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Noam Chomsky dimesso dall’ospedale: si era diffusa la falsa notizia della sua morte

Prima la smentita della moglie, poi quella del nosocomio. Intanto, però, testate di tutto il mondo, Italia compresa, avevano pubblicato la fake news

Il linguista, filosofo e intellettuale statunitense Noam Chomsky, 95 anni, ha potuto lasciare l’ospedale in cui era ricoverato a San Paolo del Brasile: continuerà le terapie prescritte a casa sua. Lo ha dichiarato un portavoce del centro sanitario Beneficiencia Portuguesa di San Paolo. La dichiarazione del centro medico, firmata dal direttore esecutivo Renato Vieira e dal cardiologo Marcelo Sampaio, smentisce definitivamente la notizia della sua morte. Il 18 giugno in un batter di ciglia aveva fatto il giro del mondo questa clamorosa fake news, pubblicata da diverse testate giornalistiche online, anche in Italia.

Inutile dire che sui social network la falsa notizia era rimbalzata ovunque, con post di commiato da parte di personalità e cronisti, anche italiani, molto noti. Gad Lerner, ad esempio, aveva pubblicato un ‘consiglio di lettura’ su Chomsky abbinandolo alla notizia della sua scomparsa: si è poi corretto. Così come il quotidiano Avvenire, che in un post sui suoi account social ha chiesto scusa ai lettori rettificando le informazioni.

Chomsky Usa filosofo intellettuale
Chomsky nel 2022 in videoconferenza al Web Summit di Lisbona, in Portogallo. Foto Ansa/Epa José Sena Goulao

La smentita della moglie all’Ap

La prima a spazzare via le fake news sulla morte di Chomsky (ma i social ne sono sempre pieni, soprattutto circa i presunti decessi di personaggi celebri) è stata, prima ancora dell’ospedale di San Paolo, la moglie brasiliana del filosofo americano, Valeria Wasserman, che Chomsky sposò nel 2014 alla bella età di 85 anni. “Non è vero, sta bene” ha scritto la donna rispondendo via mail a espressa domanda postagli dall’agenzia di stampa Associated Press dopo che giornali brasiliani e poi di tutto il mondo aveva rilanciato la fake news. Alcuni profili di X (l’ex Twitter) mostrano gli screenshot dei messaggi con cui la consorte di Chomsky definisce “bugie” le notizie relative al decesso dell’intellettuale.

Nel frattempo, però, testate giornalistiche come la rivista della sinistra statunitense Jacobin e quella della sinistra britannica The New Statesman avevano pubblicato articoli celebrativi in morte di Chomsky. Correggendosi in corsa, Jacobin ha poi cambiato il titolo da Ricordiamo Noam Chomsky a Celebriamo Noam Chomsky. Il New Statesman ha cassato completamente il saggio dell’ex ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, scritto per celebrare il (non) defunto intellettuale americano. Anche il sito di notizie brasiliano Diario do Centro do Mundo ha rimosso la notizia che annunciava la morte di Chomsky e ha pubblicato una correzione.

Chomsky e Chavez nel 2009 a Caracas
In un’immagine del 2009 l’allora presidente del Venezuela, Hugo Chavez (a destra), dà il benvenuto a Noam Chomsky a Caracas. Foto Ansa/Epa Prensa Miraflores

In un’intervista rilasciata al quotidiano Folha de Sao Paulo la scorsa settimana, Valeria Wasserman Chomsky aveva rivelato la circostanza sulla salute precaria del marito mantenuta fino ad allora nel più assoluto riserbo. Noam Chomsky era ricoverato in un ospedale della metropoli brasiliana, dove la coppia risiede dal 2015, per le conseguenze di un ictus che lo aveva colpito nel giugno 2023.

Chi è Chomsky

Considerato il fondatore della linguistica moderna, Chomsky sostenne nel suo libro del 1957 Strutture sintattiche che il linguaggio è una facoltà innata. E che una “grammatica generativa“, un insieme di regole universali per il linguaggio, è scritta nel cervello umano. Intellettuale famoso in tutto il mondo, è diventato una figura centrale a livello internazionale nella seconda metà del XX secolo e fino a oggi, soprattutto per la sinistra socialista europea e mondiale. Chomsky ha sempre svolto un ruolo di intellettuale impegnato: in particolare ha criticato in maniera radicale la politica estera degli Stati Uniti e di Israele.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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