La recente scomparsa delle gemelle Alice ed Ellen Kessler, avvenuta in Germania, ha riacceso il dibattito sul suicidio assistito, una pratica legale in alcuni Paesi europei ma regolamentata in modo molto diverso a seconda delle legislazioni nazionali.
Le due sorelle, entrambe novantenni, hanno scelto di concludere insieme la loro vita con questa procedura, che suscita ancora molte discussioni etiche e giuridiche in Europa, compresa l’Italia.
Il suicidio assistito in Germania: una sentenza che ha cambiato tutto
In Germania, il suicidio assistito è stato legalizzato in seguito a una sentenza storica della Corte costituzionale federale del 26 febbraio 2020, che ha sancito il diritto di ogni individuo a una «morte autodeterminata», purché avvenga «alle proprie condizioni», con o senza aiuto esterno. Questa decisione ha aperto la strada a una regolamentazione basata più su prassi e sentenze che su una legge specifica.
Le associazioni come la Deutsche Gesellschaft svolgono un ruolo fondamentale nel supportare chi sceglie questa via, richiedendo, ad esempio, un periodo di iscrizione minima e una serie di colloqui per accertare la capacità di intendere e di volere del paziente. Dopo la procedura, la polizia viene informata per verificare che tutto sia avvenuto nel rispetto della normativa vigente.

Suicidio assistito in Europa e Italia
La situazione in Italia: un percorso ancora incerto
In Italia, il suicidio assistito è consentito solo in casi molto circoscritti, come stabilito da alcune sentenze tra cui quella del 2019, legata al caso emblematico di Dj Fabo e Marco Cappato. Le condizioni principali prevedono che la persona sia capace di autodeterminarsi, affetta da una patologia irreversibile con sofferenze insopportabili e dipendente da trattamenti di sostegno vitale. Proprio questo ultimo requisito è oggetto di intensi dibattiti e controversie legali.
La procedura prevede la richiesta all’Asl competente, l’esame da parte di una commissione medica e il parere di un comitato etico territoriale, non vincolante. Tuttavia, le tempistiche e le risposte variano molto sul territorio nazionale. Recentemente, la Toscana e la Sardegna hanno adottato leggi regionali in materia, anche se il governo ha contestato la normativa toscana per la mancanza di uniformità con i criteri costituzionali.
In Parlamento, la proposta di legge nazionale sul fine vita è ferma a un testo fortemente criticato dalle associazioni per i diritti dei pazienti, che sostengono come renderebbe ancora più difficile l’accesso al suicidio assistito rispetto alla situazione attuale.
Normative europee a confronto: da Nord a Sud
Nei Paesi Bassi, dove l’eutanasia è stata depenalizzata per prima al mondo nel 2002, le condizioni per accedervi sono molto dettagliate e includono la possibilità per i minori terminali di richiederla, con il consenso dei genitori, a partire dai 12 anni. Il Belgio ha esteso l’eutanasia anche ai minori senza limiti di età dal 2014 ed è l’unico Paese UE che consente questa pratica anche ai cittadini stranieri.
La Spagna ha approvato nel 2021 una legge che consente sia il suicidio assistito che l’eutanasia attiva, ma solo ai cittadini maggiorenni, con patologie incurabili e capaci di intendere e di volere. Altri Stati europei come Lussemburgo (dal 2009), Austria (2022) e Portogallo (2023) hanno regolamentazioni simili.
In Francia, dopo l’approvazione parlamentare di maggio 2025, la discussione sulla legge è ancora in corso, mentre nel Regno Unito la Scozia ha legalizzato dal 2015 la prescrizione di farmaci letali a pazienti terminali consenzienti. Irlanda e altri Paesi stanno valutando normative analoghe.
La Svizzera si distingue per essere l’unico Paese europeo che consente il suicidio assistito anche ai non residenti, con procedure rigorose che escludono il coinvolgimento diretto di medici o familiari e con i costi interamente a carico del paziente.
Infine, ci sono Paesi che pur non avendo leggi specifiche tollerano la pratica, come Norvegia, Svezia e Danimarca, e altri che puniscono severamente ogni forma di eutanasia o suicidio assistito, come Polonia, Grecia, Serbia e Bosnia, dove è equiparata all’omicidio.

La situazione in Europa sul suicidio assistito










