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Pensioni anticipate novità sulle finestre di uscita nel 2024

La casse dello Stato languono e il Governo vuole allungare il periodo temporale fra la maturazione dei requisiti e l'erogazione dell'assegno

Il tema delle pensioni anticipate continua a dominare il dibattito politico e sociale in Italia. Con l’inizio del 2024, il Governo sta valutando l’introduzione di nuove regole che potrebbero allungare le finestre di uscita fino a sette mesi. Questa misura, se confermata, potrebbe impattare profondamente sui lavoratori che hanno maturato i requisiti per il pensionamento anticipato, ma che si trovano costretti a posticipare il loro effettivo ritiro dal lavoro.

Finestre di uscita, la tempistica

Le finestre di uscita per le pensioni rappresentano il periodo di attesa tra il momento in cui un lavoratore matura i requisiti e l’effettiva erogazione dell’assegno pensionistico. Attualmente, per molte categorie di lavoratori, queste finestre variano da 3 a 6 mesi. Tuttavia, il Governo sta considerando un’estensione fino a 7 mesi. Il che significa che, anche dopo aver raggiunto i requisiti di età e contributi, i lavoratori dovrebbero attendere ulteriormente prima di poter ricevere la pensione. Questa situazione sta generando preoccupazione tra i lavoratori prossimi alla pensione, poiché un allungamento delle finestre potrebbe costringerli a rimanere in attività più a lungo del previsto. Oppure potrebbe costringerli a far fronte a un periodo di incertezza economica.

Pensioni Cgil Quota 103
Foto Ansa/Massimo Percossi

Impatto sulle pensioni anticipate

Nel 2024, le pensioni anticipate resteranno una delle principali opzioni per chi desidera lasciare il mondo del lavoro prima dell’età pensionabile di vecchiaia. Tuttavia, l’allungamento delle finestre di uscita potrebbe rendere meno conveniente questa scelta. Secondo le indiscrezioni, l’eventuale estensione della finestra fino a 7 mesi potrebbe coinvolgere varie tipologie di pensionamento anticipato, come la Quota 103 e l’Opzione Donna.

In particolare, chi aderisce a Quota 103, che prevede l’uscita con 41 anni di contributi e un’età minima di 62 anni, potrebbe essere costretto a lavorare ulteriori mesi prima di ricevere la pensione. Anche le lavoratrici che scelgono l’Opzione Donna, una forma di pensionamento anticipato riservata alle donne, potrebbero vedere prolungato il tempo di attesa.

A cosa andiamo incontro

Le reazioni a questa possibile modifica del sistema delle pensioni sono contrastanti. Da un lato, c’è chi ritiene che l’allungamento delle finestre possa rappresentare una misura necessaria per garantire la sostenibilità dello stato sociale italiano, sempre più costoso. Dall’altro, molti lavoratori esprimono frustrazione per quella che percepiscono come una ‘beffa’ nei loro confronti. Dopo aver raggiunto i requisiti per la pensione anticipata, si trovano a dover attendere ancora prima di poter godere del meritato riposo.

Giorgetti ministro Economia
Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Ettore Ferrari

Le prospettive per il futuro delle pensioni anticipate restano dunque incerte. Se da un lato l’introduzione di finestre più lunghe potrebbe alleggerire la pressione finanziaria sul sistema previdenziale, dall’altro potrebbe rendere meno attrattive le formule di pensionamento anticipato. E questo spingerebbe molti lavoratori a rimanere attivi più a lungo o a cercare soluzioni alternative.

L’allungamento delle finestre di uscita per le pensioni anticipate è però soltanto una delle molte modifiche che potrebbero arrivare entro questo anno solare 2024. In un contesto economico che si caratterizza per incertezze e cambiamenti, i lavoratori prossimi alla pensione dovranno prestare molta attenzione alle nuove regole. E dovranno saper valutare con cura le proprie scelte. Le prossime settimane saranno decisive per capire come evolverà la situazione e quali saranno le decisioni definitive del Governo Meloni.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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