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Doha, vertice su Gaza e Medio Oriente: la speranza è appesa a un filo

Non è chiaro se Hamas parteciperà ma non sono esclusi passi in avanti per una tregua. Pressioni su Netanyahu: "Accetti un cessate il fuoco"

Si svolge oggi 15 agosto a Doha, in Qatar, un round decisivo di negoziati sul Medio Oriente per una possibile tregua a Gaza. Su mandato del premier Benjamin Netanyahu, la delegazione negoziale israeliana non intende transigere su un punto: la liberazione di 33 ostaggi vivi nella prima fase dell’accordo. Il vertice di Doha affronta un quadro molto complesso. E i capi di Hamas potrebbero non partecipare al tavolo. Dall’Occidente pressioni su Israele affinché metta in atto un cessate il fuoco.

Da giorni l’Iran ha preannunciato una dura risposta all’uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran. È inoltre in corso una pericolosa escalation da parte di Hezbollah in Libano: il partito-esercito islamista vuole vendicare l’eliminazione del suo capo militare Fuad Shukr a Beirut da parte di Israele. Lo Stato ebraico risponde minacciando uno spostamento del confine.

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Foto X @francofontana43

Medio Oriente, il summit

E se da una parte c’è Netanyahu con i suoi interessi politici e personali, dall’altra c’è Yahya Sinwar, che gestisce per la prima volta la mediazione da capo politico di Hamas. Dopo l’annuncio di tre giorni fa che il gruppo islamista non si presenterà in Qatar perché “vale l’accordo proposto a luglio da Joe Biden“, Hamas ha ribadito che sarà assente.

Ma il messaggio di Sinwar è contraddittorio. Da una parte fa sapere che parteciperà se Israele fermerà i combattimenti, dall’altra si richiama alle tre fasi del piano Biden. Inoltre presenta emendamenti che vanno dalla liberazione del leader di Fatah, l’ergastolano Marwan Barghouti, ad altri 100 detenuti di peso di cui gli Usa si dovranno farsi garanti.

Sono gli Stati Uniti ad aver promosso il summit di Doha. Ci saranno fra gli altri il capo della Cia William Burns con Brett McGurk, il coordinatore della Casa Bianca per il Medio Oriente. Al vertice prendono parte anche Qatar e Egitto.

Hamas, Iran e i negoziati di Doha

In realtà che non siano presenti fisicamente i delegati di Sinwar non sembra scontato. “Intraprendere nuovi negoziati consente a Israele di imporre nuove condizioni e di utilizzarli per compiere altri massacri“. Così il funzionario di Hamas Sami Abu Zuhri all’agenzia di stampa Reuters.

Parole, hanno fatto sapere mediatori anonimi, che comunque non escludono la possibilità di progressi. Il capo negoziatore Khalil al-Hayya, che Sinwar ha confermato nel suo ruolo alcuni giorni fa, risiede a Doha e ha canali aperti con Egitto e Qatar. L’Iran, dal canto suo, ha smentito attraverso la sua delegazione all’ONU un interessamento ai colloqui, seppur dietro le quinte. L’agenzia di stampa statale russa Tass fa sapere che il presidente dell’Anp Abu Mazen vorrebbe che anche Mosca prendesse parte al processo di pace.

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Il premier israeliano Benjamin Netanyahu. Foto Ansa/Epa Naama Grynbaum

A Gaza Israele ha raggiunto il massimo

Dagli Stati Uniti il New York Times scrive che Israele ha raggiunto il possibile a Gaza da un punto di vista militare. E che quindi continuare a bombardare aumenta solo i rischi – e le vittime – fra i civili. Funzionari americani affermano al quotidiano che sebbene l’esercito israeliano abbia inflitto pesanti colpi a Hamas ma non sarà mai in grado di eliminare completamente il gruppo.

La tv qatariora Al Jazeera fa sapere intanto che almeno 3 palestinesi sono rimasti uccisi in un raid aereo israeliano che ha colpito una casa nel quartiere di Sabra, a Gaza City. Imprecisato il numero imprecisato di feriti. Al Jazeera parla di vari bombardamenti anche su Khan Younis, nel sud della Striscia, che avrebbero fatto altri morti nelle ultime 24 ore.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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