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Crowdfunding, la Banca d’Italia blocca le operazioni di Lemonway

La fintech francese fornisce soluzioni di pagamento online ma avrebbe problemi sul fronte della trasparenza e dell'antiriciclaggio

La Banca d’Italia ha recentemente bloccato le operazioni di Lemonway, una delle principali fintech operanti nel settore del crowdfunding in Italia. Questo intervento ha generato grande preoccupazione tra le piattaforme di crowdfunding e gli investitori che si affidano a questo servizio.

Lemonway è una fintech francese che fornisce soluzioni di pagamento per piattaforme di crowdfunding e altre applicazioni di pagamento online. Fondata nel 2007, Lemonway è cresciuta rapidamente diventando un attore chiave nel settore dei pagamenti digitali in Europa, gestendo oltre 200 piattaforme di crowdfunding in tutta Europa, di cui molte in Italia.

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Foto X @BenGreenbergNYC

Lemonway, perché il blocco

La Banca d’Italia ha deciso di intervenire a seguito di una serie di irregolarità riscontrate nelle operazioni di Lemonway. Secondo alcune fonti citate dai media, la banca centrale italiana ha rilevato problemi legati alla gestione dei fondi dei clienti e alla conformità con le normative antiriciclaggio. In particolare, Lemonway non avrebbe rispettato pienamente le direttive europee in materia di servizi di pagamento e gestione del denaro elettronico, mettendo a rischio la sicurezza dei fondi dei clienti.

Questo intervento è stato motivato dalla necessità di proteggere gli investitori e garantire la stabilità del mercato finanziario italiano. La Banca d’Italia ha sottolineato l’importanza di una stretta vigilanza sulle attività delle fintech, in particolare quelle che gestiscono grandi volumi di denaro e hanno un impatto significativo sul mercato.

Effetti sul crowdfunding

Il blocco delle operazioni di Lemonway ha avuto un impatto immediato sulle piattaforme di crowdfunding che utilizzano i suoi servizi. Molte di queste piattaforme si sono trovate improvvisamente senza un partner di pagamento affidabile, mettendo a rischio le campagne di raccolta fondi in corso e future.

Le piattaforme di crowdfunding stanno ora cercando alternative per garantire la continuità delle loro operazioni. Alcune stanno valutando la possibilità di passare ad altri fornitori di servizi di pagamento, mentre altre stanno lavorando per risolvere le problematiche riscontrate insieme a Lemonway. Questo blocco potrebbe anche avere ripercussioni sul mercato del crowdfunding in generale, riducendo la fiducia degli investitori e rallentando la crescita di un settore che, negli ultimi anni, ha mostrato un notevole dinamismo.

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Fabio Panetta, Governatore della Banca d’Italia. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Cosa aspettarsi adesso

Il futuro di Lemonway in Italia dipenderà dalla sua capacità di risolvere rapidamente i problemi evidenziati dalla Banca d’Italia e di conformarsi alle normative vigenti. L’azienda ha dichiarato di essere impegnata a collaborare con le autorità italiane per risolvere le questioni sollevate e riprendere le operazioni il più presto possibile.

Nel frattempo, le piattaforme di crowdfunding devono affrontare l’incertezza e trovare soluzioni temporanee per mantenere attive le loro campagne di raccolta fondi. La situazione attuale potrebbe anche spingere altre fintech a rafforzare i loro controlli interni e a migliorare la conformità con le normative per evitare interventi simili da parte delle autorità di vigilanza.

Il blocco delle operazioni di Lemonway da parte della Banca d’Italia rappresenta un importante segnale di attenzione verso la regolamentazione del settore fintech e la protezione degli investitori. Sebbene questa misura possa creare disagi nel breve termine, potrebbe anche contribuire a rendere il mercato del crowdfunding più sicuro e affidabile nel lungo periodo. Le piattaforme di crowdfunding e le fintech dovranno lavorare insieme per superare questa fase critica e garantire la continuità delle loro attività.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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