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Israele, sale la tensione a causa della guerra a Gaza: 100mila in piazza contro Netanyahu

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La guerra a Gaza fra Israele e Hamas ha ormai raggiunto i 6 mesi di morte e distruzione, interrotti da una sola settimana di tregua, lo scorso novembre. Prima il pogrom nazista con torture, anche su bambini, dei miliziani palestinesi nei kibbutz. Poi la guerra a tutto campo dell’esercito israeliano, che ha bombardato e invaso la Striscia provocando la morte di oltre 30mila civili, perlopiù donne e bambini, contro i 1400 innocenti massacrati da Hamas il 7 ottobre 2023. A Gaza sono ancora prigionieri decine di ostaggi rapiti dai terroristi di Hamas (solo pochi quelli liberati finora) e a Tel Aviv la tensione sta salendo. 

Mentre si moltiplicano a livello internazionale gli appelli per un cessate il fuoco – dal Papa, dall’ONU, dagli Stati Uniti – crescono di pari passo le manifestazioni oceaniche contro il premier Benjamin Netanyahu. Sabato 6 aprile circa 100mila israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv per protestare contro il Governo di unità nazionale per la guerra, e al fine di chiedere un accordo che riporti a casa gli ostaggi ancora detenuti a Gaza. Ci sono stati scontri con la polizia. Dopo il recente attacco israeliano su Damasco, inoltre, si sono udite altre esplosioni nelle vicinanze della capitale siriana. E adesso Israele teme un attacco dell’Iran, preannunciato come possibile dai servizi di intelligence americani.

Foto X @AntonellaNapoli

Teheran tuona: “La vendetta è inevitabile, decideremo dove e quando“. E mette in guardia gli Usa di “stare lontani da Israele” per “non farsi male“. Secondo i media americani, le truppe iraniane sono “in massima allerta“. Per l’emittente Cbs, Teheran aspetterà la fine del Ramadan per attaccare con droni e missili lo Stato ebraico? Il segretario dell’ONU, Antonio Guterres, torna intanto sull’aggressione di Hamas in Israele che ha dato origine alla guerra. “Il 7 ottobre è un giorno di dolore per Israele e per il mondo. Niente può giustificare l’orrore scatenato da Hamas” ha dichiarato. “Condanno ancora una volta l’uso della violenza sessuale, della tortura e del rapimento di civili e chiedo il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi“.

La mega protesta a Tel Aviv

In israele il 6 aprile i manifestanti di Tel Aviv hanno acceso diversi fuochi in Kaplan Street, nei pressi del ministero della Difesa, che sono stati rapidamente spenti dalla polizia con estintori. Gli agenti hanno poi usato la forza per allontanare le persone scese in piazza, mentre gli speaker del corteo cercavano di riprendere il controllo.

Caricatura di Netanyahu alla manifestazione di Tel Aviv. Foto X @ROBZIK

La folla gridava “Polizia, chi proteggete esattamente?” e “Ben-Gvir è un terrorista“. Tra gli slogan anche quelli che chiedevano “elezioni subito” e “liberate gli ostaggi subito“. I mass media hanno definito la manifestazione “la più grande dal 7 ottobre“.

Il ministro israeliano in Italia

In qualche modo anche il nostro Paese entra in gioco. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, e 5 famiglie degli ostaggi sono partiti il 7 aprile per una visita diplomatica in Italia. Lo scrive il giornale Ynet, secondo cui l’obiettivo del viaggio è “convincere gli italiani a ritirare la loro opposizione all’operazione a Rafah. Bloccare le richieste di cessate il fuoco unilaterale nell’Unione europea e aumentare la pressione sul Libano“. La delegazione intende anche “ribadire la legittimità israeliana nel continuare i combattimenti e promuovere la questione dei rapiti“. Ma il Governo Netanyahu è sotto pressione e ha dovuto riaprire il valico di Erez, nel Nord, per far giungere a Gaza aiuti umanitari.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore. Segui Domenico su Facebook Segui Domenico su Linkedin

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