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Strage di migranti al largo di Lampedusa e Roccella, i naufragi si ripetono senza sosta

Almeno 26 i bambini dispersi. Il Mediterraneo è un cimitero. La Bbc accusa la Grecia: "Buttano in mare le persone per non farle sbarcare"

Nel giro di poche ore, il 17 giugno, si è verificata una doppia tragedia per decine di migranti nel Mediterraneo, di fronte alle coste italiane. A cento miglia dalla Calabria, circa 70 persone hanno fatto naufragio dopo il ribaltamento della barca a vela su cui stavano viaggiando provenienti dalla Turchia. Sono quasi tutti dispersi in mare; 12 di essi sono stati salvati. La nave Nadir ha invece soccorso al largo della Libia, e a sud di Lampedusa, 51 migranti a bordo di un’imbarcazione di legno: una carretta del mare in forte difficoltà. A bordo c’erano diversi cadaveri. “Il salvataggio è arrivato troppo tardi per 10 persone” ha fatto sapere la ong tedesca Resqship, proprietaria della Nadir.

Fra i sopravvissuti al naufragio al largo della della Calabria, fatti sbarcare dalla Guardia costiera a Roccella Jonica (Reggio Calabria) anche una donna incinta. I soccorritori hanno trasferito il corpo senza vita di una donna morta dopo essere caduta in mare. I profughi che viaggiavano a bordo dell’imbarcazione erano partiti da un porto della Turchia. “Ho parlato con un ragazzo che ha perso la sua fidanzata. I superstiti hanno parlato di 66 persone disperse, tra cui almeno 26 bambini, anche di pochi mesi. Intere famiglie dell’Afghanistan sarebbero morte. Sono partiti dalla Turchia 8 giorni fa e da 3 o 4 giorni imbarcavano acqua. Ci hanno detto che viaggiavano senza salvagente e che alcune barche non si sono fermate per aiutarli“.

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L’imbarcazione a vela semiaffondata a largo di Roccella Jonica con circa 70 migranti a bordo. Sono 12, al momento, i sopravvissuti. Foto X @scandura

Migranti, vite a perdere

Sono le dichiarazioni di Shakilla Mohammadi, mediatrice interculturale della organizzazione non governativa Medici senza frontiere, presente a Roccella Jonica. “La scena – racconta – era straziante, davanti a noi persone traumatizzate, il dolore si toccava con mano“.

Sulla barca al largo di Lampedusa, le 10 persone morte si trovavano nel ponte inferiore, che era completamente allagato. Il motore era in avaria. La segnalazione è arrivata dalla ong Alarm Phone. In accordo con le autorità, l’imbarcazione è stata traghettata verso Lampedusa. L’equipaggio della ong ha evacuato i 51 migranti superstiti. Fra i quali 2 avevano perso i sensi e sono stati liberati spaccando il pavimento di legno dell’imbarcazione a colpi d’ascia. Reqship su X scrive che “le persone svenute stanno ricevendo cure mediche e sono in attesa di un’evacuazione di emergenza. Il nostro pensiero va alle loro famiglie. Siamo arrabbiati e tristi“.

Tre imbarcazioni salvate

Complessivamente, nella notte fra il 16 e il 17 giugno, sono arrivati a Lampedusa 173 migranti. Dopo che le motovedette della Guardia di finanza e della Guardia costiera hanno soccorso 3 imbarcazioni. Sulla prima c’erano 103 persone, tra le quali 2 minorenni, tra bengalesi, sudanesi, siriani ed egiziani che hanno detto di essere partiti da Zawia in Libia.

Stessa provenienza hanno i 27 migranti di una secondo imbarcazione – compresi 2 minorenni e 4 donne – che erano su un barchino lungo 6 metri. Infine, su una terza barca lunga 9 metri c’erano 43 bengalesi ed egiziani che hanno invece preso il largo da Garabulli, sempre in Libia.

Tutti si trovano adesso al centro di raccolta di Contrada Imbriacola a Lampedusa, dove al momento ci sono in tutto 308 persone. La prefettura di Agrigento ha disposto l’imbarco di 150 migranti, diretti verso Porto Empedocle. La tragedia dei migranti che fuggono dalla miseria e in cerca di una vita migliore e fanno naufragio morendo nel Mediterraneo prosegue da molti anni. E ne sono già trascorsi oltre 10 dalla strage del 3 ottobre 2013 a poche miglia di Lampedusa.

La Grecia ricaccia i migranti in mare

Intanto la questione migranti torna a infiammarsi, forse più a livello internazionale che in Italia. Secondo alcuni testimoni citati in un’analisi della Bbc, la Guardia costiera greca ha causato la morte di decine di migranti nel Mediterraneo in 3 anni.

Tra le vittime ci sarebbero anche 9 persone che gli uomini che avrebbero dovuto soccorrerle hanno invece deliberatamente gettato in mare. Secondo l’emittente britannica, oltre 40 persone sarebbero morte perché costrette a lasciare le acque territoriali greche navigando in alto mare. O perché la Guardia costiera ellenica le avrebbe ricacciate in mare dopo che avevano raggiunto le isole della Grecia. La Guardia costiera greca ha respinto fermamente ogni accusa.

Il racconto dei testimoni oculari

La Bbc ha analizzato 15 incidenti tra maggio 2020 e maggio 2023, che avrebbero provocato 43 morti. Le fonti iniziali sono state principalmente i media locali, le ong e la Guardia costiera turca. Almeno in 4 casi, ha spiegato l’emittente, si è riusciti a corroborare i resoconti parlando con testimoni oculari. I migranti hanno affermato di essere stati gettati direttamente in mare dalle autorità della Grecia.

In 4 di questi casi hanno spiegato come fossero sbarcati sulle isole greche e subito braccati. In molti altri incidenti, riferisce ancora la Bbc, i migranti hanno affermato come chi doveva soccorrerli li ha invece caricati su zattere gonfiabili senza motore. Canotti che poi si sono sgonfiati o sembravano essere stati deliberatamente forati.

In Grecia avvenne lo scorso anno, il 14 giugno 2023, uno peggiori naufragi mai accaduti nella storia recente del Mediterraneo. Al largo di Pylos, nel Peloponneso, il peschereccio Adriana, stracolmo di migranti – forse 750 persone – affondò causando la morte di oltre 550 persone. Un’ecatombe, anche di bambini. Secondo i testimoni ve erano oltre 100 chiusi nella stiva. Le autorità greche furono investite dalle polemiche perché i soccorritori avrebbero ignorato gli allarmi.

Grecia migranti naufragio accuse
Scontri fra manifestanti e polizia a Kalamata, nel sud della Grecia, il 21 maggio 2024. Nove uomini egiziani sono stati processati e assolti dall’accusa di aver causato il naufragio di Pylos l’anno scorso, quando morirono oltre 550 persone migranti dopo l’affondamento di un’imbarcazione che ne portava 750. Foto Ansa/Epa Nikitas Kotsiaris

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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