Sanità, Pronto soccorso in crisi in tutta Italia
Il sindacato Nursing up denuncia in particolare i casi emblematici di Castellammare di Stabia, Rossano in Calabria e Messina
I Pronto soccorso italiani, in perenne sofferenza, si confermano il grande anello debole del nostro Servizio sanitario nazionale. Lo conferma un’indagine del sindacato degli infermieri Nursing up su tre strutture particolarmente disagiate del Paese, tutte a Sud. Ossia l’ospedale San Leonardo di Castellammare (Na), l’ospedale di Rossano (Cs) e il Policlinico di Messina.
In questi pronto soccorso, oltre alle lunghissime ed esasperanti code per i pazienti, si verificano situazioni intollerabili per gli infermieri. I quali devono spesso coprire turni anche di 16-17 ore perché ci sono colleghi assenti e occorre compensare i ruoli degli operatori socio sanitari, con una drammatica esplosione di casi di demansionamento sul lavoro. A ciò si aggiungono le aggressioni al personale, sempre più frequenti da parte di familiari dei pazienti trasportati nei Pronto soccorso.
La situazione a Castellammare
Il sindacato ha emesso un comunicato. “Nursing Up, dopo un accurato lavoro di indagini durato alcune settimane, lavorando di concerto con i nostri referenti regionali, è in grado di raccontarvi quali sono in questo momento le realtà più critiche“, si legge nella nota. Si parte dalla Campania, Pronto soccorso dell’ospedale San Leonardo di Castellammare, “in condizione già critica prima del Covid, a causa della chiusura di pronto soccorso limitrofi mai riaperti, quali Scafati, Boscotrecase e Torre Annunziata“.
Tutto ciò, prosegue la nota sindacale, “ha creato per la struttura una situazione pari a quella di una bomba a orologeria. Con un bacino di utenza che, da quello della popolazione dell’area costiera, si è allargato da alcuni anni anche al territorio vesuviano e alla confinante provincia di Salerno“.
Organici ridotti ai minimi termini, con al primo posto “una voragine di infermieri che in estate si acuisce a dismisura. I nostri referenti ci raccontano di un personale demotivato e stanco. E poi ci sono le aggressioni in particolare negli orari notturni. Il presidio fisso di pubblica sicurezza esiste, ma è pericolosamente vuoto, con un solo agente che si alterna con i colleghi solo per qualche ora al giorno, dal lunedì al venerdì“.
Il Pronto soccorso di Rossano
Anche in Calabria, al Pronto soccorso di Rossano, “gli organici sono ridotti all’osso. La situazione critica, però, oltre ai turni massacranti, ai tempi biblici di attesa dei pazienti, e naturalmente della cronica carenza di infermieri e operatori sociosanitari, oltre alle aggressioni sempre più frequenti, si infarcisce anche di ulteriori problematiche”.
È stato infatti da tempo chiuso un accordo, nell’ambito della contrattazione regionale, “per portare una già risibile indennità mensile, oggi del valore di 40 euro, sino a 72 euro lordi. Fin ora, però incredibilmente, tale cifra non è mai stata erogata. Decine e decine, da mesi, sono le inevitabili richieste di trasferimento in altri reparti. È in atto una vera e propria fuga da parte dei professionisti dal Pronto soccorso“.
Messina, cantieri infiniti
Il Policlinico di Messina è invece uno dei più grandi ospedali del Meridione. Serve un bacino d’utenza molto vasto tra Sicilia e Calabria. “Ma siamo di fronte a una struttura vetusta, che da tempo attende un indispensabile restyling. Il Pronto soccorso è un cantiere eternamente aperto, con lavori mai conclusi. È la perfetta dimostrazione dei disagi che regnano sovrani. Almeno 60 infermieri del policlinico di Messina non sarebbero attualmente in servizio per vari motivi“.
Nursing up conclude affermando che “siamo di fronte a una gravissima e cronica carenza infermieristica e di operatori sociosanitari“. Un fatto “che sta minando nel profondo, secondo i nostri referenti, la regolare attività assistenziale. Ai primi posti, nell’ordine della gravità di una crisi che si acuisce di giorno in giorno, c’è naturalmente il Pronto soccorso“.