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La ‘ndrangheta è sempre più potente nel Nord Italia

Dalla relazione della Direzione investigativa antimafia (Dia) al Parlamento emerge inoltre la penetrazione delle cosche calabresi in Africa occidentale

La ragnatela criminale della ‘ndrangheta – la mafia di origine calabrese oggi più temuta in assoluto fa le mafie italiane – è sempre più vasta. Sia a livello nazionale che intercontinentale. Le cosche manifestano una crescente capacità di condizionare le istituzioni delle regioni settentrionali dell’Italia. Le operazioni sul mercato della droga possono ormai contare su un sistema di basi che copre anche l’Africa subsahariana occidentale. I dati emergono dall’ultima Relazione semestrale che la Direzione investigativa antimafia (Dia) ha presentato in Parlamento il 19 giugno.

Nel Nord, ma anche nel Centro Italia, “la ‘ndrangheta cerca di insinuarsi sempre più nel mondo dell’economia e della finanza. Le numerose segnalazioni di operazioni sospette sono il riflesso di una modalità operativa che punta a riciclare e reimpiegare rilevanti quantità di denaro nelle aree più produttive del Paese” si legge nel documento della Dia. “La capacità di condizionamento nei confronti delle istituzioni non è più solo problema a carattere locale – avverte la Relazione – ma è una criticità ormai rivolta anche al Nord Italia“.

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Scoperti dopo 23 anni i presunti responsabili di un omicidio di ‘ndrangheta commesso nel crotonese. Foto Ansa/Carabinieri

Come agisce la ‘ndrangheta

Lo testimoniano “negli ultimi anni, lo scioglimento di diversi consigli comunali. Scioglimenti che in Calabria si concretizzano con elevata frequenza e che danno la misura della vulnerabilità delle amministrazioni locali. Le quali, all’esito di investigazioni giudiziarie, rivelano spesso la permeabilità degli organismi elettivi alla pressione criminale. La ‘ndrangheta ha dimostrato di saper intercettare opportunità e di approfittare delle criticità ambientali per trarne vantaggio, perseguendo una logica di massimizzazione dei profitti. E orientando gli investimenti verso ambiti economici in forte sofferenza finanziaria“.

Un network criminale mondiale

La ‘ndrangheta, si rileva ancora nella relazione della Dia, è nata come ordine malavitoso di tipo rituale. Essenzialmente ed esclusivamente calabrese. Ma da tempo “ha oltrepassato i confini regionali, diventando un network criminale capace di agire con grande disinvoltura nei contesti più diversificati. Con un’accentuata vocazione verso i comparti economici, finanziari ed imprenditoriali. La crescita esponenziale della delittuosità di tipo transnazionale, che trova nel narcotraffico l’espressione più immediata di guadagno illegale, ha dato un valore aggiunto macro-criminale alle cosche. Così come “ai locali presenti in Italia e all’estero“.

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Uomini della Dia in azione. Foto Ansa

Il ruolo delle cosche in Africa

La disponibilità di ingenti capitali deriva “dal ruolo rilevante nel narcotraffico internazionale“, spiegano gli investigatori. Questa specificità “unita a una spiccata capacità di gestione dei diversi segmenti e snodi del traffico, ha permesso alla ‘ndrangheta di consolidare rapporti con le più importanti organizzazioni criminali omologhe del Centro e del Sud America. Negli ultimi anni anche l’Africa occidentale è diventata per le cosche di ‘ndrangheta una tappa sempre più importante per i propri traffici. In particolare, la Costa d’Avorio, la Guinea-Bissau e il Ghana sono diventate cruciali basi logistiche per i narcos. A questi Paesi si aggiunge di recente anche la Libia. Analoghe considerazioni valgono per gli Stati Uniti e il Canada, ove l’infiltrazione criminale della ‘ndrangheta appare oramai compiuta“. Come è noto, uno dei più importanti ed esperti ‘cacciatori’ di ‘ndranghetisti, in Italia e nel mondo, è il nuovo procuratore di Napoli, Nicola Gratteri, calabrese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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