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Si trova (anche) in Italia ed è il fungo più letale al mondo: come riconoscerlo

Si trova (anche) in Italia ed è il fungo più letale al mondoAttenzione a questo tipo di funghi - velvetmag.it

Le strutture ospedaliere hanno aggiornato i protocolli di intervento per avvelenamento da funghi, garantendo una risposta più rapida.

In Italia continua a rappresentare un serio rischio per chi si avventura nella raccolta di funghi: l’Amanita phalloides, conosciuta comunemente come la tignosa verdognola, è ancora oggi il fungo più letale al mondo ed è presente nei nostri boschi. La sua pericolosità è tale che bastano pochi grammi per causare gravi danni, fino a esiti fatali.

L’Amanita phalloides si distingue per la sua capacità di mimetizzarsi con specie commestibili, un fattore che aumenta il rischio di ingestione accidentale.

Il fungo più velenoso presente nei boschi italiani

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non ha nulla a che vedere con il noto fungo rosso con puntini bianchi (Amanita muscaria), ma il suo aspetto ricorda molto quello di un porcino, con cappello di colore verde oliva o verdognolo che può ingannare i raccoglitori meno esperti.

In Italia, questo fungo cresce principalmente tra l’estate e l’autunno, con presenze occasionali anche in primavera, in boschi misti di conifere, querce, castagni e noccioli. La sua diffusione è ampia: è stato segnalato in diverse regioni, dalle Alpi agli Appennini, rendendo necessaria la massima attenzione.

Sintomi e pericoli legati all’ingestione

Il consumo di soli 30 grammi di tignosa verdognola può risultare fatale per un adulto. Il fungo contiene tossine altamente nocive, in particolare le fallotossine, che provocano la cosiddetta sindrome falloidea.

Si trova (anche) in Italia ed è il fungo più letale al mondo

Le peculiarità di questo fungo – velvetmag.it

I sintomi iniziano con vomito, dolori addominali intensi e diarrea, che spesso vengono erroneamente attribuiti a un’intossicazione alimentare comune. Tuttavia, la situazione può rapidamente degenerare in insufficienza epatica acuta, insufficienza renale e, senza un tempestivo intervento medico, la morte.

L’avvelenamento da Amanita phalloides richiede un trattamento immediato e specialistico. Non esistono antidoti universali, ma la terapia può includere l’uso di farmaci specifici come la silimarina, il ricorso a dialisi e, nei casi più gravi, il trapianto di fegato.

Come riconoscerla per evitare rischi

Per riconoscere con sicurezza la tignosa verdognola, è fondamentale osservare alcune caratteristiche distintive:

  • Gambo biancastro con bande zebrate di colore sericeo-verdastro.
  • Lamelle bianche ben distaccate dal gambo.
  • Cappello con fibrille radiali, di colore verde oliva o verdognolo, una superficie liscia e una cuticola membranacea.
  • Anello ampio e cascante presente sul gambo.

La prudenza è d’obbligo: chi non è esperto nella raccolta di funghi dovrebbe evitare di raccogliere e consumare funghi spontanei senza un’accurata verifica da parte di micologi qualificati.

Negli ultimi anni, con l’aumento dell’interesse verso i prodotti naturali e la crescente passione per la raccolta amatoriale, le segnalazioni di intossicazioni da Amanita phalloides sono purtroppo rimaste costanti. Le autorità sanitarie italiane continuano a raccomandare campagne di informazione per sensibilizzare la popolazione sui rischi e sui metodi di riconoscimento.

La prevenzione e la conoscenza restano gli strumenti più efficaci per evitare tragedie legate a questo micete mortale.

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