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Roma, crolla la Torre dei Conti ai Fori Imperiali: il professore spiega che cosa stiamo perdendo

Torre dei Conti spiegata dal Professor De BonisTorre dei Conti, la storia spiegata dal Professor De Bonis (velvetmag.it)

In queste ore Roma è stata scossa da due boati giunti a un’ora e mezza di distanza l’uno dall’altro: la Torre dei Conti sta collassando su se stessa. I Fori Imperiali, inondati di detriti e polvere, lasciano tutti scossi e attoniti.

Alle 11.20 il primo boato e poi, ben un’ora e mezza dopo, quando quasi si poteva sospirare per lo scampato pericolo, un secondo imprevisto crollo. Così la mattinata dei cittadini e dei turisti in visita a Roma si è trasformata in una surreale scena di devastazione: la Torre dei Conti, monumentale avamposto che domina i Fori Imperiali all’altezza di Via Cavour, ha subito due ravvicinati e devastanti crolli che ne hanno severamente compromesso la struttura e, di conseguenza, la stabilità.

Ora che i nove operai presenti all’interno della torre al momento del primo crollo sono quasi tutti stati tratti in salvo (si attende ancora conferma circa le condizioni dell’ultimo tra loro) inizia il momento della riflessione, quella dolorosa fase che prevede la ricerca delle responsabilità circa quanto avvenuto (passo che senza dubbio avrà già intrapreso il sindaco Gualtieri, prontamente giunto sul posto) e che porta tutti a porsi un inevitabile interrogativo: quale frammento della monumentale storia capitolina rischiamo di dover salutare per sempre?

La Torre dei Conti, ecco che cosa si rischia di perdere

Per conoscere meglio le origini e il peso specifico di questo simbolo della storia della Capitale abbiamo interpellato il professor Vittorio Maria de Bonis, storico della letteratura e critico d’arte specializzato in arte antica e moderna.

Torre dei Conti storia prima del crollo

Torre dei Conti, la sua storia e le cause del crollo (Velvetmag.it)

“Spettacolare fortilizio d’età alto medioevale, ampliato e ulteriormente rialzato per volere del pontefice Innocenzo XIII come fortificazione ad uso della sua famiglia: i Conti di Segni, donde la denominazione giunta sino all’età contemporanea, la Torre dei Conti, in origine ben più svettante e tanto imponente da suscitare l’ammirato stupore di Francesco Petrarca, giunto a Roma per ricevere l’alloro poetico, venne ripetutamente brutalizzata dai tanti terremoti che ferirono Roma a partire dall’età Tardo Antica e per tutto il Medioevo e Rinascimento, come quello – disastroso – del 1349 che mutilò definitivamente la struttura. Nei secoli successivi la Torre perse progressivamente ogni finalità difensiva e, isolata in età fascista e trasformata in mausoleo per il presidente dell’associazione degli Arditi, rimase come silenzioso memento d’una trascorsa grandezza eternamente e propagandisticamente rimpianta. I lavori che avrebbero dovuto riqualificarla e restituirla alla pubblica fruizione, hanno purtuttavia insistito su una struttura già pregiudicata e malamente restaurata fino al Seicento, mostrando – una volta di più – quanto fragile e prezioso sia il nostro trascurato patrimonio archeologico e storico, anche e soprattutto quando sia frettolosamente utilizzato come feticcio o banalizzato simbolo di Rinascita senza esser davvero studiato e compreso con rispetto e doverosa attenzione.”

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