Dal 2025 cambia tutto per i tessuti domestici: vestiti, lenzuola e asciugamani non possono più finire nell’indifferenziato.
C’è un gesto che milioni di italiani hanno fatto senza pensarci troppo: buttare un vecchio maglione o un lenzuolo consumato nella pattumiera. Da gennaio 2025, però, quel gesto è diventato illegale. Una nuova normativa sui rifiuti tessili ha cambiato le regole del gioco, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale di uno dei settori più inquinanti al mondo: la moda.
La legge non è solo una formalità ecologica, ma un passo concreto verso un modello di economia circolare in cui ogni scarto può diventare una risorsa. Gli indumenti che un tempo finivano nei sacchi dell’indifferenziato oggi devono essere recuperati, riutilizzati o riciclati. Chi non rispetta le regole rischia multe che possono superare i 300 euro, a seconda del Comune.
L’obiettivo è chiaro: ridurre gli sprechi e cambiare mentalità. Perché se buttare un vestito può sembrare un gesto insignificante, le conseguenze collettive sono enormi. Secondo i dati europei, ogni cittadino produce in media 11 chili di rifiuti tessili all’anno, e la maggior parte finisce ancora in discarica.
Cosa non si può più buttare e come smaltirlo correttamente
La nuova normativa stabilisce che vestiti, asciugamani, lenzuola, tende, borse e tessuti di ogni genere non possono essere gettati nei rifiuti indifferenziati. L’unica eccezione riguarda i materiali contaminati o non recuperabili, ad esempio tessuti impregnati di sostanze chimiche o troppo sporchi, che potrebbero creare rischi igienici.
Per tutto il resto, le alternative sono molteplici e, spesso, anche vantaggiose. Gli abiti in buono stato possono essere donati a enti benefici come la Croce Rossa o le Caritas locali, oppure venduti online su piattaforme di second hand come Vinted o Depop, dove ogni capo può trovare una seconda vita.
Molti Comuni hanno già predisposto punti di raccolta dedicati ai tessuti, spesso in collaborazione con cooperative sociali o organizzazioni no profit. In questi centri, i materiali vengono selezionati, igienizzati e avviati a processi di riciclo che consentono di ottenere nuove fibre o imbottiture. È un modo intelligente per ridurre i rifiuti e creare allo stesso tempo nuove opportunità economiche e sociali.

Cosa non si può più buttare e come smaltirlo correttamente – velvetmag.it
Le sanzioni per chi continua a gettare tessuti nella spazzatura sono tutt’altro che simboliche. In molte città italiane si parla di multe fino a 400 euro, e gli operatori ecologici possono rifiutarsi di ritirare i sacchi che contengono indumenti non smaltiti correttamente.
Le amministrazioni locali stanno inoltre avviando campagne informative per spiegare ai cittadini come comportarsi. Volantini, manifesti e post sui social cercano di guidare il cambiamento culturale necessario: non si tratta solo di rispettare un divieto, ma di capire perché è importante farlo.
Il motivo è più semplice di quanto sembri. I tessuti che finiscono in discarica impiegano decenni a degradarsi e rilasciano sostanze tossiche nell’ambiente. Recuperarli, invece, significa risparmiare energia, ridurre l’inquinamento e sostenere un’economia più sostenibile.
Cambiare abitudine richiede poco: un gesto in più, una maggiore attenzione. Ma il risultato è enorme. Ogni vestito donato o riciclato è un rifiuto in meno, un aiuto per chi ne ha bisogno e un passo concreto verso un futuro più pulito. E così, la prossima volta che ti troverai davanti a un vecchio paio di jeans, fermati un attimo: non buttarli via. Potrebbero valere molto più di quanto pensi.

Rifiuti, se getti questo oggetto comune nella spazzatura è illegale: la multa è una mazzata - velvetmag.it










