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Asta BOT 2024: la prossima si svolge il 9 agosto

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L’ultima asta dei Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) per il 2024 si è conclusa con risultati molto positivi. Il Governo ha collocato titoli in Buoni Ordinari del Tesoro a 6 mesi per 6 miliardi. Questo strumento di debito a breve termine che il Governo italiano ha emesso continua a essere un pilastro fondamentale per il finanziamento del debito pubblico. L’asta ha visto una forte partecipazione degli investitori, sia nazionali che internazionali, dimostrando una solida fiducia nella stabilità economica dell’Italia e nelle sue prospettive future. La prossima asta si terrà il 9 agosto

BOT, i dettagli dell’asta

La recente ultima asta ha riguardato anche BOT a 12 mesi, con una scadenza fissata al 31 luglio 2025. Il Tesoro italiano ha offerto 7 miliardi di euro di titoli, una cifra considerevole che ha attirato una domanda pari a circa 1,5 volte l’importo offerto. Questo significa che sono pervenute richieste per circa 10,5 miliardi di euro, un indicatore molto positivo della fiducia degli investitori.

Foto Ansa/Alessio Taralletto

Tassi di interesse competitivi

Uno degli aspetti più rilevanti dell’asta è stato il tasso di interesse offerto. I BOT sono stati collocati con un rendimento medio lordo dello 0,85%, un tasso che, pur essendo in linea con le recenti emissioni, rappresenta un valore attraente per gli investitori. In un contesto di tassi di interesse globali ancora relativamente bassi.

La forte domanda dei BOT

La robusta domanda per questi titoli è stata influenzata da diversi fattori:

  • Fiducia nella stabilità economica: gli investitori vedono l’Italia come un mercato stabile e prevedibile, con un governo impegnato nel mantenimento dell’ordine fiscale.
  • Rendimento relativamente attraente: nonostante i bassi tassi di interesse a livello globale, i BOT offrono rendimenti competitivi rispetto ad altri strumenti di debito a breve termine di paesi con simili rating creditizi.
  • Protezione contro l’inflazione: in un contesto di inflazione crescente, i BOT rappresentano un’opzione di investimento sicura per proteggere il capitale.

Implicazioni per il mercato

Il successo dell’asta ha diverse implicazioni per il mercato e per l’economia italiana in generale. Prima di tutto, la capacità del Tesoro di collocare una così ampia quantità di debito a tassi competitivi suggerisce una forte fiducia degli investitori nella sostenibilità del debito pubblico italiano. Inoltre, ciò offre al Governo una maggiore flessibilità nel gestire le finanze pubbliche, permettendo di finanziare progetti e programmi senza eccessiva pressione sui costi di indebitamento.

La sede del ministero dell’Economia a Roma. Foto Ansa/Mef

Il contributo degli investitori esteri

È interessante notare che una parte significativa della domanda è provenuta da investitori esteri, un segnale positivo che indica la percezione dell’Italia come un mercato affidabile e attraente. Questo interesse internazionale è cruciale per diversificare la base di investitori e ridurre la dipendenza dal mercato domestico.

Prospettive future

Guardando al futuro, il successo di questa asta BOT potrebbe avere effetti positivi sulle prossime emissioni di debito. Il Tesoro italiano potrebbe essere incentivato a incrementare l’offerta di titoli a breve termine, sfruttando il favorevole sentiment del mercato. Inoltre, un continuo flusso di investimenti esteri potrebbe contribuire a stabilizzare ulteriormente il mercato del debito italiano.

In conclusione, l’ultima asta dei Buoni Ordinari del Tesoro ha rappresentato un successo significativo per il Tesoro italiano, dimostrando una forte fiducia degli investitori nella stabilità economica del paese. Con tassi di interesse competitivi e una domanda robusta, il mercato del debito italiano continua a mostrare segni di solidità e resilienza.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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