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Caso Striano: intrecci tra servizi segreti e dossieraggio

Perchè è necessario che la Procura di Perugia possa indagare serenamente ma anche il più rapidamente possibile

Negli ultimi anni il nome di Pasquale Striano è emerso prepotentemente al centro di uno dei più complessi scandali legati ai servizi segreti italiani. L’ex ufficiale della Guardia di Finanza, noto per il suo ruolo nel gruppo SOS (Segnalazioni di Operazioni Sospette) della Procura Nazionale Antimafia, è ora coinvolto in una vasta indagine della Procura di Perugia su un sistema di dossieraggio illegale che ha coinvolto figure chiave del mondo della sicurezza e dell’intelligence.

Il fulcro della vicenda ruota attorno all’accusa che Striano, insieme a vari collaboratori tra cui agenti dei servizi segreti, avrebbe creato e diffuso dossier – potenzialmente strumenti di ricatto – su diverse personalità pubbliche e politiche. La rete di dossier, secondo le autorità, avrebbe incluso informazioni sensibili raccolte illegalmente tramite l’accesso abusivo ai sistemi informatici.

Il coinvolgimento dei servizi

Un elemento centrale dell’inchiesta riguarda il sospetto che alcuni 007 dei servizi segreti abbiano collaborato con Striano per ottenere informazioni riservate. In particolare, si è scoperto che Striano aveva accesso a file su aziende italiane legate a interessi russi, un dato che ha destato particolare attenzione in quanto potrebbe avere implicazioni geopolitiche.

Procura Perugia caso Striano
Foto X @Umbria24

Uno degli aspetti più controversi dell’indagine è proprio la presunta collaborazione tra Striano e un funzionario dell’Aise, l’Agenzia di intelligence esterna italiana. Questo agente sarebbe stato coinvolto nella richiesta di informazioni su una serie di figure, tra cui alti prelati vaticani e imprenditori italiani, allargando così il raggio d’azione del gruppo di dossieraggio.

Le accuse contro Striano

Tra le accuse nei riguardi di Striano, oltre all’accesso abusivo ai sistemi informatici, spicca quella di rivelazione di segreti d’ufficio. L’ex ufficiale delle Fiamme Gialle, distaccato dal suo ruolo nel 2016, ha negato qualsiasi coinvolgimento in un piano criminale organizzato, affermando di non avere mandanti tra i servizi segreti. Tuttavia, le indagini continuano a rivelare collegamenti tra l’ufficiale e vari esponenti delle forze dell’ordine e dell’intelligence, con numerose chat cancellate e contatti riservati che ora sono oggetto di esame da parte della Procura di Perugia.

Caso Pasquale Striano servizi segreti
Audizione nella Commissione Parlamentare per la Sicurezza (Copasir). Foto Ansa/Riccardo Antimiani

Conseguenze del caso

Lo scandalo ha assunto una dimensione politica notevole, soprattutto dopo le dichiarazioni del ministro della Difesa, Guido Crosetto, il quale ha ribadito che i servizi segreti italiani sono un baluardo di legalità, pur ammettendo che “una mela marcia può sempre emergere“. Le sue parole hanno sottolineato la complessità della situazione, lasciando intendere che l’indagine potrebbe portare a ulteriori sviluppi, sia nel campo dell’intelligence che nelle istituzioni.

L’inchiesta ha già prodotto decine di migliaia di pagine di atti investigativi, inviati anche alla Commissione parlamentare antimafia. Tra le personalità che Striano avrebbe spiato in conto terzi vi sono ministri, imprenditori e altre figure di rilievo. Le indagini continuano, e il caso rimane sotto osservazione anche da parte del Parlamento, mentre si cerca di chiarire il reale coinvolgimento dei servizi segreti e di altre figure di alto profilo.

Con le indagini ancora in corso e nuovi elementi che potrebbero emergere, il caso Striano rappresenta un nodo cruciale nel dibattito sulla sicurezza nazionale e sull’integrità delle istituzioni di intelligence in Italia. Ma il fatto che la magistratura riesca a fare chiarezza nel più breve tempo possibile è un fattore determinante per eliminare ogni ombra su questo caso.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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