Mentre prosegue senza un minuto di sosta la guerra tra Israele e Hamas a Gaza, in Medio Oriente resta alta la tensione fra lo Stato ebraico e l’Iran. Come è noto, nella notte fra il 13 e il 14 aprile Teheran ha sferrato un attacco senza precedenti. Per la prima volta ha lanciato contro Israele centinaia di droni e missili da crociera. Il sistema di difesa israeliano Iron Dome (cupola di ferro) e l’intervento di jet americani, inglesi, francesi e dell’Arabia Saudita ha sostanzialmente neutralizzato l’attacco, che ha provocato una trentina di feriti.
In una spirale di guerra che sembra non finire mai adesso è l’Iran a temere la rappresaglia di Israele, così come Tel Aviv temeva l’attacco di Teheran dopo aver bombardato il consolato della repubblica islamica a Damasco. Ma l’Iran dovrà aspettare “nervosamente senza sapere quando potrebbe arrivare l’attacco” afferma il premier Benjamin Netanyahu. Da parte sua, il portavoce delle Forze armate iraniane ha riferito che Teheran “non cerca di espandere la guerra. Ma anche che qualsiasi aggressione da parte di Israele o dei suoi sostenitori incontrerà una risposta più forte di prima“.
Israele: “Arabi non saranno coinvolti“
Israele si sta preparando ad attaccare. E specifica che dalla sua risposta all’Iran non ci saranno pericoli per i paesi arabi. Questa l’assicurazione – secondo la tv Kan, il canale pubblico israeliano – che Israele ha dato a Egitto, Giordania e agli Stati del Golfo informandoli che la sua azione contro l’Iran sarà effettuata in modo da non coinvolgerli in un’eventuale rappresaglia da parte di Teheran.
Il presidente iraniano Ebrahim Raisi avverte: “Qualsiasi ulteriore ritorsione di Israele riceverà una risposta orribile, diffusa e dolorosa“. “L’attacco dell’Iran, volto a punire l’aggressore Israele, ha avuto successo e ora annunciamo con decisione che qualsiasi mossa di ritorsione contro l’Iran riceverà una risposta orribile, diffusa e dolorosa“. Lo ha dichiarato il presidente iraniano Ebrahim Raisi durante una conversazione telefonica con l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani.
L’Italia e la guerra in Medio Oriente
In Italia il Governo Meloni cerca uno spazio di iniziativa politico-diplomatica. Dopo l’attacco dell’Iran a Israele “aumentano i rischi di potenziali danni collaterali relativamente al Mar Rosso e, soprattutto, al Libano” ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Il ministro ha parlato in audizione alle Commissioni congiunte Affari esteri e Difesa di Senato e Camera il 15 aprile. “Stabilito che i nostri militari non sono obiettivi deliberati, permane il rischio di un loro coinvolgimento” ha sottolineato. Un coinvolgimento “seppur non intenzionale, nello scambio di fuoco tra le parti“.
Sempre in audizione parlamentare, il ministro degli Esteri e vicepremier, Antonio Tajani, ha affermato: “Chiediamo che l’Iran e i gruppi affiliati cessino i loro attacchi. Siamo pronti ad adottare ulteriori misure in risposta a eventuali nuove iniziative destabilizzanti“. “Auspichiamo che, forte della vittoria militare, Israele voglia far prevalere il buon senso evitando ulteriori reazioni che potrebbero innescare una spirale di violenza dannosa per tutti“. Ma c’è di più perché all’Ansa Tajani ha sostenuto che: “Il Governo italiano è fortemente impegnato per la pace, siamo amici di Israele ma vogliamo lavorare per la pace. Compreso l’invio eventuale di truppe qualora si volesse creare uno Stato palestinese, assieme a forze di altri paesi“.