizzativaIl Myers-Briggs Type Indicator: origine e struttura (www.velvetmag.it)

Il Myers-Briggs Type Indicator (MBTI) rimane uno degli strumenti più diffusi per analizzare la personalità.

Nato negli anni Quaranta del Novecento, questo indicatore continua a essere utilizzato in ambiti diversi, dalla psicologia organizzativa alla formazione personale, nonostante le critiche sulla sua validità scientifica. Nel contesto attuale, approfondiamo le caratteristiche, l’affidabilità e le alternative al MBTI, integrando le più recenti prospettive e test psicologici.

L’MBTI, ideato da Katharine Cook Briggs e sua figlia Isabel Briggs Myers nel 1962, si basa sulle teorie di Carl Gustav Jung, in particolare sui suoi concetti di tipi psicologici. Jung aveva identificato otto tipi fondamentali, combinati in base all’orientamento verso l’esterno o l’interno della coscienza: pensiero, sentimento, intuizione e sensazione, declinati in modalità estroversa o introversa.

A queste quattro dimensioni primarie, l’MBTI aggiunge una quarta dicotomia, giudizio/percezione, portando così a sedici possibili combinazioni di personalità, ciascuna contraddistinta da caratteristiche peculiari. Ogni persona risulta quindi classificata in uno dei sedici tipi, rappresentati da sigle di quattro lettere, come ad esempio INFJ o ESTJ.

Il test è largamente impiegato in contesti aziendali per migliorare il lavoro di squadra e la gestione delle risorse umane, ma anche in scuole e contesti formativi per facilitare l’orientamento e la comprensione delle proprie inclinazioni.

Affidabilità e limiti dell’MBTI

Nonostante la popolarità, l’MBTI è oggetto di forti critiche in ambito accademico. La psicometria moderna mette in dubbio la validità e la ripetibilità del test, evidenziando una scarsa affidabilità nel classificare in modo stabile la personalità di un individuo nel tempo. Le categorie dicotomiche su cui si basa, inoltre, appaiono come semplificazioni eccessive di un sistema psicologico complesso.

Un’importante fonte di bias è l’effetto Forer, che induce i soggetti a riconoscersi in descrizioni vaghe e positive, aumentando la percezione di accuratezza del test. Inoltre, la maggior parte della ricerca a sostegno dell’MBTI proviene da enti legati alla sua promozione, sollevando dubbi sull’indipendenza scientifica.

Tuttavia, un’analisi pubblicata nel 2017 ha confermato che, pur non essendo uno strumento diagnostico, l’MBTI può essere considerato valido per una prima descrizione delle caratteristiche personali e per valorizzare punti di forza individuali. Resta però imprescindibile affiancarlo ad approfondimenti clinici basati su altri strumenti.

Alternative e test complementari alla valutazione della personalità

Oltre all’MBTI, esistono diversi test di personalità riconosciuti e più utilizzati in ambito clinico e diagnostico. Tra i più noti spiccano:

  • MMPI (Minnesota Multiphasic Personality Inventory): un questionario approfondito volto a valutare tratti di personalità e psicopatologie, utile anche nella diagnosi di disturbi mentali.
  • NEO-PI-R (NEO Personality Inventory-Revised): misura i cinque grandi fattori della personalità (Big Five): nevroticismo, estroversione, apertura all’esperienza, gradevolezza e coscienziosità.
  • MCMI-III (Millon Clinical Multiaxial Inventory): focalizzato su pattern di personalità e disturbi psicologici con domande a risposta multipla.
  • Test proiettivi come il Rorschach e il Thematic Apperception Test (TAT), che consentono di indagare aspetti inconsci della personalità attraverso stimoli ambigui.

In particolare, il modello dei Big Five è oggi considerato uno dei più affidabili e scientificamente validati per descrivere le dimensioni fondamentali della personalità umana, utilizzato anche in ambiti lavorativi e di ricerca.

Alla luce dei test di personalità e delle dinamiche psicologiche, emerge anche l’importanza di riconoscere i cosiddetti comportamenti tossici

Comportamenti tossici: riconoscerli e superarli (www.velvetmag.it)

Alla luce dei test di personalità e delle dinamiche psicologiche, emerge anche l’importanza di riconoscere i cosiddetti comportamenti tossici, che possono compromettere le relazioni sociali e il benessere individuale. Questi atteggiamenti includono pessimismo cronico, vittimismo, critiche costanti e atteggiamenti difensivi o aggressivi.

Non è corretto parlare di “persone tossiche” in modo assoluto, poiché la tossicità è più propriamente riferita a determinati comportamenti che possono essere modificati con consapevolezza e supporto professionale. Ad esempio, chi si ritrova a ripetere schemi di vittimismo o aggressività può lavorare su sé stesso per cambiare la propria modalità di relazione e migliorare la qualità della vita.

Le conseguenze di mantenere atteggiamenti tossici sono rilevanti sia sul piano personale, con l’insorgenza di ansia e stress, sia su quello sociale, con l’allontanamento di amici e colleghi. Per questo, strategie come l’autoanalisi, la modifica dei punti di vista negativi e l’eliminazione delle scuse per giustificare comportamenti dannosi sono fondamentali.

Change privacy settings
×