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Venezuela, Maduro anticipa il Natale al 1° ottobre

Una bizzarra decisione da basso impero mostra la difficoltà del padre-padrone del Paese di fronte alle crescenti proteste popolari

Il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha preso una decisione sorprendente: anticipare le celebrazioni natalizie al 1° ottobre 2024. Questa mossa, ufficialmente presentata come un tentativo di portare un po’ di allegria e speranza alla popolazione, ha sollevato non poche polemiche all’interno del Paese. In un contesto di crisi economica, instabilità politica e crescenti proteste, molti osservatori vedono nell’anticipo del Natale un tentativo di distrarre l’opinione pubblica e calmare gli animi. Ma come si è giunti a questa decisione e quali sono state le reazioni?

Maduro ha impoverito il Venezuela

L’annuncio di Maduro è arrivato il 1° settembre, quando ha dichiarato che il Venezuela avrebbe iniziato le festività natalizie già dal 1° ottobre. Una scelta inedita e senza precedenti, che ha rapidamente acceso il dibattito pubblico. Maduro, nel suo discorso televisivo, ha spiegato che l’intento era quello di “portare gioia in anticipo al popolo venezuelano” gravemente colpito dalla crisi economica. Sotto il potere decennale di Maduro il Venezuela si è impoverito: le disuguaglianze fra la popolazione sono cresciute e l’inflazione ha ridotto drasticamente il potere d’acquisto. Sono in genere peggiorate le condizioni di vita di milioni di persone.

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Il presidente venezuelano Nicolas Maduro. Foto Ansa/Epa Miguel Gutierrez

Morti e arresti dopo le elezioni

Il Natale anticipato sul calendario è apparsa a molti, dentro e fuori il Venezuela, come la mossa di un ‘imperatore’ in piena decadenza. Maduro è nell’occhio del ciclone delle polemiche perché avrebbe fatto truccare pesantemente le elezioni presidenziali dello scorso 28 luglio, a seguito delle quali sono morte uccise dalla polizia diverse persone, mentre centinaia sono finite agli arresti.

L’opposizione ha denunciato irregolarità e ha affermato di avere vinto con il 70% dei consensi. Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha espresso dubbi sull’andamento della consultazione elettorale. Il Cile del presidente progressista Gabriel Boric ha deciso di non riconoscere ufficialmente il risultato elettorale che ha portato alla riconferma di Maduro alla presidenza del Venezuela.

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Cittadini venezuelani protestano contro Maduro a Bogotà, Colombia, il 3 settembre 2024. Foto Ansa/Epa Carlo Ortega

Proteste contro il caro-vita

A fronte di questa realtà, cosa c’è dietro la bizzarra decisione di anticipare il Natale al 1° ottobre? Come accennato c’è il tentativo di placare le proteste in crescita nel Paese. Da mesi il Venezuela è scosso da manifestazioni contro il Governo di Maduro, alimentate dalla carenza di beni di prima necessità, dall’inflazione alle stelle e da una generale insoddisfazione per la gestione del Paese. Le proteste si sono intensificate negli ultimi tempi, e la situazione appare sempre più tesa. Secondo alcuni osservatori, anticipare il Natale potrebbe essere un tentativo di distrarre l’opinione pubblica e distogliere l’attenzione dalle difficoltà economiche e sociali.

Anche a livello internazionale, la decisione ha fatto discutere. Mentre alcuni Paesi alleati di Maduro, come la Cuba e la Russia, hanno minimizzato la questione, definendola una scelta interna, altre nazioni hanno espresso preoccupazione per lo stato di deterioramento della democrazia e delle istituzioni in Venezuela. Organizzazioni internazionali che monitorano i diritti umani hanno invece criticato duramente Maduro. Il presidente, sostengono, è un padre-padrone del grande Paese latinoamericano. Sostanzialmente un dittatore, un ‘caudillo’, che secondo l’opinione di molti altro non fa che manipolare la popolazione con misure populiste invece di affrontare le vere cause del malcontento dei suoi cittadini.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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