Alessandro Giuli, chi è il nuovo ministro della Cultura
Passa dal giornalismo alla politica, rivisitando Gramsci, fondatore del Partito Comunista, per proporsi come "il più progressista tra i conservatori"
Alessandro Giuli è il nuovo ministro della Cultura al posto di Gennaro Sangiuliano, dimessosi dopo lo scandalo dei presunti favoritismi alla sua amante Maria Rosaria Boccia. Giuli, romano, classe 1975, è giornalista e scrittore, oltre a essere stato sinora presidente della Fondazione MAXXI, il Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma.
Giuli non ha una laurea. Ha studiato filosofia all’Università La Sapienza di Roma, un percorso che comunque ha segnato il suo approccio intellettuale e il suo stile. Nel corso della sua carriera ha collaborato con diverse testate di rilievo come Il Foglio, Il Tempo, Libero e Linkiesta. La sua nomina non è sorprendente, data la sua vicinanza al Governo Meloni e la sua esperienza alla guida della Fondazione MAXXI di Roma.
Chi è Giuli
Dal novembre 2022 fino alla sua nomina, Giuli ha ricoperto appunto il ruolo di presidente della Fondazione MAXXI, distinguendosi per la promozione di numerose iniziative culturali. Questo incarico gli ha permesso di entrare in contatto diretto con il mondo dell’arte contemporanea e delle istituzioni culturali italiane, un’esperienza cruciale per affrontare le sfide del nuovo ruolo ministeriale. Nel suo nuovo incarico, Giuli avrà il compito di gestire un settore strategico per il nostro Paese, in un periodo segnato dalla necessità di riformare il sistema culturale, di migliorare la gestione del patrimonio artistico e di promuovere il settore turistico. Il G7 della Cultura, che si terrà a settembre, sarà uno dei primi banchi di prova per il neoministro.
Le sfide del mandato
La nomina di Giuli arriva in un momento delicato per il ministero della Cultura, in seguito allo scandalo che ha coinvolto il suo predecessore Gennaro Sangiuliano. Il nuovo ministro dovrà lavorare per ristabilire la fiducia nelle istituzioni culturali e garantire una gestione trasparente dei fondi destinati al settore.
Tra le priorità ci saranno la valorizzazione del patrimonio culturale italiano e il supporto alle istituzioni museali e teatrali, che continuano a soffrire degli effetti post-pandemia. Un altro aspetto centrale sarà il potenziamento del turismo culturale, essenziale per l’economia italiana. Giuli dovrà inoltre affrontare temi come la digitalizzazione del patrimonio culturale e l’inclusione di nuovi pubblici attraverso l’arte contemporanea, ambito in cui ha maturato competenze durante il suo mandato al MAXXI.
Una carriera tra giornalismo e scrittura
Alessandro Giuli è conosciuto per la sua lunga carriera giornalistica, che lo ha visto lavorare in testate di rilievo e assumere ruoli di responsabilità come vicedirettore de Il Foglio e direttore del settimanale Tempi. Oltre alla sua attività giornalistica, Giuli è anche autore di saggi, tra cui Il passo delle oche, dove esplora temi legati all’identità postfascista di molti italiani.
Giuli viene esattamente da una cultura postfascista e in gioventù, negli Anni Novanta, ha addirittura militato in organizzazioni di estrema destra. Trent’anni più tardi In Gramsci è vivo (Rizzoli, 2024) il neo ministro della Cultura, inaspettatamente subentrato a Gennaro Sangiuliano, articola una riflessione su un itinerario “libertario e liberatorio al contempo. Come la destra che vorrei“. La sua nomina a titolare del Mic rappresenta un passo importante nel suo percorso, che lo vede ora affrontare nuove sfide in un contesto politico e culturale complesso. L’auspicio è che operi per il bene dell’Italia, non solo per quello della sua parte politica.